LICKIN' LOLLIPOPS

RICCARDO Pt. 1


Riccardo non sapeva quanto male mi faceva quel suo grosso cazzone ogni volta che mi penetrava. Lo faceva con forza, con foga e dopo i primi duri colpi, quel mio piccolo buchetto non sopportava piu la potenza animale di quel membro. Era davvero grosso, non tanto lungo. Il problema era proprio il diametro e quel suo cappellotto che scavava sempre di piu nelle profondita' del mio culo quasi dovesse trovare  un tesoro alla fine della galleria.
Non potevo neppure sottrarmi a quella tortura, persino una puttana come me lo definiva una tortura. Un cazzo di quelle dimensioni e un uomo con quella cattiveria in corpo non potevano coesistere. Riccardo era il capitano della squadra di calcetto della palestra dove mi ero iscritto. Non che io abbia mai fatto calcetto o ne fossi anche minimamente interessato, il calcio e' un gioco da uomini, quegli uomoni schifosi che sudano, si sporcano  e poi non hanno problemi a metterti le mani addosso, proprio come Riccardo. Non per niente lui ne era pure il capitano. La squadra faceva il mio stesso orario in palestra e così spesso ci si trovava negli spogliatoi insieme. Guardavo volentieri lo sfilare di quei piselli flosci e orgogliosi quando si spogliavano ed andavano a fare la doccia. Quello di Riccardo spiccava su tutti e spesso era motivo di scherzo con un tacito senso d'invidia. Scherzi da maschi contadini e senza cervello. Ma tutto quel vedere uccelli mi faceva andare oltre ai loro discorsi e, a turno, mi offrivano fantasie sfiziose alla sera quando mi masturbavo nella mia camera da letto.Mentre son a farsi la doccia e non si vede nessuno nelle vicinanze, afferro quei pantaloncini impregnati di sudore, quelle mutande che sanno da selvaggio di uomo. Di quell'odore sporco che solo un uomo puo' produrre. Guardo i peli incastrati alle fessure, le macchie che il loro liquido ha lasciato sulla stoffa. Ho voglia di farmi cavalcare da tutti loro. E forse una parte di quel desiderio espresso inconsciamente e' stato esaudito. Una domenica sera, mentre la squadra era in doccia ed io ero intento a soddisfare quella fame di cazzo, Riccardo entrò nel spogliatoio proprio mentre stavo annusando due boxer ancora umidi. Il panico mi sorprese e iniziai a farfugliare scuse che neanche lontanamente avrebbero nascosto ciò che stavo facendo. Stranamente non ebbe reazioni, si limitò a dirmi di attendere.Tutti uscirono, si rivestirono e salutarono. Finchè anche l'ultimo componente della squadra non usci, lui non mi rivolse la parola. Ma il suo sguardo fisso su di me mi bastava per mettermi soggezione.Rimasti soli in quella stanza ancora piena di odori umani, Riccardo si avvicino a me con movimenti lenti, mi guardava dall'alto mentre stavo seduto sulla panca di legno e in lui sembrava crescere la consapevolezza di avermi in pugno. Se avesse rivelato il mio "segreto" a qualcuno della squadra, credo di avrebbero ammazzato di botte. Si limitò a fissarmi con i suoi occhi marroni, la fronte ancora sudata, la divisa a strisce rosse e gialle ancora sporca di terra e dalla sua bocca uscirono queste parole: "Ho sempre desiderato sfondare il culo ad un ragazzo, ed ora tu sei completamente mio"...