24/11/2010

La violenza sociale del divorzio


 SESSUOLOGIA E PSICOLOGIA UMANAa cura del dott. Bruto Maria Bruti Le ricerche scientifiche e gli studi più recenti confermano che il divorzio rappresenta uno dei più seri pericoli per la salute psicosociale: il divorzio non risolve i problemi della persona ma ne crea di nuovi.Si è visto statisticamente che i separati in generale corrono maggiori pericoli di cadere nell'alcolismo e in altre dipendenze, di commettere suicidio e ammalarsi di disturbi fisici e psichici: la percentuale di decessi fra i divorziati è più del doppio rispetto agli uomini sposati. (1)Il luogo comune, secondo cui il divorzio serve a fare esperienza per cui i secondi matrimoni tendono a riuscire di più dei primi, si è dimostrato falso: "il tasso di divorzio nei secondi matrimoni è in realtà più elevato che nei primi". (2)Gli studi sulle conseguenze del divorzio nei figli hanno dimostrato che i danni psicologici che vengono prodotti diventano più gravi nel tempo e permangono in età adulta. (3)La sociologa Judith Wallerstein, che ha pubblicato i risultati di un'ampia ricerca sociologica, dimostra che i figli dei divorziati portano quasi tutti cicatrici emotive così profonde che li rendono incapaci di avere relazioni stabili da adulti.Anche la Joseph Rowntree Foundation ha compiuto uno studio sui danni psicologici che il divorzio provoca nei figli. Il dottor John Tripp dell'università di Exter, in Inghilterra, ha tenuto sotto osservazione centinaia di bambini appartenenti a due campioni di studio: i figli delle famiglie rimaste integre, pur fra litigi e incomprensioni, e i figli dei divorziati che hanno uno dei genitori che si è risposato. Lo studio ha dimostrato che la guerra in casa è meglio del divorzio e che i figli dei divorziati soffrono di più e presentano danni psicologici più gravi.Gli individui del primo campione (quelli con la guerra in casa) mostrano la capacità di superare con relativa semplicità i traumi provocati dai litigi mentre i secondi si trovano in una condizione oggettivamente peggiore: presentano segni di una maggiore sofferenza psicologica, scarsa stima di se stessi, difficoltà di relazione ma soprattutto presentano una profonda incapacità di superare le difficoltà inerenti alla vita di coppia e quindi una disposizione all'intolleranza verso il proprio coniuge: i figli dei divorziati non hanno conosciuto, attraverso i modelli parentali, la possibilità del perdono e quindi i dinamismi comportamentali che portano al pentimento ed alla riconciliazione. (4)Questo studio fa riflettere sul fatto che, nei casi di grave conflittualità familiare, la soluzione estrema per i mali estremi non è il divorzio ma la separazione perché questa non comporta l'abbandono del partner e la formazione di una nuova famiglia e quindi lascia aperta la porta ad una futura riconciliazione.La dissoluzione del rapporto di coppia danneggia gravemente i figli, nei quali giunge, perfino, a provocare una cronica incapacità di vivere in comunione con l'altro, di sopportare e superare le difficoltà, di riconciliarsi, di saper perdonare e ricominciare.Il dottor C. Haffter, dell'Università di Basilea, nota che la dissoluzione familiare, quando nella generazione dei nonni la cifra dei divorzi supera la media, è un trauma profondo che danneggia i figli rendendoli incapaci di avere legami stabili di coppia, dando luogo con maggiore probabilità ad un effetto a catena che può propagarsi per almeno tre generazioni. Questa sorta di ereditarietà dell'infelicità coniugale dipende in gran parte da una anormale evoluzione di tipo nevrotico. (5)Anche il sociologo M. Barbagli sottolinea il fatto che il divorzio è un processo che si auto alimenta e si auto rafforza: i figli dei divorziati hanno maggiore probabilità di divorziare rispetto a coloro che provengono da relazioni stabili. (6)Il divorzio danneggia i figli ferendoli gravemente nella volontà, nell'intelligenza, nella memoria, negli affetti. La restaurazione di un abito virtuoso capace di sopportare, di sacrificarsi, di rinunciare, di perdonare, di ricominciare, richiede da parte dell'individuo, ferito dalle colpe dei genitori, uno sforzo maggiore, uno sforzo eroico ed un percorso più lento e tutto in salita."I matrimoni dei figli di divorziati hanno (...) un tasso di divorzio nettamente maggiore di quelli dei figli di famiglie unite. Una delle principali ragioni per questo, secondo uno studio recente, è che i bambini imparano a mantenere il vincolo coniugale, e a restarvi, attraverso l' osservazione e imitazione dei loro genitori. Nei figli del divorzio, la capacità di mantenere un matrimonio per tutta la durata della vita è stata lesa". (7)Le esperienze traumatiche della dissoluzione familiare determinano degli effetti che perdurano nel tempo condizionando il comportamento della persona, lasciando un'impronta nel suo temperamento, un ricordo che rende più difficile il controllo delle proprie reazioni.Il sociologo G. Campanini fa notare che l'introduzione del divorzio ha determinato in alcune componenti della popolazione un atteggiamento di minore responsabilità nei confronti dell'impegno coniugale che viene preso: questo dimostra come la legge divorzista, che non protegge l'istituto familiare dalla dissoluzione, comporta la perdita della consapevolezza sociale del bene rappresentato dalla integrità familiare e quindi influisce negativamente sulla famiglia stessa perché contribuisce a deformare il comportamento delle persone. (8)Il Catechismo della Chiesa Cattolica dice che il divorzio determina gravi danni nei coniugi, nei figli e nella società: il suo effetto contagioso lo rende una vera piaga sociale. (9)Bruto Maria Bruti NOTE(1) cfr. J. Willi, Che cosa tiene insieme le coppie, Arnoldo Mondadori editore, Milano 1992, pp. 7-11(2) Claudio Risé, Il Padre L'assente inaccettabile, p. 93, Edizioni San Paolo, Cinisello Balsamo, 2003; cfr. Joshua R. Goldstein, The Leveling of Divorce in the United States, in Demography 36 (1999), pp. 409-414; cfr A. Cherlin, Marriage, Divorce, Remarriage, Harvard University Press, Cambridge (MA), 1992.(3) cfr. J. Willi, op. cit., pp. 7-11(4) cfr. J. Willi, ibidem; Paolo Filo Della Torre, La guerra in casa meglio del divorzio, uno studio: i figli dei divisi soffrono di più, La Repubblica 8 febbraio 1994, pag 21; cfr. Vittorio Zucconi, Legge e divorzio, la ricerca sociologica di Judith Wallerstein, La Repubblica 4 giugno 1997; cfr. Joseph Rowntree Foundation, Children living re-ordered families, Social Policy Research findings N° 45, february 1994, Published by the Joseph Rowntree Foundation The Homestead 40 Water End York YO3 6LP(5) cfr. C. Haffter, Il divorzio e la sorte dei figli, in Enciclopedia della sessualità, a cura di A. Willy e C. Jamont, Edizioni Borla, Bologna 1974, pp. 355-356, op. cit.(6) cfr. Donata Francescato, Quando l'amore finisce, Il Mulino, Bologna 1992, pag 55(7) Claudio Risé, op. cit., p. 95; cfr. P.R. Amato, Wat Children Learn From Divorce, in Population Today, Population Reference Bureau, Washington (DC) gennaio 2001; cfr. Nicholas H. Wolfinger, Beyond the Intergenerational Transmission of Divorce, in Journal of Family Issues 21-8-2000, pp.1061-1086.(8) cfr Donata Francescato, ibidem, pag 56(9) cfr Catechismo della Chiesa Cattolica n. 2385La violenza sociale del divorzio