Creato da liomax1 il 17/04/2009
un vecchio che non molla
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A V V I S O I M P O R T A N T E
Ringrazio dal profondo del cuore l'amica STENIVI che per qualche tempo ha gestito il mio blog, permettendomi di riacquistare il mio giusto equilibrio (non troppo ringhioso).
Lio
IL MIO QUINTO LIBRO
LIOMAX ... all'università
ISBN 978-88-591-0002-7
Il mio primo libro
UNA GRANDE GUERRA (la seconda) VISTA CON GLI OCCHI DI UN BIMBO
Codice ISBN 978-88-7680-875-3
IL MIO SECONDO LIBRO
TRATTO DAI POST DELL'ALTRO MIO BLOG
"PRIMA E DOPO ... UNA GRANDE GUERRA ..."
Codice ISBN 978-88-6498-042-3
IL MIO QUARTO LIBRO
Dai post è nato il quarto libro:
PENSIERINI ... ovvero aforismi
di Liomax
ISBN 978-88-6498-159-8
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Messaggi di Maggio 2012
FANTAPOLITICA o IDIOZIA?
Sono venuto a conoscenza che un folto numero di intellettualoidi sta lavorando indefessamente per gettare le basi elementari alla formazione di un nuovo partito ultra progressista.
Si stanno esaminando le “leggi fisiche” che, necessariamente, per la loro non idonea eguaglianza sociale, dovranno essere riformate in modo radicale.
I temi fin’ora presi in esame sono stati:
Leggi sui gas
La discriminazione dei gas tra nobili e non nobili deve essere abolita in assoluto: non è possibile immaginare favoritismi a discapito di malformazioni congenite o provocate dall’ambiente e/o dal tempo.
Legge di gravità
Non si riscontra una giustizia sulla “legge di gravità”. Soltanto menti bacate possono immaginare che l’accelerazione possa essere legata alla peculiarità del peso specifico della massa in caduta. Per di più, le masse privilegiate (capitaliste) che possono permettersi un paracadute (generalmente in pura seta) hanno la possibilità di aggirare la Legge. Pertanto, o la Legge dovrà essere abrogata, o lo Stato dovrà fornire gratuitamente a tutte le masse un paracadute di dimensioni sufficienti a garantire la velocità voluta dai singoli.
Leggi sui suoni e luci
La velocità deve essere imbrigliata e deve essere prevista una velocità massima e costante, differenziata tra centri abitati, montani, rurali e desertici. Verranno vietati gli ultrasuoni che potrebbero nascondere messaggi incontrollabili ed incitare alla delinquenza. Allo stesso modo verranno messe fuori legge le luci intense, per evitare che gli individui accecati, temporaneamente o permanentemente, possano essere guidati da faziosi caporioni interessati a provocare movimenti di masse contro le istituzioni.
Leggi sulle forze
E’ universalmente noto che le forze producono lavoro e questi calore. Se ne deduce che le masse producono calore e , pertanto, il calore stesso appartiene alle masse lavoratrici. Ne consegue che il calore è di esclusiva proprietà della classe operaia e quindi il riscaldamento (per cuocere i cibi o semplicemente per il riscaldamento delle mura domestiche) sia distribuito gratuitamente alle sole forze del lavoro e alle classi indigenti, quali vecchi, disoccupati, barboni, politici e quanti dimostrino di averne bisogno senza avere la possibilità di acquistare il servizio “calore”.
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SCIANCATO Era l’inverno del 1945 ; l’economia Italiana era alquanto precaria! Paragonata a quella odierna la situazione degli Italiani era … un inferno! Niente lavoro, città devastate dalla guerra da ricostruire, fame ovunque!!!! Naturalmente gli animali domestici ne stavano pagando le conseguenze: chi poteva, nelle città, permettersi il “lusso” di mantenere un cane? Forse solo i “borsari neri”! La ricchezza della Nazione era nelle loro … tasche! Cani randagi, mostruosamente magri, vagavano nelle vie delle città. Con i miei abitavo al primo piano di un palazzo sovrastante una grande piazza di Roma: la piazza aveva il privilegio di ospitare giardini, non grandissimi, ma abbastanza ampi. Un giorno venne a stabilirsi in quei giardini un cane meticcio di taglia media e di colore fulvo; era claudicante e gli fu affibbiato … il nome di Sciancato. A quei tempi i ragazzi giocavano ancora nelle strade transitate solo da qualche bicicletta (che passavano di mano molto spesso per via di “ladri di biciclette”) e fu facile per lui fare immediatamente amicizia con noi bambini partecipando gioiosamente ai nostri giochi. Il compagno “cane” rimediava sempre qualche briciola delle nostre magre merendine che accettava sempre con manifestazioni gioiose della … coda! Un giorno la mia mamma mi disse di farlo salire in casa: aveva predisposto per lui un vecchio piatto “sbordato” con qualche rimasuglio del nostro pasto familiare, e una grossa tazza, non meno sbordata del piatto, con acqua pulita. Sciancato, invitato da me a seguirmi, non si fece pregare e una volta entrato in casa gli fu mostrato il suo “desco”: pulì, con tutte le sue capacità linguistiche i due recipienti e, terminato il tutto, ringraziò la mia mamma con piccoli suoni “struggenti”. Lo chiamai e lo invitai a seguirmi fuori, nuovamente in strada. I giorni successivi, quando la mia mamma me lo diceva, mi affacciavo alla finestra e emettevo un piccolo e affievolito fischio (non sapevo farne uno più intenso): nel giro di pochi minuti, Sciancato si presentava davanti alla porta di casa (aveva immediatamente imparato in quale scala abitavamo e quale porta immetteva nella nostra casa) e una volta compiuto il suo piacevole compito (lavare a dovere i due recipienti) e la cerimonia di ringraziamento, tornava in strada. Ma un giorno … al mio fischio non si presentò al ritrovo! Preoccupato scesi e chiesi notizie di Sciancato; mi fu detto che un signore anziano, non delle nostre parti, era giunto con un collare e un guinzaglio e aveva portato via con sé il cane, dicendo che qualche giorno prima aveva notato come quella bestiola dimostrasse amicizia per i bambini e lui aveva due nipotini che stavano spesso a casa sua. Trascorsero alcuni mesi e un pomeriggio … qualcosa … graffiava, dal di fuori, la porta di casa mia! La mia mamma aprì e sorpresa: Sciancato era lì! Non cercò le ciotole, ma si limitò alla “procedura di ringraziamento” prima alla mia mamma e … questa volta anche dedicata a me. La cerimonia fu brevissima: scappò via il più velocemente possibile (anche se claudicante). Ci affacciammo alla finestra: nei giardinetti vi era un signore anziano dal quale corse e porse il suo collo per farsi agganciare al collare che aveva, il guinzaglio; si allontanarono lentamente. Fu l’ultima volta che vidi Sciancato. Aveva trovato il modo di venire a ringraziare a modo suo chi lo aveva aiutato.
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Nello spulciare l’Archivio “documenti”, ho trovato questo mio vecchio scritto e poiché lo ritengo ancora valido, per me, oggi lo propongo in sostituzione dei miei aforismi.
Io, l’intruso
Mi sto chiedendo quale possa essere il motivo per il quale mi accingo a scrivere un paio di pagine su un argomento che mi assilla da lunghissimo tempo, ma con tutta sincerità non so darmi una risposta convincente. Mi dico che forse sviscerando il problema, questa “ansia” che mi ha assillato da sempre possa lasciarmi, oppure che quanto vado ad esporre possa servire ad un qualche Freud per curare un qualche paziente afflitto dalla mia stessa sindrome.
Per essere sincero fino in fondo, confesso che qualche anno fa avevo preso la penna fra le dita per compiere quello che sto per fare ora, e, non è detto che ad un certo punto io abbandoni questa impresa e mandi queste pagine incomplete a raggiungere quelle che da lunghi anni sono finite nella pattumiera.
Andiamo ad esporre gli avvenimenti con ordine ed alla fine non sarà necessario, almeno ne sono convinto sin da ora, che io illustri le conclusioni a cui sono giunto.
La prima gravidanza della mia mamma non andò a buon fine: perse il bimbo che attendeva dopo una manciata di settimane di gestazione. Se fosse nato quel primo bimbo, io non sarei stato concepito per due ovvie ragioni: mi sono formato molto prima della presunta data di nascita del “non nato” e, comunque, se i miei avessero deciso di avere più di un figlio, l’individuo che sarebbe nato in un secondo tempo sarebbe stato il frutto di ovulo e spermatozoo diversi da quelli che mi hanno generato. Sono nato per una disgrazia altrui! Ho usurpato il posto che spettava ad un altro!
Mio padre, ufficiale dell’aeronautica, era soggetto a continui trasferimenti; ogni nuova località che mi ospitava, considerando anche la poca mobilità della popolazione all’epoca, aveva gruppi di bambini accomunati sin dalla nascita, e se mi accettavano tra loro, con tutta probabilità, era il risultato dell’interessamento dei miei genitori che intervenivano tra le loro conoscenze per permettermi di inserirmi tra i miei coetanei. Sicuramente avvertivo questa forzatura, perché ricordo che preferivo, spesso, giocare da solo.
Ancora più tragica fu la situazione quando raggiunsi l’età scolastica: entravo in una nuova classe ad anno scolastico già iniziato e conseguentemente uscivo dalla vecchia nello stesso periodo. Non avevo alcuna possibilità si inserirmi se non marginalmente, sia nel gruppo degli scolari che nei programmi di studio. Qualche volta, nella stessa classe, ho incontrato qualcuno nelle mie stesse condizioni, ma più di una solidarietà molto blanda null’altro ci legava: ognuno di noi era abituato a cavarsela da solo.
Non mi soffermo troppo a descrivere il disagio che provai nell’inserirmi tra gli altri bambini in Svizzera: avevo dieci anni. Oltre alle abitudini completamente diverse da quelle in uso, anche se alquanto differenziate tra regione e regione, in Italia, mi trovai con un grosso handicap: non conoscevo la lingua! Pur facendo sforzi immensi per impadronirmi della lingua, non sempre riuscivo ad esternare il mio pensiero. Inoltre ero un povero italiano che aveva bisogno di affetto: provenivo da un Paese sconvolto da una guerra e chissà quante sofferenze avevo dovuto subire! Gli altri bambini mi cercavano, certamente perché spinti dai propri genitori.
A tal proposito, tanto per avvalorare la suddetta certezza, ricordo che due anziani coniugi, Frau ed Herr Luckas, definiti da tutti come generati con un DNA cocktail genovese scozzese, mi ricoprivano di frutta e dolcetti. Forse è meglio che non mi soffermi su questo aspetto, perché, altrimenti vengo colto da un’altra sindrome, quella di “suscito compassione”.
Tornando a bomba, in Svizzera ci stavo non per turismo o per far visita ai parenti, ma per avere un rifugio: tre giorni alla settimana ero ospite del fratello di mia madre, gli altri quattro della sorella (la notte ero sempre da quest’ultima).
Forse l’unico periodo che non mi ha visto intruso è stato quando ho frequentato le medie inferiori: dal primo giorno della prima media, fino all’ultimo della terza, sono stato nella stessa sezione, con gli stessi compagni. Però non ero del tutto sereno; infatti feci amicizia solo con due bambini, amicizia che, con uno di loro, durò finché è vissuto.
Dopo questa pausa, iniziò nuovamente l’Odissea: fui iscritto al classico. Dopo due trimestri fu deciso che quel tipo di studio non si confaceva alle mie attitudini, pertanto fui ritirato dalla scuola e l’ultimo trimestre, mi preparai privatamente per il primo anno del liceo scientifico. Entrai quindi in un secondo liceo scientifico, frequentato da pochissimi studenti (io ero il sedicesimo), già amalgamato: fino alla maturità mi sono sentito “uno di troppo”.
Da ragazzetto non facevo parte integrante di alcuna comitiva; si era però sparsa la voce tra le mie coetanee che fossi un bravo ballerino (io ritengo mediocre, e che gli altri fossero più scarsi di me), quindi ero invitato ad una infinità di festicciole, e, molto spesso, in case di persone che non avevo mai avuto occasione di conoscere. I maschietti erano costretti a subirmi: vedevo chiaramente che non accettavano che pascolassi nei loro orticelli. Più volte una “riunione danzante” fu rimandata, perché avendo io un precedente impegno, ero costretto a ricusare l’invito.
Veniamo ora all’università. La facoltà alla quale mi iscrissi era per me del tutto misteriosa: ero giunto alla sua scelta per esclusione delle altre (non a Roma, troppo lungo il corso di laurea, non mi interessava, ecc.).
I colleghi che trovai, invece, sapevano quello che avevano fatto e frequentavano con entusiasmo. Io non sapevo quali sbocchi di lavoro potesse offrire quella laurea. Non ero che un aggregato!
Ma non finisce qui: avevo, da sempre, sognato la goliardia. Non erano i romani alla guida del Pontiphicatus Romanus Archigimnasium, ma studenti, addirittura, di regioni diverse dal Lazio e che alloggiavano, quasi tutti, alla Casa dello Studente. Fui accettato nella loro cerchia solo perché avevo doti organizzative (dote acquisita perché, tutto sommato, ero sempre stato , come dire, un single).
Colui che mi accettò con meno entusiasmo fu proprio il Pontefice Massimo, per la cronaca Enzo Scollo, al quale stavo togliendo la popolarità dopo il rapimento del Principe di Napoli (Luciano De Crescenzo).
Ancora studente fui assunto in un grande ENTE, ma non per merito: per raccomandazione; anche se tutti i dipendenti dell’ENTE erano stati raccomandati, loro erano in ruolo ed io ero un “temporaneo” (oggi si direbbe precario). Ero la pecora nera del gregge!
Qualche anno dopo, non riuscivo ad accettare di essere stato raccomandato, risposi ad un annuncio di ricerca di personale e dopo un esame pratico, fui assunto ed inserito in un gruppo affiatato e per farmi accettare (ero inserito in un livello livello superiore al loro per via della laurea) fu concesso a tutti un aumento di stipendio. Per la cronaca accettai quel posto anche se nell’ENTE della mia provenienza il mio stipendio era di gran lunga superiore. Comunque ero un intruso!
Potrei continuare ad illustrare le mie intrusioni in una miriade di altre situazioni, non ultima quella che in punta di piedi ho fatto nella comunità di LIBERO creando un mio BLOG.
E’ meglio che mi fermi qui, altrimenti la sindrome dell’intruso, invece di allontanarsi da me, mi si appiccica sempre di più!
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Margine d’errore: mostro sempre presente e sempre in agguato.
L’istinto è un insieme di esperienze necessarie alla sopravvivenza che viene trasmesso (occultamente) dalle generazioni precedenti, ma sembra che … non venga più recepito!
Intendere e volere (capacità): per la legge viaggiano appaiati, nella realtà ognuno dei due può fare a meno dell’altro.
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L’attenuante è un embrione di giustificazione della colpa.
Una rondine non fa primavera, ma una … zanzara tigre fa estate!
Dieci testimoni = dieci verità diverse!
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E’ la logica che utilizza l’intelligenza o viceversa?
Sul tema ecologico, spesso l’uomo si comporta in modo poco … logico!
Sono affezionatissimo alla vita: sono certo che, subito dopo aver esalato l’ultimo respiro, … morirò di crepacuore!
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La verità, in genere, non ha un aspetto piacevole e spesso, prima di presentarsi, fa una visitina ad un beauty center.
Le menzogne pietose non nascondono la dura verità: ne rimandano la conoscenza!
La più divertente forma di umorismo proviene da coloro che si sforzano in ogni modo di essere spiritosi!
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2+2=5? Per la logica è assurdo, per il cuore possibilissimo!
Il cuore è un pessimo autista: senza una seria supervisione della mente, l’incidente è quasi certo.
I moderni KIT del fai da te, comprenderanno un opuscolo nel quale saranno indicate le imprecazioni più efficaci per permettere un montaggio veloce e preciso.
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Per la festa della mamma, ripropongo una mia poesia dedicata a tutte le mamme dell'universo
MAMMA
Quando dico amore, vedo te mamma,
Quando dico sacrificio, vedo te mamma,
Quando dico onnipresenza, vedo te mamma,
Quando dico altruismo, vedo te mamma.
Quando sono felice, voglio te mamma,
quando sono triste, voglio te mamma,
quando sono timoroso, voglio te mamma,
quando sono insicuro, voglio te mamma .
Non sei mai assente, mamma,
sei sempre a me vicino, mamma,
ho sempre bisogno di te, mamma.
Il mondo sarebbe niente senza te, mamma,
l’universo sarebbe un microbo senza te, mamma,
io sarei una nullità senza te, mamma.
Liomax
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Gabbare il “gabbatore” facendogli credere di essere stati gabbati può risultare molto divertente.
Anche perdonando, la cicatrice resta indelebile.
C’era una volta un paese di nome Italia dove regnavano felicemente Dignità ed Onore … colto da un misto di risa e pianto non sono riuscito a proseguire la lettura della fiaba.
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Dubbio amletico: è preferibile essere considerati imbecilli o ingenui?
Anche un mediocre ha la possibilità di emergere: è sufficiente che frequenti una comunità di geni.
Nei mercatini dell’usato è in vendita, a prezzo irrisorio, una merce quasi nuova e una volta introvabile: la dignità!
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Imitare uno stupido non è tanto semplice quanto può apparire a prima vista.
Serenità, tranquillità, felicità, … che noia!!!!
La felicità è girovaga: non ama mettere radici!
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E’ molto più facile rilevare gli errori altrui che non i propri!
Sempre più frequentemente qualcuno, la mattina, oltre a scegliere l’abito da indossare, sceglie anche il personaggio da interpretare.
L’ingenuo è una selvaggina di facile preda: cade anche nelle reti meno sofisticate.
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L’humor è un ottimo medicinale per digerire bocconi amari!
Il perdono annulla la pena, non il fatto.
La superficialità induce a valorizzare l’immagine piuttosto che la sostanza.
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Inviato da: luce78_2
il 17/10/2015 alle 02:20
Inviato da: luce78_2
il 20/06/2015 alle 04:28
Inviato da: luce78_2
il 18/06/2015 alle 04:22
Inviato da: ingridmessina
il 16/06/2015 alle 00:20
Inviato da: nuvolabianca_1968
il 13/06/2015 alle 00:49