Conoscerelalocride

Post N° 7


Una telecamera ha ripreso il "gruppo di fuoco" in fuga. L'obiettivo era Marco MarmoLa strage preparata a San Luca: un depliant del ristorante ritrovato mesi fa in un covo in CalabriaDuisburg, diffuso un identikit dell'autistaDieci killer per la strage di Ferragosto
DUISBURG - Nel palazzotto moderno e marrone del presidio di polizia tentano di cavarsela con una frase fatta: "Trovare i killer di ferragosto? E' come cercare l'ago nel pagliaio". Ma questo della 'drangheta di San Luca è un pagliaio che conoscono (e scuotono) molto bene anche nella regione della Rhur, e da molti, molti anni. Lo stupore della strage davanti al ristorante "da Bruno", costato sei vite umane, è durato molto poco, anche perché l'altro ieri i detective italiani sono arrivati in fretta e ben forniti di fotografie, dossier e rivelazioni. Una è clamorosa: un depliant pubblicitario del ristorante obiettivo dei killer è stato trovato, lo scorso 11 marzo, a San Luca. E non in un posto qualsiasi: era in un "imbosco" di armi usato dalle famiglie Vottari-Pelle, insieme con una mitraglietta Skorpion, pistole con matricola abrasa e scanner radio per "leggere" le comunicazioni degli agenti. "Non pare una coincidenza" è la valutazione di carabinieri e poliziotti esperti delle 'ndrine al lavoro a Duisburg. Stanno passando ore con alcuni tecnici di laboratorio che esaltano il chiarore delle immagini riprese da alcune telecamere, nel tentativo di riconoscere da un dettaglio qualcuno degli assassini. Se stando a una testimone due uomini hanno sparato, con mitragliette Uzi e pistole, altri due - secondo indiscrezioni - erano su una limousine inquadrata da una telecamera, e pronta a partire. L'autista compare in primo piano, mentre compie delle manovre. Ma altri ancora stavano di copertura. C'è chi parla addirittura di dieci persone decise a far fuori i nemici, appena fuori "da Bruno". La scena del crimine dice che l'agguato è stato organizzato con una precisione militare: e tutto lascia supporre l'uso di una spia o quanto meno di una vedetta. Nel raggio di sessanta metri, tra il ristorante e il garage della Deutsche Telekom, ci sono tre strade parallele usate come parcheggio. Strade buie dove aspettare. Sino a quando - dopo le 2 della notte tra il 14 e il 15 - il bravo e stimato cuoco Sebastiano Strangio, quasi quarantenne, chiude la porta di cristallo blindato di uno dei più costosi ristoranti della città. E' con due camerieri e tre amici, che si dirigono tutti insieme verso due automobili, una Golf scura e un furgoncino Opel bianco. Appena si avvicinano alle portiere, la notte s'illumina per il crepitare delle armi da fuoco. Cade Marco Marmo, 25 anni, che aveva l'obbligo di starsene a casa, a San Luca, ma se l'era squagliata in auto verso la Germania. Era sospettato di aver tenuto le armi servite per uccidere, lo scorso Natale, Maria Strangio, moglie di Giovanni Nirta. Vengono falciati insieme con lui, considerato l'obiettivo principale, due ragazzi, Francesco Giorgi, che non aveva diciott'anni, e Tommaso Venturi, che invece li festeggiava quella sera: un ragazzo nato e cresciuto in un sobborgo a due passi dal ristorante, considerato un ragazzo d'oro, con i compagni di scuola tedeschi che sino a ieri sera venivano a portare i lumini e i biglietti e i fiori per lui, increduli che si possa crepare così, per cose da grandi, per cose di una cosa lontana come la mafia italiana. Muoiono ammazzati anche Francesco e Marco Pergola, 22 e 20 anni, fratelli, figli di un ex appuntato del commissariato di Siderno, assunti dal cuoco, che non ha scampo, nemmeno lui. Settanta i bossoli trovati, ma a parte un proiettile che scheggia due volte la vetrina del ristorante e un altro che segna la statuetta di una spigolatrice, la polizia non trova altri "segni". Chi ha sparato sapeva farlo. Ci sono rose strette di colpi sulle fiancate delle auto. Chi ha sparato s'è allenato a odiare e a non farsi prendere la mano. C'era sul posto - è una supposizione molto accreditata - anche qualcuno che conosce bene questi sobborghi post-industriali. D'altra parte, nei primi anni Novanta, quando i mafiosi turchi si misero di traverso a quelli calabresi, gli uomini di San Luca decisero di farsi conoscere subito: imbracciarono le armi e spararono all'impazzata in una discoteca di Duisburg, lasciandosi alle spalle un morto e alcuni feriti. Più la fama di "duri". Non cercano quindi nel pagliaio, i detective. Anzi frugano "non lontano". Le coperture degli assassini hanno una spiegazione datata, ma tenuta segreta. E una freschissima. Andiamo in ordine cronologico. Qualcuno ricorderà il sequestro di Alessandra Sgarella. Nel dicembre 1997 sparì dalla casa di San Siro, a Milano, e venne lasciata libera dai carcerieri, in larga parte catturati e condannati, l'estate successiva. Allora, per portare a casa l'ostaggio, venne studiata la "mappa" delle famiglie della Locride: e di San Luca in particolare. Venne a galla un fatto incredibile per gli stessi tedeschi e molto utile oggi: "Ci sono molti più sospetti di 'drangheta a Duisburg che non a San Luca". Perciò, in un lento e meticoloso lavoro gomito a gomito, le polizie italiana e tedesca catalogarono un mondo da due facce: le luci dei locali e i grembiuli dei camerieri come avamposti dei boss che invecchiano nelle retrovie. Ecco spuntare un ristorante considerato dei Mammoliti in Giebereistrasse e altri due, sempre suoi, poco lontano. Poi una gelateria dei Nirta (incredibile pensare a un Nirta che confeziona cornetti gelato, ma succede) in pieno centro. Trovarono ben tre ristoranti dei Pelle sparsi per questa città. E un bel po' di indirizzi di tavole calde e ottimi posti in mano alla numerosa famiglia Giorgi, tra i quali - stando a rapporti mai confermati dalla Bka, la polizia criminale - si nascondono due latitanti, ricercati in Italia, i cugini Giovanni e Giuseppe. A questi dati, si aggiunge il recentissimo rapporto dei carabinieri dedicato alla "faida di San Luca". E' datato lo scorso 13 agosto. Ha fatto dire al ministro Giuliano Amato: "La vendetta è arrivata prima della legge". Vengono infatti denunciate 60 persone e, tra queste, ci sono Strangio e Marmo, i due uccisi a Duisburg. Covata in Calabria e servita fredda in Germania, la vendetta raggiunge il primo, considerato al centro di un "vasto riciclaggio", e il secondo, che sarebbe l'armiere di una delle 'ndrine. Con tutto questo in mano, la polizia tedesca non molla, ha chiesto a chiunque sappia o abbia visto di farsi avanti e ha diffuso, in serata, il possibile identikit di uno degli autisti: magro, ricciolino, basette alla moda, con una cicatrice sotto l'occhio destro. L'uomo che porta i killer in limousine, come se fossimo nella Chicago di Al Capone.