Che prende la sua grazia
non nella guerra delle seduzioni negate
ma nel buono del donarsi:
nel mistero che resta dopo il sì.
Carlo Molinaro
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Avrei giurato che il prossimo post, dopo tanto dormire, lo avrei scritto sulla Siria, lo splendido pese del Medio Oriente da cui sono appena tornata. Ma un imprevisto mattutino, fa si che ora io sia qui, ancora un po' scossa, a scrivere di come mentre controllavo la data di scadenza del pesto riposto nel frigorifero, un ronzio fortissimo mi ha fatto allontanare istintivamente dalla finestra. Ho una vera fobia per gli insetti volanti e ronzanti, e in particolare per quelli anche pungenti. Mi allontano di un paio di passi. Il frigo rimane aperto. Il ronzio è talmente forte che per qualche secondo penso possa essere qualcuno nel giardino di fronte che sta tagliando l'erba. Non vedendo niente di sospetto, con coraggio mi avvicino alla finestra semi-aperta e la chiudo. Chiudo anche il frigorifero. Il ronzio è ancora forte, quindi significa che proviene da DENTRO casa. Terrore! Il ronzio si ferma, ma devo assolutamente individuare l'essere che lo produceva perché sennò in casa non riesco più a starci. Muovo leggermente le tendine e poi eccolo. Cammina lungo il vetro dietro la tendina. E' enorme! Comincio a tremare e a piangere e a pensare come fare ad eliminarla, visto che sono terrorizzata alla sola idea di avvicinarmici. Calma e sangue freddo, calma e sangue freddo. Non ci riesco. Continuo a tremare. Ma o io o lei, devo farmi forza. Prendo prima uno straccio e cerco di cacciarla fuori, ma per farlo dovrei toccare la tendina dietro la quale si nasconde e rischierei così che voli dentro casa e non fuori. No, non si può fare. E poi io la tendina non riesco nemmeno a toccarla da quanto sono terrorizzata. L'unica soluzione è schiacciarla dietro la tenda. Ma con cosa? Qualcosa di sufficientemente grande da permettermi di tenere comunque ad una certa distanza, ma di controllare quello che sto facendo per accertarmi che sia morta. Poggiato lì per terra c'è il catino arancione dove ogni tanto lavo le cose a mano. Lo prendo e colpisco un paio di volte l'insetto. Comincia a ronzare, io tremo e singhiozzo dalla paura. Poi lo blocco poggiandogli sopra il fondo del catino. Lo vedo in trasaparenza, bloccato. Tremo. Una piccola spinta. Cric. L'animale è morto. Cade sul davanzale. A vederlo ora, morto, mi fa ancora più paura e non riesco a prenderlo e buttarlo fuori. Continuo a tremare e piangere. Lo copro con un bicchiere grande di yogurt, come se temessi che potesse scappare. Non lo voglio vedere. Mi siedo sul divano e attendo di smettere di tremare. Poi con l'aiuto di un blocchetto di carta rigiro il bicchiere lasciando dentro l'animale. Non riesco a toccarlo e guardarlo nemmeno ora che è morto. Scatto una foto senza guardare e ricopro il bicchiere.
Ora mi vesto, vado a fare la spesa. E porto fuori il sacchetto dell'umido dove l'ho buttato.
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