Championship Vynil

...SLEEP DON'T WEEP...


Non era bella, non una di quelle bellezze che si potrebbero definire lontanamente particolari. Era comune, a tratti banale. Con le sue scarpe nere, basse, e dei pantaloncini della stessa tonalità, una maglietta comprata in qualche negozio dozzinale, aperta sulle spalle, a voler mostrare e celare una timida provocazione. Era una presenza, tra le tante su quel bus, a non significare nulla per me. Eppure sorrideva, di quella felicità ottusa e forse disattesa di chi per troppo a lungo ha pregato giungesse l'inaspettato. E più lei ostentava la sua gioia, più i miei occhi venivano stregati dai particolari sereni di una vita che scorre lenta accanto a milioni di altre, uguale a milioni di altre e spaventosamente differente. Rinasceva in me quella sensazione fugace e terrifica provata un caldo pomeriggio di luglio su Oxford Street, nella capitale inglese. Era esattamente come allora, quando stregata dalla continuità meccanica della folla incessante attorno a me, mi domandavo se fossi davvero l'unica ad andare controcorrente in un mondo d'automi programmati. Ancora una volta mi sorprendevo a voler scoprire la molteplicità dei segreti altrui filtrata attraverso la semplicità del quotidiano. Sbirciavo la piccola puntura d'insetto sul piede, assimilavo la macchia di melanina più scura sul suo braccio ad un cuore stilizzato, mi chiedevo in quanti le avessero domandato durante la sua vita se provenisse dall'India. E' chiaramente italiana - mi ripetevo, ma il colore della sua pelle, distante da una semplice abbronzatura estiva, suggeriva ben altri paesaggi orientali. E quei suoi occhi, che non smettevano di ridere insieme a lei, comunicavano l'intenzione di vivere la vita in oni singolo momento. E poi, d'un colpo, la tremenda fitta allo stomaco, l'insopportabile e dilaniante sensazione dell'insoluto. Vedendole oscillare il capo dal finestrino, mentre ormai l'autobus ripartiva, la coglievo nell'estremo tentativo di catturare l'ultima immagine fugace dell'uomo che aveva passato con lei la giornata, qualche ora, una vita. E continuava a ridere, mentre lui (sì, sì, è proprio il ragazzo vestito di blu!) si allontanava di spalle, segna degnarla di quell'importante, ultimo sguardo d'assenso che ogni donna desidera ricevere. Forse sarà stata la mia fervida immaginazione a correre più della realtà, ma lentamente, inesorabilmente vedevo scomparire dai suoi occhi quel brillio rapido che s'era acceso qualche istante prima. La bocca sì, quella sempre, continuava a storcersi in sorrisi rassicuranti. Ma gli occhi, quegli occhi da indiana, avevano smesso di crederci.Mentre scrivo e annoto la storia così comune di una ragazza così comune, il suo telefono trilla. E lei ridendo, fiduciosa, ancora uno slancio di vitale speranza, lo afferra, trepida, spinge tasti. Attende.Quegli occhi riprendono vita come una pianta appassita nuovamente posta al tepore solare, nuovamente annaffiata. Ma poi cos'è? Piange? Sembra scossa, intorpidita, poi ancora infuriata, delusa, amareggiata. E sbatte il pugno contro il vetro, lìanziana signora accanto a me sobbalza. E mi domando - chissà - perchè...Stavolta sono io a scoprirmi sconvolta e so il perchè, e vorrei piangere con lei, ma non ho la forza. Anche tu, ragazza esotica col cuore impresso sul braccio, fronteggi la vacuità dell'attesa. Nulla è come credevi, nulla come speravi. E' solo un altro, bimba mia, solo un altro. Cancellalo dalla lista, non è quella mitica eccezione che ogni donna cerca.Non è l'uomo in grado d'amare.    On the 38 line service from Termini to Piazza Conca d'Oro, h: 20.00 - Rome, 24-08-2008