Championship Vynil

Giù per un burrone...


Tra allora e adesso, ce ne sono stati tanti. Non è uno solo. Non è unico. Come al solito, il problema è in mezzo, anzi, il problema è tutto ciò che c'è in mezzo. E se non domando che cosa davvero c'è in mezzo secondo altre prospettive, non è perchè il mio interesse sia limitato, è perchè temo a tal punto quella risposta che preferisco rimanere nel dubbio lacerante. Almeno posso sempre crogiolarmi al pensiero di un ologramma salvifico. Il bosone e l'antimateria e Prisca mi trascinano in ragionamenti preoccupanti e così astratti che una mente razionale come la mia si trova spersa. Perchè in definitiva mi rendo conto che forse ciò che c'è in mezzo non conta nulla, perchè non m'interessa, perchè è pieno di persone e di immagini e di ricordi che è difficile distinguere ciò che ha valore da ciò che ne è privo. L'attimo d'inizio e quello di fine sarebbero forse più degni di nota, se visti dall'esterno. Ma dalla mia prospettiva continua ad essere il solito sogno in cui si cade in un burrone, e si urla, e si sa quale sarà la prossima fine, ma si ha talmente tanto timore, paura, terrore nelle ossa e nella pelle oniriche eppure così tangibili che si preferisce svegliarsi di soprassalto, sudati e con le mani aggrappate alle coperte, gli occhi sbarrati che nel buio più completo cercano una silhoutte, una sola, di un qualsiasi oggetto conosciuto a cui aggrapparsi. Continuo a precipitare, sebbene mi sia svegliata da tempo, perchè a volte, si sa, certi sogni riescono ad essere più forti della realtà. Un noto avvocato mi ha fatto riflettere pochi giorni fa: certi eventi sono così "grandi" che non riusciamo davvero ad elaborarli nell'immediato, quando sono ancora così vicini a noi, ma solo col passare del tempo ne vediamo l'immensità. Esattamente come un presbite che deve allontanare dalla sua vista l'oggetto per poterlo osservare meglio in tutti i suoi particolari. Così succede anche a me. Ieri, oggi, domani forse continuerò a vedere le cose nella solita prospettiva che mi infastidisce indistintamente, senza una motivazione precisa, ma da ccciovedì ("segnò") la mia insofferenza inconsulta si tramuterà in un sentimento più distinto e viscerale. E via di nuovo così, fino alla fine dei giorni.  
 "E non riesce a fregarmene un cazzo" (cit.) Di positivo, nella mia vita, ogni tanto accade qualcosa. Sebbene ancora tardi ad effettuare l'immatricolazione definitiva, credo di aver finalmente trovato la mia strada, il mio percorso universitario. Con in testa la specialistica, penso in grande e sorrido alla prospettiva. Con Cipsi sul motorino, tirato al massimo delle sue possibilità sopra il Ponte delle Valli, ci immaginiamo come sarebbe una vita l'una affianco dell'altra, collaborando a mille progetti, coinvolte in cento e più missioni. Lei col bisturi, io con la penna. Ed è bello. Altro aspetto meraviglioso della mia vita, la collaborazione con Emergency. Sento che stavolta qualcosa di grande e bello sta prendendo forma, e non mi tiro indietro, perchè tutto ciò che questo implica mi piace, mi soddisfa, mi rende fiera, per una volta, di essere italiana. Per ora mi limito ad un accenno, mi soffermerò di più con il resoconto del prossimo incontro. La medicina ha come scopo il benessere di ogni essere umano, "sia egli libero cittadino o schiavo", ebbe modo di dire Ipocrate.  CANTO - MARLENE KUNTZ Sto perdendoti (e quando accadrà il demonio del grande rammarico il mio girovagare dovrà fuggire ovunque, inseguito dalla colpa) Di quel che sciupai ben più sciuperò fra i timori e l'inettitudine, e a ogni persa occasione o viltà la tua fine in me crescerà come un'onta. Canto il bene che ti vorrei, chiuso tra le catene di un'inesprimibile prigione che mi opprime. Canto il nulla che prenderai dalle folli mie pene, e non mi è di consolazione sapere che son figlie anch'esse di te. Stai guardandomi... Ti sento...lo sai? ma non serve a farti raggiungere da un afflato di umanità. E apatia ti dò, anelando alla dolcezza. Canto...