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CARTA NON CANTA(QUASI) PIU'...


« CRISI & SUCCESSI: Ingegne...  |  Home  |  TREMONTI, l’editorialista... »CARTA NON CANTA (QUASI) PIÙ: Le testate giornalistiche sono in calo con percentuali che vanno dal 7 al 14%. De Benedetti: siamoPostato alle 06:59 di giovedì, 13 gennaio 2011da: [Masaghepensu]                                            ...siamo tornati al 1939...di Davide Vecchi    Bergamo“De Benedetti ha ragione: i giornalisti devono lavorare in tutte le piattaforme dell’azienda editoriale senza chiedere soldi in più. A patto però che in cambio venga loro riconosciuta una partecipazione agli utili di tutte le attività dell’ingegnere, non solo del gruppo Espresso”. A Enzo Iacopino, presidente dell’Ordine dei Giornalisti, le parole dell’Ingegnere editore di Repubblica non sono piaciute. Lunedì, invitato insieme a Fedele Confalonieri (Mediaset) e Pier Gaetano Marchetti (Rcs) ad aprire il congresso della Federazione Nazionale della Stampa (Fnsi) a Bergamo, Carlo De Benedetti ha invitato i giornalisti a non lamentarsi della multimedialità. “Invece di chiedere aumenti i giornalisti dovrebbero ringraziare gli editori, che gli danno la possibilità di essere visibili su una pluralità di piattaforme. Chiedono più soldi per la multimedialità, ma loro interesse è avere la maggior visibilità possibile”. Secondo Roberto Natale, presidente della Fnsi, l’ingegnere “ha un’idea particolare della nostra professione, la visibilità di cui parla non serve a nulla. Gli imprenditori devono mettersi in testa che devono essere riconosciuti compensi adeguati e guardare con realismo all’enorme problema del precariato”...DICE NATALE:  “Abbiamo pubblicato uno studio dal quale emerge che di 108 mila iscritti all’albo professionale 49mila hanno un reddito, di questi 22 mila sono dipendenti, a termine o a tempo indeterminato, altri 27 mila sono autonomi e tra loro appena la metà percepisce un reddito superiore a 5 mila euro lordi annui. Cosa se ne fanno della visibilità...?”, si chiede Natale. Lo stupore della stretta di mano tra De Benedetti e Confalonieri, rivali nella vicenda Lodo Mondadori, è passato presto. E’ bastato sentirli parlare per capire che sono d’accordo anche nella gestione del lavoro giornalistico. I rispettivi gruppi, così come Rcs e altri, hanno goduto di uno stato di crisi che ha permesso una riduzione dell’ organico e dei costi. Uno studio pubblicato dal Sole 24 Ore, traduce in freddi numeri i pesanti tagli fatti, nonostante i forti incentivi economici da parte del governo (come finanziamento pubblico) che garantiscono ai gruppi di rimanere in attivo. Due gruppi continuano ad avere il margine operativo netto negativo: Il Sole 24Ore (-29 milioni ) e Class (-3 milioni). Solo Cairo e l’Espresso hanno margini rispetto al fatturato a due cifre: 14,9 per cento e 11,9 per cento. Mondadori al 7,5 per cento. Mentre Caltagirone e Rcs sono sotto alla media con, rispettivamente, il 3,4 e il 2,5 per cento. Eppure, complessivamente, nel 2008 gli editori hanno spesato 46 milioni di esodi incentivati, nel 2009 ben 176 milioni, pari all’11 % dei costo totale del lavoro. Con finanziamenti pubblici, rimborsi e aiuti, stato di crisi concordate con le redazioni per ridurre i giornalisti assunti (vicino ormai al 20 per cento in meno di due anni fa), tagli draconiani degli investimenti materiali, crollati del 75 per cento, i conti rimangono quasi in perdita. E le copie vendute diminuiscono. Tra agosto 2009 e lo stesso mese 2010 (ultimi dati disponibili) il quotidiano di Confindustria ha perso il 14,1 %, Il Corriere della Sera segna un meno 12,9 %, La Repubblica e La Stampa, perdono rispettivamente 7,8 e 7,2 per cento. Persino De Benedetti ha riconosciuto che i livelli di vendite “sono tornati al 1939, con un fatturato in dieci anni diminuito del 40 per cento”. Natale gli suggerisce di “cominciare a cercare la qualità, ad avvicinarsi ai giovani   e riconoscere ai giornalisti compensi adeguati”. Anche perché la categoria ha già dato. Oggi, infatti, il Sole 24 Ore non sarà in edicola. L'assemblea di redazione ha votato all'unanimità di bloccare l'uscita del giornale dopo aver scoperto che il direttore Gianni Riotta aveva approvato due nuovi contratti di collaborazione che sono stati considerati l'ennesima violazione dello stato di crisi. Mentre si tagliano i posti di lavoro interni, cioè, non si può fare campagna acquisti. Questa è solo la scintilla, il clima in redazione è teso da tempo, e la protesta per le collaborazioni si salda con i problemi sulla gestione dei prepensionamenti, che servono ad alleggerire i conti dell'azienda...LO SCIOPERO rischia di essere un colpo pesante per Riotta, che sta cercando qualche sostegno tra i redattori, in difficoltà per il calo delle copie (oltre 50 mila in meno durante la sua gestione) e per i rapporti complessi con l'editore, la Confindustria. Emma Marcegaglia, presidente degli industriali, sarebbe pronta a sconfessare il passaggio al formato tabloid del giornale, progetto cardine della gestione Riotta. E questa decisione a molti sembra una sconfessione del direttore, tanto che già circolano voci sulla successione. Tra le ipotesi: Oscar Giannino, molto vicino alla Marcegaglia, Roberto Napoletano (direttore del Messaggero), e Giulio Anselmi, oggi presidente dell'Ansa... (Il Fatto di Giov. 13 Gen. 2011)   
Un’edicola: il calo delle vendite sta colpendo la maggior parte delle testate. (FOTO OLYCOM)