LUPA

PRIMA DI PARLARE PENSA.....


"Posso anche non condividere la tua idea, ma darei la vita affinché tu la possa esprimere." (voltaire) Per libertà di parola si intende il più ampio diritto di parlare, manifestare, scrivere, ed esprimersi come noi riteniamo più opportuno, nella convinzione che l’atto di pronunciare un pensiero, una opinione, non sia mai un crimine. Questo diritto non è un diritto naturale di per sé ma deriva anch’esso dal diritto di proprietà. Noi abbiamo il diritto di fare ciò che vogliamo con il nostro corpo (incluse le corde vocali) dove vogliamo (se è nostra proprietà). Parlare liberamente non significa quindi dire quello che vogliamo dove ci pare ma solamente dire quello che vogliamo dove ne abbiamo diritto (a casa nostra, in un posto affittato per l’occasione, a casa di un nostro amico compiacente, ecc…). Allo stesso modo libertà di stampa non significa poter scrivere sui muri di proprietà di altri, ma sul muro di casa nostra - La costituzione italiana (art. 21) ci dice che "tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione". In ogni Stato la legge fissa i limiti alla libertà d’espressione, per esempio in caso di buon costume, di apologia di reato, di diffamazione La mia attività in Rete mi ha fatto conoscere moltissimi permalosi/violenti. Per loro ho confezionato una risposta standard; dopo due o tre risposte "costruttive", una volta verificato che il livello di incompatibilità è alto (e quindi inutile un dialogo via mail) mando una risposta standard: "Le nostre posizioni sono troppo distanti. Non replicare tanto non ti rispondo più". Naturalmente il permaloso/violento non sa smettere e, volendo avere l’ultima parola, rimanda una mail, spesso chilometrica (che ovviamente non leggo neppure). Al che riceve nuovamente la mia mail standard e così via. Il record è di un soggetto che su un tema piuttosto banale è riuscito a rispondere 18 volte alla mail standard pur di avere l’ultima parola.Alcuni ritengono che giudicare sia sbagliato e si vantano di non giudicare mai. Se è vero che molte persone non le valutiamo semplicemente perché entrano marginalmente nella nostra vita, è altresì vero che quelle che "ci toccano" da vicino subiscono la nostra valutazione. Il santo tende a essere tollerante (anche se a volte confonde la tolleranza con il rispetto), ma tollerare non vuol dire non giudicare, tant’è che comunque non può esimersi dall’usare aggettivi negativi quando parla di persone con lui incompatibili, soprattutto moralmente. Può permettersi di credere di non giudicare solo perché porta a sé stesso esempi in cui tutto sommato non gli importa nulla del difetto dell’altro. Se però ha un minimo di personalità, ecco che, quando discute di argomenti per lui vitali, non lesina a mostrare valutazioni indirette come stima, biasimo ecc.Se ha una personalità forte, un alibi che usa molto spesso è di disprezzare comportamenti o categorie, ma non direttamente i singoli, senza accorgersi che quando disprezza un comportamento disprezza automaticamente tutti coloro che lo manifestano e quando disprezza una categoria disprezza tutti coloro che vi appartengono. Per smontare la sua aureola, basterebbe che riflettesse: se per lui l’argomento X è prioritario, non può stimare allo stesso modo chi plaude a ciò in cui lui crede e chi per esempio irride gli stessi valori. In realtà il santo si autoconvince di non giudicare perché per lui l’essere buono è il fondamento della sua autostima, non a caso è spesso patosensile.La soluzione – In realtà basta considerare ogni giudizio valido non in assoluto bensì relativamente al nostro modo di vedere il mondo che, a meno di non essere intolleranti, è una delle possibilità, uno dei punti di vista, non l’unico (per esempio, sono convinta che XXX sia una strada che porta alla felicità, non ho la pretesa che sia l’unica). Se dico che Tizio è una persona che non stimerò mai ecc. non faccio altro che sottintendere "coerentemente con i miei comportamenti non posso che giudicare Tizio ecc.". Ovvio che Tizio può fare lo stesso con me. La consapevolezza che io sono il metro di giudizio rende la valutazione valida solo per me (per esempio, per costruirmi il mondo dell’amore) e blocca sul nascere ogni intolleranza: "tu dici un sacco di sciocchezze, ma ti tollero perché tu puoi pensare lo stesso di me". Premesso che esiste la legge per sancire i limiti della libertà d’espressione, è utopistico sperare di usare un linguaggio che non ferisca mai nessuno. Se una persona (che non è necessariamente debole psicologicamente, anzi magari è forte) mi vuole vendere delle sciocchezze, ho tutto il diritto di esplicitare il mio pensiero. Del resto, i giudizi non si danno solo con le parole: più di una frase sgarbata, può fare la bocciatura per un posto di lavoro o un voto a scuola. Quando un professore dà 4 a un tema di uno studente equivale a dirgli che il suo tema fa schifo!Quindi cerchiamo di non vivere di utopie, ma chiediamoci quale sia il limite della libertà d’espressione. A mio avviso, dico che tale limite è nell’incompatibilità dell’espressione con la società in cui ci si esprime. Io con un pedofilo, un neonazista, un fondamentalista islamico uno spacciatore ecc. ecc. compatibile non sono.Quindi tu che stai leggendo ricorda :- prima di parlare pensa,prima di giudicare pensa,se ti riferiscono pensa , prima di intrufolarti nella vita degli altri senza sapere che sia verità pensa, prima di parlare di una persona pensa.Anche se credi di avere il potere di farlo.....!lupa.mora