Aquilonechevolaalto

Festival Biblico 2012


Riflettere sul sentimento ed il concetto di paura appare oggi quanto mai necessario. Neppure la nostra epoca, con la forza della sua ragione, ha infatti saputo dissolvere le tenebre. La paura – di noi e degli altri, del presente e del futuro, del vivere e del morire – aleggia tra gli uomini più forte che mai. Paura come incertezza e superficialità di fronte alle tante minacce. Ma soprattutto come percezione dell’ambivalenza del progresso umano e tecnico-scientifico, in un momento storico i cui terrori e insicurezza sono proporzionati all'alto livello della conoscenza. La paura paralizza individui, società e istituzioni, recando un progressivo decadimento.È quindi di speranza che bisogna tornare a parlare. Di quel sussulto condiviso, argomentato e responsabile da risvegliare scavando dentro l'uomo e la sua esperienza storica, religiosa e sociale. Una condizione personale e collettiva da nutrire con la conoscenza profonda della paura stessa, delle sue radici e della sua funzione.Quale migliore sorgente di speranza della Bibbia? Le Sacre Scritture, raccontando la storia dell’uomo,sanno che la paura è un’emozione tra le più centrali e lepiù rimosse in lui, che lo tocca nella sua dimensione dicreatura e ne rivela la costitutiva fragilità. Una paura dicui l’essere umano può liberarsi solo accedendo, nella fede,ad una realtà in cui la morte – in ogni sua accezione -sia definitivamente vinta.La Bibbia si offre come parola di speranza. È la Parola disperanza. Una speranza che si fonda nella promessa cheDio fa al suo popolo e che si configura nel patto di alleanza.E si radica, poi, nell'evento della morte e resurrezione di Gesù Cristo, fondamento della speranza stessa. «La fede –scrive sinteticamente la Lettera agli Ebrei – è hypòstasis (cioè fondamento) delle cose che si sperano» (Eb 11,1).Il Festival Biblico 2012 indagherà il delicato temasecondo tre dimensioni fondamentali. Quella biblico-spirituale,nell’intreccio fra l'impegno degli uomini mortali e la promessadivina di una vita che conosce la morte e la trascende. Quella antropologico-educativa, per riflettere sul valorefondamentale della paura e della speranza nella vitaumana individuale e comunitaria, tra passato, presente efuturo. Ed infine quella sociale, politica ed economica, chechiarirà come il gioco di paure e di speranza sia un grandepropulsore in vista della costruzione di un mondo più umano.Il tutto per ricominciare a sperare di una speranzatimida e affidabile e riappassionarsi al possibile.da:    http://www.retesicomoro.it