Aquilonechevolaalto

Giorgio Bocca


   
Giorgio Bocca se n’è andato il giorno di Natale, il 25 dicembre.i riporta Si riporta sottoL'intervista di Giorgio Bocca al generale Carlo Alberto Dalla Chiesa,nominato dal Consiglio dei Ministri prefetto di Palermo. Un confronto tra due uomini che non hanno mai mollato uncentimetro rispetto le loro posizioni, e una cronaca di corredoche descrive la solitudine di partenza di un uomo mandatodallo Stato a sconfiggere l’antistato senza mezzi e senzaprotezione. L’intervista è datata 10 agosto 1982.Il generale Dalla Chiesa morirà assassinato per manodi Cosa Nostra, insieme alla compagna Emanuela Setti Carraroe all’agente di scorta Domenico Russo, il 2 settembre, pochesettimane dopo quella stessa intervista  (Giorgio Bocca, da La Repubblica del 10 agosto 1982) "Come combatto contro la mafia "  PALERMO - La Mafia non fa vacanza, macina ogni giorno i suoi delitti; tre mortiammazzati giovedì 5 fra Bagheria, Casteldaccia e Altavilla Milicia, altri trevenerdì, un morto e un sequestrato sabato, ancora un omicidio domenicanotte, sempre lì, alle porte di Palermo, mondo arcaico e feroce che ignora laSicilia degli svaghi, del turismo internazionale, del "wind surf" nel mare azzurrodi Mondello. Ma è soprattutto il modo che offende, il "segno" che esso dà algenerale Carlo Alberto Dalla Chiesa e allo Stato: i killer girano su potentimotociclette, sparano nel centro degli abitati, uccidono come gli pare, adistanza di dieci minuti da un delitto all'altro.Dalla Chiesa è nero: "Da oggi la zona sarà presidiata, manu militari. Non sperocerto di catturare gli assassini ad un posto di blocco, ma la presenza delloStato deve essere visibile, l'arroganza mafiosa deve cessare".Che arroganza generale?"A un giornalista devo dirlo? uccidono in pieno giorno, trasportano i cadaveri, limutilano, ce li posano fra questura e Regione, li bruciano alle tre delpomeriggio in una strada centrale di Palermo".Questo Dalla Chiesa in doppio petto blu prefettizio vive con un certo disagio lasua trasformazione: dai bunker catafratti di Via Moscova, in Milano, guardatida carabinieri in armi, a questa villa Wittaker, un po' lasciata andare, un po'leziosa, fra alberi profumati, poliziotti assonnati, un vecchio segretario chearriva con le tazzine del caffè e sorride come a dire: ne ho visti io di prefettiche dovevano sconfiggere la Mafia.Generale, vorrei farle una domanda pesante. Lei è qui per amore o perforza? Questa quasi impossibile scommessa contro la Mafia è sua o diqualcuno altro che vorrebbe bruciarla? Lei cosa è veramente, unproconsole o un prefetto nei guai?"Beh, sono di certo nella storia italiana il primo generale dei carabinieri che hadetto chiaro e netto al governo: una prefettura come prefettura, anche se diprima classe, non mi interessa. Mi interessa la lotta contro la Mafia, mipossono interessare i mezzi e i poteri per vincerla nell'interesse dello Stato". Credevo che il governo si fosse impegnato, se ricordo bene il Consigliodei Ministri del 2 aprile scorso ha deciso che lei deve "coordinare siasul piano nazionale che su quello locale" la lotta alla Mafia."Non mi risulta che questi impegni siano stati ancora codificati".Vediamo un po' generale, lei forse vuol dirmi che stando alla legge ilpotere di un prefetto è identico a quello di un altro prefetto ed è lastessa cosa di quello di un questore. Ma è implicito che lei sia ilsovrintendente, il coordinatore."Preferirei l'esplicito".Se non ottiene l'investitura formale che farà? Rinuncerà alla missione?"Vedremo a settembre. Sono venuto qui per dirigere la lotta alla Mafia, non perdiscutere di competenze e di precedenze. Ma non mi faccia dire di più".No, parliamone, queste faccende all'italiana vanno chiarite. Lei cosachiede? Una sorta di dittatura antimafia? I poteri speciali del prefettoMori?"Non chiedo leggi speciali, chiedo chiarezza. Mio padre al tempo di Moricomandava i carabinieri di Agrigento. Mori poteva servirsi di lui ad Agrigento edi altri a Trapani a Enna o anche Messina, dove occorresse. Chiunque pensassedi combattere la Mafia nel "pascolo" palermitano e non nel resto d'Italia nonfarebbe che perdere tempo".Lei cosa chiede? L'autonomia e l'ubiquità di cui ha potuto disporrenella lotta al terrorismo?"Ho idee chiare, ma capirà che non è il caso di parlarne in pubblico. Le dicosolo che le ho già, e da tempo, convenientemente illustrate nella sedecompetente. Spero che si concretizzino al più presto. Altrimenti non sipotranno attendere sviluppi positivi".Ritorna con la Mafia il modulo antiterrorista? Nuclei fidati, coordinati intutte le città calde?Il generale fa un gesto con la mano, come a dire, non insista, disciplinagiovinetto: questo singolare personaggio scaltro e ingenuo, maestro didiplomazie italiane ma con squarci di candori risorgimentali. Difficile da capire.Generale, noi ci siamo conosciuti qui negli anni di Corleone e di Liggio,lei è stato qui fra il '66 e il '73 in funzione antimafia, il giovane ufficialenordista de "Il giorno della civetta". Che cosa ha capito allora dellaMafia e che cosa capisce oggi, 1982?"Allora ho capito una cosa, soprattutto: che l'istituto del soggiorno obbligatorioera un boomerang, qualcosa superato dalla rivoluzione tecnologica, dalleinformazioni, dai trasporti. Ricordo che i miei corleonesi, i Liggio, i Collura, iCriscione si sono tutti ritrovati stranamente a Venaria Reale, alle porte diTorino, a brevissima distanza da Liggio con il quale erano stati da medenunziati a Corleone per più omicidi nel 1949. Chiedevo notizie sul loro contoe mi veniva risposto: " Brave persone". Non disturbano. Firmano regolarmente.Nessuno si era accorto che in giornata magari erano venuti qui a Palermo o chetenevano ufficio a Milano o, chi sa, erano stati a Londra o a Parigi".E oggi ?"Oggi mi colpisce il policentrismo della Mafia, anche in Sicilia, e questa èdavvero una svolta storica. E' finita la Mafia geograficamente definita dellaSicilia occidentale. Oggi la Mafia è forte anche a Catania, anzi da Catania vienealla conquista di Palermo. Con il consenso della Mafia palermitana, le quattromaggiori imprese edili catanesi oggi lavorano a Palermo. Lei crede chepotrebbero farlo se dietro non ci fosse una nuova mappa del potere mafioso?"Scusi la curiosità, generale. Ma quel Ferlito mafioso, uccisonell'agguato sull'autostrada, si quando ammazzarono anche icarabinieri di scorta, non era il cugino dell'assessore ai lavori pubblicidi Catania?"Si ".E come andiamo generale, con i piani regolatori delle grandi città? E'vero che sono sempre nel cassetto dell'assessore al territorio eall'ambiente?"Così mi viene denunziato dai sindaci costretti da anni a tollerare l'abusivismo".IIL CASO MATTARELLASenta generale, lei ed io abbiamo la stessa età e abbiamo visto, siapure da ottiche diverse, le stesse vicende italiane, alcune prevedibili,altre assolutamente no. Per esempio che il figlio di Bernardo Mattarellavenisse ucciso dalla Mafia. Mattarella junior è stato riempito di piombomafioso. Cosa è successo, generale?"E' accaduto questo: che il figlio, certamente consapevole di qualche ombraavanzata nei confronti del padre, tutto ha fatto perché la sua attività politica el'impegno del suo lavoro come pubblico amministratore fossero esenti daqualsiasi riserva. E quando lui ha dato chiara dimostrazione di questo suointento, ha trovato il piombo della Mafia. Ho fatto ricerche su questo fattonuovo: la Mafia che uccide i potenti, che alza il mirino ai signori del "palazzo".Credo di aver capito la nuova regola del gioco: si uccide il potente quandoavviene questa combinazione fatale, è diventato troppo pericoloso ma si puòuccidere perché è isolato".Mi spieghi meglio."Il caso di Mattarella è ancora oscuro, si procede per ipotesi. Forse avevaintuito che qualche potere locale tendeva a prevaricare la linearitàdell'amministrazione. Anche nella DC aveva più di un nemico. Ma l'esempio piùchiaro è quello del procuratore Costa, che potrebbe essere la copia conformedel caso Coco".Lei dice che fra filosofia mafiosa e filosofia brigatista esistono affinitàelettive?"Direi di si. Costa diventa troppo pericoloso quando decide, contro lamaggioranza della procura, di rinviare a giudizio gli Inzerillo e gli Spatola. Ma èisolato, dunque può essere ucciso, cancellato come un corpo estraneo. Così èstato per Coco: magistratura, opinione pubblica e anche voi garantisti eravatefavorevoli al cambio fra Sossi e quelli della XXII ottobre. Coco disse no. E fuammazzato".Generale, mi sbaglio o lei ha una idea piuttosto estesa dei mandantimorali e dei complici indiretti? No, non si arrabbi, mi dica piuttostoperché fu ucciso il comunista Pio La Torre."Per tutta la sua vita. Ma, decisiva, per la sua ultima proposta di legge, dimettere accanto alla "associazione a delinquere" la associazione mafiosa".Non sono la stessa cosa? Come si può perseguire una associazionemafiosa se non si hanno le prove che sia anche a delinquere?"E' materia da definire. Magistrati, sociologi, poliziotti, giuristi sanno benissimoche cosa è l'associazione mafiosa. La definiscono per il codice e sottraggono igiudizi alle opinioni personali".Come si vede lei generale Dalla Chiesa di fronte al padrino del "Giornodella civetta"?"Stiamo studiandoci, muovendo le prime pedine. La Mafia è cauta, lenta, timisura, ti ascolta, ti verifica alla lontana. Un altro non se ne accorgerebbe, maio questo mondo lo conosco"."ERA MEGLIO L'ANTITERRORISMO"Mi faccia un esempio."Certi inviti. Un amico con cui hai avuto un rapporto di affari, di ufficio, ti dice,come per combinazione: perché non andiamo a prendere il caffè dai tali. Ilnome è illustre. Se io non so che in quella casa l'eroina corre a fiumi ci vado eservo da copertura. Ma se io ci vado sapendo, è il segno che potrei avallarecon la sola presenza quanto accade".Che mondo complicato. Forse era meglio l'antiterrorismo."In un certo senso si, allora avevo dietro di me l'opinione pubblica, l'attenzionedell' Italia che conta. I gambizzati erano tanti e quasi tutti negli uffici alti,giornalisti, magistrati, uomini politici. Con la Mafia è diverso, salvo rareeccezioni la Mafia uccide i malavitosi, l'Italia per bene può disinteressarsene. Esbaglia".Perché sbaglia, generale?"La Mafia ormai sta nelle maggiori città italiane dove ha fatto grossiinvestimenti edilizi, o commerciali e magari industriali. Vede, a me interessaconoscere questa "accumulazione primitiva" del capitale mafioso, questa fasedi riciclaggio del denaro sporco, queste lire rubate, estorte che architetti ografici di chiara fama hanno trasformato in case moderne o alberghi eristoranti a la page. Ma mi interessa ancora di più la rete mafiosa di controllo,che grazie a quelle case, a quelle imprese, a quei commerci magari passati amani insospettabili, corrette, sta nei punti chiave, assicura i rifugi, procura levie di riciclaggio, controlla il potere".E deposita nelle banche coperte dal segreto bancario, no, generale?"Il segreto bancario. La questione vera non è lì. Se ne parla da due anni eormai i mafiosi hanno preso le loro precauzioni. E poi che segreto di Pulcinellaè? Le banche sanno benissimo da anni chi sono i loro clienti mafiosi. La lottaalla Mafia non si fa nelle banche o a Bagheria o volta per volta, ma in modoglobale".Generale Dalla Chiesa, da dove nascono le sue grandissime ambizioni?Mi guarda incuriosito.Voglio dire, generale: questa lotta alla Mafia l'hanno persa tutti, dasecoli, i Borboni come i Savoia, la dittatura fascista come ledemocrazie pre e post fasciste, Garibaldi e Petrosino, il prefetto Mori eil bandito Giuliano, l'ala socialista dell'Evis indipendente e la sinistrasindacale dei Rizzotto e dei Carnevale, la Commissione parlamentare diinchiesta e Danilo Dolci. Ma lei Carlo Alberto Dalla Chiesa si mette ildoppio petto blu prefettizio e ci vuole riprovare."Ma si, e con un certo ottimismo, sempre che venga al più presto definito ilcarattere della specifica investitura con la quale mi hanno fatto partire. Io,badi, non dico di vincere, di debellare, ma di contenere. Mi fido della miaprofessionalità, sono convinto che con un abile, paziente lavoro psicologico sipuò sottrarre alla Mafia il suo potere. Ho capito una cosa, molto semplice maforse decisiva: gran parte delle protezioni mafiose, dei privilegi mafiosicertamente pagati dai cittadini non sono altro che i loro elementari diritti.Assicuriamoglieli, togliamo questo potere alla Mafia, facciamo dei suoidipendenti i nostri alleati".Si va a pranzo in un ristorante della Marina con la signora Dalla Chiesa,oggetto misterioso della Palermo del potere. Milanese, giovane, bella.Mah! In apparenza non ci sono guardie, precauzioni. Il generale assicura chenon c'erano neppure negli anni dell'antiterrorismo. Dice che è stata la fortuna asalvarlo le tre o quattro volte che cercarono di trasferirlo a un mondo migliore."Doveva uccidermi Piancone la sera che andai al convegno dei Lyons.Ma ci andai in borghese e mi vide troppo tardi. Peci, quando lo arrestai, avevain tasca l'elenco completo di quelli che avevano firmato il necrologio per la miaprima moglie. Di tutti sapevano indirizzo, abitudini, orari. Nel caso mi fossirifugiato da uno di loro, per precauzione. Ma io precauzioni non ne prendo. Nonle ho prese neppure nei giorni in cui su "Rosso" appariva la mia faccia al centrodel bersaglio da tirassegno, con il punteggio dieci, il massimo. Se non èistigazione ad uccidere questa?"Generale, sinceramente, ma a lei i garantisti piacciono?Quando usciamo qualcuno dai tavoli mormora:"Eccellenza".