Aquilonechevolaalto

Jorge Mario Bergoglio 14 marzo 2013


 Come hai preso, vedendo dalla «fine del mondo» piazza San Pietro gremita, il modo in cui Francesco si è presentato alla folla di san Pietro? «Simpatico, emozionante. Un papa umano, insomma». Enrique Butti, scrittore ironico e profondo, autore di libri belli come Pasticciaccio argentino e Ogni casa, un mondo, è figlio di immigrati dal Nord Italia. Come Jorge Mario Bergoglio.Dicono che ami il mate, la vostra bevanda nazionale che si beve in compagnia… Un “tipico argentino”?Sí, cosí dicono tutti quelli che lo conoscono. Una persona alla mano, e forse si può perfino dire che il suo “francescanesimo” sia “tipicamente argentino”.Che Argentina lascia alle sua spalle Bergoglio?Un paese disastrato, poverissimo, senza prospettive, mascherato dalle bugie della politica di massa del populismo.Anche tu, come il nuovo papa, sei figlio di immigrati del nord Italia. In che senso (se lo siete) siete argentini diversi rispetto agli altri provenienti da altre parti del mondo?Siamo diversi in quanto siamo ancora fin troppo italiani. Purtroppo anche nei vizi. Nell’inclinazione al clientelismo, alle associazioni illecite. Nel tendere a considerare lo stato come nemico o borsa da sfruttare e da fregare. Nell’astuzia elevata a virtù essenziale. Tutto questo in una sorta di sindrome bipolare (che è il tratto del paese attuale) per cui senti ripetere, nel dramma sociale ed economico che viviamo: abbiamo Maradona, Messi, una principessa olandese che sarà regina, e ora il papa: Dio è argentino.Che idea hai, in generale, del cattolicesimo argentino e, più in particolare, del suo ruolo in questi anni di crisi economica e sociale?È una chiesa che è presente nei quartieri più poveri, e anche, ai livelli più alti (Bergoglio in testa) ha saputo contestare le falsità che l’attuale governo ostenta sul terreno degli interventi sociali.Su El Litoral, il giornale per il quale scrivi, un prete di Santa Fe dice che il pontefice appena eletto “incarna la semplicità”…Sì, quella è l’immagine, l’immagine di una persona semplice, che viaggia in metro o in bus, mai facendo uso dei privilegi del suo potere.Come argentino, credi che possa rappresentare tutto il mondo latino-americano e influire sui suoi problemi?Oggi, grosso modo, l’America latina si divide lungo due grandi linee. Alludo, da un lato, alle democrazie progressiste. Quelle che hanno capito che integrare i propri cittadini, e integrarsi nel mondo ed evolvere economicamente, è il camino da percorrere in vista di un benessere che coinvolga tutti. Dall’altro lato, ci sono quei regimi che pure si chiamano progressisti, ma evidentemente sono incantati dalla conflittualità. Arrivano a inventarsi nemici interni ed esterni per costruirsi un’identità, secondo una logica di chiusura anche economica verso l’esterno. Si pensi poi alla diffusione del narcotraffico. O alla questione della sicurezza dei cittadini. Sono problemi che sono cresciuti enormemente, mentre contemporaneamente prendeva piede una psicologia di massa populista legata a personalità carismatiche, portatrici di politiche di sussidi a favore degli indigenti, senza preoccuparsi di creare lavoro vero e dare dignità a chi non l’ha. È un potere politico onnivoro, che esercita forti pressioni sulla stampa libera, che, insieme alla chiesa, restano le principali voci dissidenti. Si assiste alla capitolazione dei diritti umani e a intellettuali, ridotti sovente a mercenari per il proprio tornaconto e per interessi servili. Ed è ormai una costante la trasgressione delle istituzioni e della costituzione.Terra di missione, per il nuovo papa, l’America latina.Sì. E speriamo che Francesco sappia compiere la sua missione in queste realtà, peraltro così diverse tra loro.da:http://www.europaquotidiano.it/2013/03/14/dio-francesco-argentino/