La Castagna Matta

Castagne calde


"A Chillàn, nelle notti fredde, rammento un immenso braciere che si accendeva in cortile molto per tempo, i carboni mandavano scintille fino a diventare quasi cenere per ricevere una enorme tortilla che si metteva nella brace calda e cresceva poco a poco sotto il nostro sguardo ansioso. [...] D’improvviso, i venditori che passavano la sera, piovesse o tuonasse, gridavano: «Pinoli e castagne calde!». Era un rito: quando sentivo quei richiami uscivo di corsa, e il venditore stava già sulla porta. Sorridendo alzava la lampada per guardarmi in viso, doveva divertirlo quella ragazzina che osservava tutto così ansiosamente. E allora si muoveva come in un cerimoniale: alzava la sua coperta di Castiglia, ed ecco che appariva un grande canestro avvolto in tovaglioli candidi. Sempre sorridendo scostava i tovaglioli, un bel tepore usciva dalle castagne che mi bruciavano le mani. Come faceva a conservare quel calore? Prendeva i miei soldi, salutava, rimetteva il canestro sotto la coperta e, facendo ondeggiare la lampada, se ne andava sotto la pioggia che scivolava sulla coperta senza bagnarla. «Castagne e pinoli caldi caldi!», cantava. Le castagne e l’uomo si davano calore a vicenda."M. Urrutia, La mia vita con Pablo Neruda