La chambre des amis

Buon anno!


E’ trascorso quasi un mese senza che scrivessi il mio diario e, soprattutto, Natale: quest’anno, non mi sono quasi accorto stesse arrivando e solo qualche luminaria o le vetrine forzatamente addobbate a festa, raramente, sono riuscite a rammentarmelo, consentendomi di distogliere momentaneamente il pensiero dagli affanni quotidiani.Non posso dire fossi di cattivo umore, tuttavia, il periodo delle festività natalizie rappresenta, forse, uno di quelli maggiormente depressivi, poiché s’è indotti a credere gli altri lo trascorrano sempre più felicemente e possano godere della compagnia delle persone care, oppure, che debbano riuscire, finalmente, a soddisfare qualche antico desiderio, mentre occorra attendere ancora per soddisfare i propri.Ho l’abitudine d’osservare la gente molto attentamente e, onestamente, non m’è parso d’incontrarne tanta soddisfatta della propria vita e del modo in cui avrebbe passato queste giornate: non voglio dire dal male comune sia derivatone un rallegramento, semmai, mi sia sforzato di non commettere l’errore di reputarmi più sfortunato d’altri, anzi, di chiedermi se non fosse preferibile il modo in cui dovessi trascorrere io tale periodo di vacanza.Ne ho approfittato per godermi la casa e, soprattutto, la terrazza con le sue tante piante, mi sono circondato dei miei libri e d’album di vecchie fotografie e mi sono pure concesso il lusso di rimanermene in pigiama finché volessi, senza preoccuparmi d’alcuna indigestione che potesse cogliermi a pranzo con parenti che, spesso, non s’incontrino per il resto dell’anno e coi quali, raramente, sia possibile affrontare un discorso che davvero interessi tutti.I miei li ho rivisti qualche sera prima di Natale a teatro, ove mia cugina andava in scena con l’abituale commedia di fine anno, e con alcuni è stato a malapena possibile scambiare qualche battuta sullo spettacolo cui avessimo appena assistito: non costituiamo una famiglia molto unita, tuttavia, siamo almeno sufficientemente intelligenti per risparmiarci stucchevoli rimpatriate attorno ad una tavola esageratamente e, diciamolo pure, immoralmente imbandita.Per quel che mi riguarda, non ho cucinato diversamente dal solito per me e mio padre e, addirittura, non avendone voglia, ho evitato di mangiare dolci ed ingrassare come prevede la consuetudine!Per la prima volta, quest’anno non ho scritto un solo biglietto o sms augurale a decine di persone che dovessi sforzarmi di continuare a considerare amiche e, non avendone nemmeno ricevuti, ho tratto conferma del fatto convenisse risparmiarne il costo; mi sono concesso unicamente qualche telefonata alle persone più care, le quali, in qualche caso, m’hanno anticipato e regalato qualche chiacchiera distensiva, malgrado fossimo lontani.Naturalmente, anche se vorrei non dover impiegare quest’avverbio, colui cui il blog è dedicato s’è astenuto dal farlo, ma, a parte il fatto voglia procrastinare il momento in cui tornerò a narrarne le gesta, ho potuto rallegrarmi con me stesso per non averne sofferto: ugualmente, domani sera, allo scoccare della mezzanotte, lui sarà uno di quelli cui rivolgerò un affettuoso, quanto necessariamente silenzioso augurio di buon anno, nella consapevolezza sia ancora lontano il giorno in cui potremo riallacciare un dialogo, ammesso pure che debba giungere, ma solo dopo che mi sarò ripromesso di continuare, anzitutto, a lottare affinché si realizzino gli altri miei obiettivi.In pratica, posso dire abbia scelto di vivere questo Natale all’insegna della sobrietà e ne sia estremamente lieto, tant’è che nello stesso modo, domani, accoglierò il nuovo anno: trascurando l’aspetto economico, che pure avrà condizionato la mia scelta, sarei ipocrita se dicessi che non avrei piacere di trascorrere la notte di Capodanno in un luogo esclusivo, elegantemente abbigliato, ma occorrerebbe anche che c’intendessimo sul significato d’attribuire all’esclusività, la quale, per me, non è rappresentata dalle feste che avverranno nei locali più o meno trasgressivi sparsi ovunque.Senza criticare chi scelga di trascorrere così l’ultimo dell’anno, devo confessare, e non si stenterà a crederlo, non sia minimamente attirato dalle feste in discoteca, anzi, non riesca ad immaginare un modo in cui mi piacerebbe meno brindare all’arrivo di quello nuovo; proprio stamani, ho ricevuto la newsletter d’una nota associazione capitolina, che pubblicizzava l’evento di domani sera in un ancor più noto locale, tuttavia, malgrado fossero elencati i nomi di tutti gli ospiti che saranno presenti e le tipologie musicali che permetteranno di ballare, non ho potuto fare a meno di pensare ad una moltitudine di persone che v’andranno cariche d’aspettative, per poi tornarsene a casa deluse a vivere la vita di sempre, nella gran parte dei casi, trattandosi d’omosessuali, segnata dal nascondimento e dalla ricerca compulsiva di sempre nuovi partner sessuali, grazie ai quali potersi illudere, per qualche ora, di riuscire ad alleviare un senso di solitudine spesso soffocante.Per quel che mi riguarda, avrei voglia di trascorrere la serata di domani attorniato da pochissimi, ma preziosi amici, molti dei quali nemmeno si conoscerebbero ancora tra loro, ma che farei volentieri in modo che potessero godersi lo spettacolo dei fuochi pirotecnici dalla mia terrazza, per poi trattenersi fino all’alba scambiando confessioni, progetti per il nuovo anno e risate: mi rendo conto si tratti d’un desiderio difficilmente realizzabile e, forse, un poco infantile, ed ognuno sia chiamato ad assicurare la propria presenza altrove, tuttavia, almeno per una volta, sarebbe bello riuscire a realizzare l’anelito di vivere in un mondo segnato soltanto dall’amicizia e quella cordialità reiteratamente negatemi.L’anno che volge al termine, benché sia scontato asserirlo, è stato uno dei più brutti che possa ricordare, o, forse, uno di quelli che maggiormente abbiano concorso ad una mia ulteriore maturazione, benché a costo di grandissime sofferenze: sembrava si fosse aperto splendidamente e che presto dovessero realizzarsi tanti progetti lungamente rincorsi, invece, trascorsi euforicamente un paio di mesi, quelli successivi sono stati caratterizzati da battute d’arresto sempre più brusche e, soprattutto, dal tradimento della mia fiducia da parte di tante persone che, ormai, consideravo amiche.Ho subito defezioni in ambito professionale e privato, benché ciò che più m’abbia ferito non siano stati gli allontanamenti in sé, quanto il fatto, per qualsiasi motivo la gente intrattenesse rapporti con me, li abbia imposti, senza minimamente curarsi dei problemi o della sofferenza che potessero derivarne: ho l’impressione, e vorrei non si tramutasse mai in una certezza, ormai non si riesca quasi più ad agire disinteressatamente e con ciò intendo anche dire, anzitutto, nei propri riguardi.Ovunque venga a trovarmi, non sento ripetere altro manchi il tempo per fare tutto, benché poi non sembri che l’indaffarato manager o la donna in carriera di turno debbano accollarsi oneri straordinari, anzi, se solo si sforzassero di trattare gli altri più educatamente e di dispensare qualche sorriso, abitudine completamente sconosciuta ai più, n’impiegherebbero meno per sbrigare i propri affari e contribuirebbero al buon umore comune, rimanendone un po' da dedicare a se stessi ed a qualche attività dilettevole; purtroppo, mi capita spesso d’assistere alle scene più riprovevoli: è sufficiente mettersi in coda presso un qualsiasi ufficio postale o bancario, perché qualcun altro provi a passare avanti indebitamente e si riveli pronto ad offendere con le parole più dure, qualora s’azzardi una rimostranza, dimostrando di non aver compreso di vivere una giungla urbana, in cui ognuno sarebbe in lotta contro chiunque altro e solo i più furbi sarebbero destinati alla sopravvivenza.Continuo a pensare uno stile di vita alternativo sia possibile ed a praticarlo, ma mi rendo conto di costituire una delle pochissime eccezioni che confermino la regola: non sgomito sul lavoro, non mi do arie di manifesta superiorità, poiché non mi curo assolutamente dell’opinione che altri possano avere sul mio conto, né, pur desiderandone per soddisfare le mie necessità, idolatro il denaro e mi spingerei fino al punto d’affermare ciò dipenda dall’aver da lungo tempo compreso che, con me o senza di me, il mondo continuerebbe, e continuerà, a girare e non sia indispensabile che pensi sempre a correre altrove per deciderne le sorti, evitando di godermi, qui ed ora, ciò che la vita mi riservi.Per lo stesso motivo, nei giorni precedenti Natale, ho provato disgusto per molti di quelli che vedessi accalcarsi forsennatamente nei negozi per acquistare qualcosa: non disprezzo la consuetudine dei regali natalizi, ma deploro averla ridotta alla celebrazione d’un rito collettivo di cui, quasi, s’ignori la motivazione, compiuto nevroticamente, quasi che si trattasse d’un obbligo, spesso senza curarsi di scovare l’oggetto che potrebbe far piacere al destinatario, ma preoccupandosi soltanto d’aggiungerne il pacchetto sotto l’albero.Il mio shopping natalizio è durato due ore scarse: un pomeriggio, ho approfittato della pausa per il pranzo e della pioggia battente per recarmi in centro a guardare le vetrine, poi, come al solito, mi sono orientato verso quegli articoli che sapevo avrebbero sicuramente soddisfatto i miei amici ed ho acquistato quei pochi doni che potessi permettermi e mi facesse davvero piacere offrire.Ho anche approfittato del fatto mi piaccia lavorare col computer per creare una personalissima compilation da riservare a quelli più intimi, divertendomi a creare una tenerissima copertina con le immagini di cuccioli, ed ognuno era accompagnato da un biglietto affettuoso: altrimenti detto, volevo che quanti ricevessero i miei doni, potessero accorgersi del fatto avessi cercato d’assecondarne gl’interessi od i bisogni e, ingenuamente, m’aspettavo che altri si regolassero allo stesso modo, invece, lungi dal farmi piacere, alcuni di quelli ricevuti m’hanno veramente deluso e l’altra sera, all’uscita della pizzeria in cui c’eravamo dati appuntamento per scambiarli, ero fortemente tentato di buttarli nel primo cassonetto ch’incontrassi lungo il cammino.Per quanto possa sembrare paradossale, se avessero dovuto acquistare qualcosa per me degli estranei, forse, avrebbero indovinato i miei gusti ed avrei potuto sfruttarla, mentre, come in passato, continuo a fissare delle scatole ammonticchiate in un angolo ed a chiedermi quale, tra i miei conoscenti, potrebbe avvantaggiarsi dell’oggetto o del capo riservatimi superficialmente, o quando troverò affisso in portineria l’avviso per la prossima raccolta d’indumenti per beneficenza.Avrei tanto voluto che qualcuno, essendomi sforzato per farlo, m’aiutasse ulteriormente a ricordare la gioia del Natale, che è speranza; lo spirito del Natale, che è pace; l’essenza del Natale, che è amore!Al contrario, eravamo seduti attorno ad un tavolo e parlavamo di cose futili ed era anche necessario che il cameriere si sbrigasse, perché alcuni dovevano scappare altrove, a consegnare altri doni acquistati di fretta e, forse, preoccupandosi unicamente di contenerne il costo, prima d’andare a concludere in altri posti ancora la serata, così facendo, lungi dal renderla speciale, assimilandola a qualsiasi Sabato sera che si possa trascorrere fuori casa.Sarò inguaribilmente romantico, ma io avevo soltanto voglia di tornarvi e, mancando chi potesse farlo con le sue carezze, di coccolarmi un po’ con un dolce od una tisana profumata: l’ho portata ancora fumante in camera mia e l’ho bevuta a piccoli sorsi, guardando un vecchio programma in televisione e, di tanto in tanto, fuori dalla finestra, desiderando immaginare, quasi che stessi rispolverando il vecchio gioco della felicità di Pollyanna, non che dietro alle vetrate si trovassero persone altrettanto sole e sconsolate, ma, forse, qualcuno che, un giorno, potrei incontrare affinché mi rendesse felice.Resta il fatto debba fare affidamento precipuamente su me stesso e voglia sforzarmi, con l’arrivo del nuovo anno, di rinvenire le forze per affrontare al meglio i compiti che m’attendano, perché augurarsi che sia riveli migliore di quello morente è facile e consolatorio, però, i frutti che ciascuno di noi potrà cogliere dipenderanno sicuramente da un pizzico di fortuna, ma, soprattutto, da un impegno costantemente profuso.Qualche giorno fa, mi sono pure chiesto nuovamente se non fosse il caso di stracciare virtualmente le pagine di questo diario, eppure, continuo a rispondermi valga la pena continuare a scriverne: probabilmente, non accadrà spesso, né verranno mai lette da colui cui continuerò a dedicarne parecchie, tuttavia, lo considero uno sfogo più proficuo di quello ch’avverrebbe al telefono con un interlocutore distratto od annoiato e, benché molto lentamente, vorrei legarvi alcune iniziative di natura culturale, delle quali parlerò a tempo debito.La Chambre des Amis continuerà ad esistere e ciò accadrà perché non ha importanza che il mio principe azzurro, forse inesorabilmente, sia tornato al suo regno: ognuno deve tornare al proprio, presto o tardi.Se ne sarà andato chiudendo insensibilmente la porta dietro di sé ed avrà lasciato in eredità tristezza e senso di vuoto, ma anche bei ricordi, per onorare i quali lo lascerò definitivamente andar via senza fare storie, grato del tempo condiviso, desideroso di tramutare l’odio o l’indifferenza che potrebbero derivarne in occasioni di riflessione e crescita comune, per coloro che vorranno condividere i miei ideali e progetti.Buon anno a tutti, sia che leggiate abitualmente il mio diario, sia che abbiate scorso qualche riga incidentalmente!