La chambre des amis

Rivisto


Qualcuno penserà debba essersi trattato d’una coincidenza, io credo che fosse inevitabile che accadesse: fatto sta che, pur avendo disertato il convegno del mese scorso per non rivederlo, qualche giorno fa, ho rincontrato l’uomo a lungo e follemente amato, a causa del quale, ancora una volta, mi ritrovo a scrivere nuove pagine del mio diario.Ciò che dovrebbe stupirmi, forse, è il fatto quest’incontro non m’abbia suscitato alcuna emozione di rilievo, quasi che non si trattasse di lui, ma d’una qualsiasi altra persona che potessi non vedere da lungo tempo e non aver mai amato altrettanto intensamente: ripensandoci, mi dispiace che, col suo comportamento scostante, quando non addirittura irrispettoso nei miei confronti, sia riuscito a rendermi a tal punto refrattario al suo fascino, ma non potrei mai dimenticare quanto m’abbia fatto soffrire.Sicuramente, gli voglio ancora bene, e desidererei che vivesse sereno, ma tendo pure a credere non sia così e, soprattutto, non solo io non possa fare affidamento sulla sua vicinanza emotiva e morale, ma nemmeno servirebbe che tornassi ad offrirgli la mia amicizia: un incontro apparentemente fortuito e protrattosi per pochi minuti, è stato sufficiente per constatare che non potrebbe mai riuscirgli d’interpretare un ruolo diverso da quello d’onnisciente interlocutore, cui dovrei inesorabilmente riconoscere la ragione, qualunque argomento tornassimo ad affrontare!Come in passato, avrei potuto parlare per delle ore, per poi vederlo sospirare e calare dall’altro la sua verità, curiosamente, nella sua mente, sempre orfana dell’aggettivo possessivo!Non penso che non si soffermi mai a riflettere sulle idee ch’esprimano gli altri, tuttavia, non rivela mai un sincero apprezzamento nei riguardi altrui: gli sguardi, le posture ch’assuma, l’esasperante lentezza, a volte, con cui sospiri e poi emetta il suo parere lasciano intendere lo consideri intimamente un verdetto inappellabile e poco conti che l’uditorio lo riconosca o meno; lui rimarrà del suo avviso e, forse, proverà anche una certa pena per le menti obnubilate altrui, ma non si sforzerà più di tanto affinché i suoi messaggi vengano intesi, compiacendosi, anzi, del proprio ruolo d’incompreso sapiente, cui non rimangano alternative, fuorché arroccarsi sulle proprie posizioni e in uno studio sempre più colmo di libri, ma polveroso e tetro.Mi sembra, addirittura, che, oggi, non stia raccontando qualcosa che riguardi me direttamente, ma una vecchia storia ch’avesse per protagonisti due uomini profondamente diversi ed illusisi di poter alleviare le rispettive pene: è la stessa sensazione che provo quando m’immerga nella lettura della biografia di qualche personaggio famoso del passato e mi sembri di riviverne le avventure, esperendone gli stati d’animo fugacemente soavi ed i tormenti interiori, fino all’inevitabile tragica conclusione delle vicende narrate e quel senso di pietà che porti a rivolgere loro un ultimo pensiero affettuoso, ben felici, però, un solo istante più tardi, di risvegliarsi nel proprio tempo e nella propria casa e poter riprendere le normali occupazioni.Perfino il luogo in cui l’ho incontrato era diverso dal solito: non s’è trattato dell’elegante sala d’un hotel, piuttosto che d’uno scorcio romantico del nostro lungomare, benché potessimo ugualmente vedere i raggi del sole dorarne la superficie; l’ho visto comparire poco lontano da casa sua e, anche questo diversamente dal solito, arrestare il passo per un tempo considerevolmente più lungo, prima di poter credere che fossi veramente io, riuscire a sfoderare uno dei suoi radiosi sorrisi e dire qualcosa che potesse imbarazzarmi, tant’è che l’ho sentito chiedermi se non fossi una visione!Quei pochi amici cui abbia raccontato l’episodio hanno trovato scortese quest’osservazione, quasi che stesse rimproverandomi, oltretutto indebitamente, della lunghissima assenza e devo ammettere anch’io l’abbia inizialmente interpretata così, tuttavia, proprio mentre scrivevo, ho cominciato a chiedermi se non esprimesse un significato diverso e più profondo, quale la sincera contentezza di rivedermi e l’inconfessabile auspicio che potessimo riprendere il dialogo bruscamente interrottosi quasi un anno fa.Eppure, non m’ha chiesto come mai non abbia partecipato all’annuale riedizione del convegno, né di tornare a trovarlo a studio, o, almeno, a scrivergli una lettera di tanto in tanto; quanto a me, quel pomeriggio fui tentato di farlo, sentii nuovamente il cuore colmarsi d’amore e benevolenza per lui, ma fui anche trattenuto, più che dall’orgoglio, che saprei accantonare in qualsiasi momento, dal solito pensiero dell’inutilità d’un tentativo di riavvicinamento nei riguardi d’una persona talmente complicata, schiava delle proprie abitudini e d’un ruolo collaudato, in grado d’assicurargli l’ipocrita considerazione altrui.Ho voluto e, soprattutto, sentito dovessi, voltar pagina ancora una volta, prima che la malinconia m’assalisse e tornasse a farmi star male: il nostro incontro non s’è protratto che per dieci minuti e, soprattutto, non è stato impreziosito da nessuno dei baci o degli abbracci che, un tempo, scambiassimo con passione e ancor più grande tenerezza; s’è limitato a chiedermi come mi vadano attualmente le cose e, sebbene necessariamente in ritardo, a farmi gli auguri per la laurea, sebbene un sincero interessamento nei miei confronti, a detta di tutti, implicherebbe che s’adoperasse affinché riuscissi a sbloccarmi professionalmente.Una cosa è certa: nella sua posizione, potrebbe sicuramente farlo, ma, così come non m’aspettavo che accadesse quando ancora ci frequentavamo, non lo ritengo possibile ora, benché lo vorrei; non solo perché ho disperato bisogno d’un lavoro per provvedere alle mie necessità, ma anche, e soprattutto, perché lo considererei un importante segnale d’interessamento alle mie condizioni da parte d’una persona che, invece, reputi destinata ad un sempre maggiore isterilimento nel corso del tempo, rammaricandomene.In tal senso, continuo a rilevare una sostanziale differenza tra noi: possediamo entrambi dei talenti e creatività, conoscenze e competenze che potremmo porre al servizio degli altri, tuttavia, ho anche l’impressione che lui v’abbia rinunciato irrevocabilmente, mentre io vivo con profondo senso di mortificazione il fatto non mi riesca ancora d’esprimere che in misura minima le mie potenzialità; sicuramente, questo mio ragionamento, l’impegno nel sociale e l’aspirazione a svolgere un lavoro prestigioso, prima ancora che remunerativo, celano un profondo bisogno di sentirmi amato, ma non la coercibilità di quest’anelito: diversamente da lui, non ho difficoltà ad ammettere le mie fragilità, anzi, il loro riconoscimento rappresenta la spinta propulsiva al miglioramento personale ed al superamento di qualsiasi forma d’opportunismo nei riguardi altrui.Dopo aver ascoltato i miei sfoghi, s’è congedato esortandomi a “fare il bravo”: sul momento, gli ho risposto lo faccia sempre e, qualche volta, la vita mi riservi anche delle belle sorprese, ma sarei curioso di sapere cosa intendesse esattamente dire; forse, ricorrendo ad una frase scherzosa, intendeva esortarmi ad una maggiore prudenza nell’espressione dei miei giudizi sul conto altrui e, particolarmente, dei colleghi fugacemente nominati in quell’occasione, ad una moderazione che rendesse possibile accettare le soluzioni compromissorie che mi vengano spesso proposte sul lavoro e ad abbandonare quell’idealismo che mi consente ancora di provare indignazione quando assista a soprusi di vario genere.In realtà, ricevo sovente esortazioni simili, tuttavia, pur riconoscendo che vivrei più tranquillamente, sono lieto di riuscire a non adeguarmici, poiché ho l’impressione che mi renderebbero più cinico di quanto sia convinto occorra essere per inseguire i propri obiettivi.E’ un peccato che si venga continuamente richiamati alla remissività, l’arrendevolezza dinanzi ai guasti della società e l’idea che la scaltrezza possa ottenere al singolo più di quanto la correttezza, il senso civico e, utopisticamente, l’amore verso il prossimo potrebbero guadagnare all’intera collettività, ma tant’è: più che cinico, io sono disilluso, poco incline a sperare in un futuro migliore, in cui l’uomo saprà spingersi oltre la soglia del politically correct, dell’inutile buonismo.Approssimandosi il Natale, tali pensieri mi renderanno probabilmente ancor più triste e lo sarà altrettanto saperlo lontano da me, come pure altre persone che, un tempo, credessi che avrebbero sempre fatto parte della mia vita, ma almeno, se il dolore dovesse tornare a presentarmi un conto salato, so che potrà riuscirmi di pagarlo ancora una volta.