Momenti

Il volto della paura.


 
Sono rientrata a casa lunedì sera dopo un intervento solidale nei paesi coinvolti dal recente terremoto. Gli amici che mi seguono da tempo conoscono la mia sensibilità verso le sofferenze provocate da disastri come quelli causati dal terremoto. Non è l'Abruzzo l'Emilia ma c'è un unico filo conduttore che unisce: i volti della paura.  Le stesse espressioni nei volti destabilizzati delle persone che vagano tra polvere e sconforto. Nel caso degli emiliani direi che la paura li ha segnati ancora di più perchè questo continuo "attacco" del terremoto, non lascia spazio a tutto il resto. Smorza la voglia di ricominciare, di progettare, di ricostruire. Ho visto madri che si obbligano a tenere gli occhi aperti e sorridere per rassicurare i propri bimbi quando invece vorrebbero chiuderli e lasciarsi andare alla disperazione. Ho visto più paura qui pur se, credetemi, non ha nulla a che vedere con il terremoto de L'Aquila. Impressiona sempre vedere gli edifici completamente a terra ma in Abruzzo c'era solo polvere di un passato che è appartenuto a molta più gente.In Emilia rispetto all'Abruzzo ci sono stati più crolli di impianti industriali e strutture vetuste che non edifici abitativi ma la gente in quelle case non ci vuole tornare, ha paura di riprovare lo stesso terrore della prima scossa.Il popolo emiliano è un popolo forte e lavoratore e tra i numerosi volontari ci sono loro stessi che non ci pensano nemmeno a stare inattivi nelle tendopoli e aiutano, collaborano, mettono ordine al caos di questi giorni. Ci vorrà ancora molto tempo per organizzare al meglio anche solo gli aiuti, i campi per gli sfollati e tutto il logistico che comporta un fatto del genere.Gli emiliani, persone fiere e capaci di bontà infinita, nel passato si sono distinti per la solidarietà attiva dimostrata verso gli altri, adesso è ora di restituire a loro nella stessa misura. Lo stato come solitamente accade in queste occasioni, è lento e macchinoso nei suoi interventi ma l'Italia tutta, l'Italia solidale e volontaria, si è mossa subito, senza indugio e con i propri fondi. Mancano molte cose come ben potrete immaginare. Saranno necessari molti denari per ripartire, gestire, aiutare, ricostruire. Ma adesso c'è bisogno di altro in Emilia, c'è necessità di conforto e solidarietà che non necessariamente dev'essere fatta di denaro. C'è bisogno di gente che aiuti e risollevi gli animi degli sfollati nelle tende. C'è bisogno di gente veramente capace di umanità e di tendere una mano e il cuore se necessario. Non c'è bisogno solo di acquistare il Parmigiano del Terremoto o mandare un sms del valore economico che si sceglie e che, come già successo in Abruzzo, non arriverà mai alla giusta destinazione. C'è bisogno adesso, subito, senza indugio. Naturalmente per chi può.Questa volta sono partita con mio figlio, ho condiviso con lui questa esperienza. Sono felice di essere stata capace di avergli passato questa mia passione. Me lo guardavo camminare tra calcinacci e polvere, giovane volontario dei Vigili del Fuoco. Come madre ero anche preoccupata ma fiera di lui, della sua polvere sulla divisa ma con la gioia nel cuore. Ero soddisfatta nel notare che la voglia di essere utile sovrastava la sua stanchezza per il pochissimo sonno. "Non c'è tempo da perdere" mi ha detto e l'ho lasciato là tra i volti della paura a sostenerli, a sorridere a tutti i piccolini delle tendopoli, a rassicurare la loro paura.Ogni volta che torno a casa porto con me il ricordo vivo di quei volti impauriti. Volti che mi accompagneranno a lungo anche questa volta. E' il mio lavoro ma non mi sono ancora abituata alla sofferenza delle persone, alla disperazione, alla paura di non farcela. Ma l'Emilia e gli emiliani ce la faranno.