Momenti

Il mio Tibet.


Miei cari, mentre mi accingo a scrivere, penso a quanto è difficile parlare del Tibet in poche righe di un post senza dilungarsi e annoiare chi legge. E' un luogo così particolare, pieno di risvolti e sfaccettature, profumi e culture che ci vorrebbero giorni interi per descrivere quelle sensazioni provate, sempre che si riesca a farlo bene. Molto difficile raccontare della compostezza dei visi e la semplicità delle figure incontrate nel Paese delle Nevi. Un'amica che all'ultimo momento non ha potuto partire con il nostro gruppo, salutandomi mi ha detto: "Poi mi dirai com'è". Ed io che non ho mai difficoltà a raccontare, oggi mi ritrovo quasi a non trovare le parole giuste per descrivere agli altri questo mondo, al meglio. Perchè? Perchè il Tibet rimane nel cuore in base a come te lo vivi. A seconda di come e con chi l'hai visitato. Sì perchè, sintetizzando, possiamo dire che ci sono due Tibet, uno aperto agli stranieri e guidato dai tour operator cinesi, unica via legale per visitare il paese, e l'altro, quello dei tibetani, un pò clandestino, dove gli unici mezzi di trasporto sono i piedi e qualche raro camion. Ed è così che io ho scoperto un Tibet percorso da pellegrini e nomadi, fatto di monasteri e luoghi sacri, che profuma di incenso, fumo di ginepro e burro di yak. Un Tibet che richiede molta forza, sacrifici, pazienza ed un grande spirito di adattamento. Si fa a meno di molte cose lassù, sul Tetto del Mondo, ma se ne ritrovano moltissime altre che sono semplicemente nascoste dentro noi stessi.Emozioni e appunti di questo lungo viaggio, 1500 chilometri percorsi prevalentemente camminando, dove ad ogni passo scoprivo un mondo diversissimo da quello che immaginiamo ma in grado di trasmettere le emozioni più profonde che scaturiscono da incontri, grandi paesaggi o piccoli gesti, e di far rivivere il fascino e gli innumerevoli problemi di quello che per me è un grande paese. Quando dovrò raccontarlo lascerò parlare le numerose fotografie che ho fatto, i numerosi pensieri e appunti scritti su di un piccolo diario. Oh da quanto tempo non prendevo appunti con un lapis! E da quanto tempo non sentivo cuore e testa svuotati davanti a quegli immensi panorami fatti solo di natura tanto selvaggia quanto pura. Paesaggi che spingono a lacrime spontanee e dall'apparenza immotivate ma che invece nascondono tutti i motivi di questo mondo.Litanie e mantra, preghiere al vento e simboli colorati. Visi giovani senza capelli che fanno da corolla a bianchi sorrisi freschi e sinceri. E altri invece appesantiti dagli anni e dalla sofferenza di una persecuzione eterna ma che emanano una serenità capace di trapassarti il cuore. Rosari profumati da sgranare in solitudine prima di ridiscendere nel mondo occidentale che a rivederlo, dopo più di un mese, ti fa sentire di non appartenergli e ti invoglia a ripartire. Subito. Questo è stato il mio Tibet, un viaggio difficile e pericoloso, un'esperienza che terrò nel cuore a lungo e so che non vi tornerò mai più.