La Divina Follia

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 Per me dentro di me oltre la menteil suo corpo su me come una coltrema oltre il corpo in me furiosamentein me fuori di me oltre per oltre…Cosa fai, gli chiedevo, col mio cuore?Quanto disti da me, in linea retta?Quanti chilometri di batticuore?Quando mi dai l’amore che mi spetta? Così: una e molteplice, infinitanegli insiemi infiniti della mente,e cripta di reliquie in morte e in vita,io solo questo so: che non so niente. Ma l’estasi, ma l’io senza più io?Da cinquant’anni ormai io chiedo ai cieliun cuore perpendicolare al mioe mi arrivano tutti paralleli. E anche con lui era come masturbarmi,mai matura, scentrata e senza centro.Di grazia, gli chiedevo, vuoi insegnarmia venire assieme a te con te dentro? Dài, maledetto! Amore, dài, sii buono, rimetti insieme tutte le mie tessereper farmi essere quella che sonoe che ancora non ho potuto essere. E così, per la vita dei miei versi,dagli occhi, dalla gola, dalle ascelleio riverso su te, tu mi riversile nostre solitudini gemelle. Dicevo: A conto loro, e di noi stessi,che faremo della vita anteriorenoi insolvibilità con gli interessie sempre in credito verso l’amore? Ci dava la prigione del destinosolo qualche ora d’aria per l’amoreche per destino ha solo il suo declino.Si aspetta e si riaspetta e poi si muore. Egoista dai teneri pensieri,gli chiedevo: Stai bene di salute?Le fai l’amore, assolvi i tuoi doveri?Lo metto in conto delle trattenute. Vuoi che ti dica, dunque, tutto il vero?Il nero se ne fotte che non viva, che sia perimetro del mio pensiero.Dimmi: sono una bambina cattiva? Avrei finto di non avere voglia,perché a forza mi facesse volere.Io voglio che tu voglia che io non voglia:questa è la verità del mio piacere. Violentami, costringimi a godere,fendendomi con tutta la tua forza,e fa’ di me secondo il tuo volere,sii il mio flagello, dammi fuoco e forza. Eccomi, ancora. Prendimi per mano:occorre che mi fermi e mi confortiperché non posso andare più lontanoperché dopo ci sono solo i morti.Patrizia Valduga