Non avevo mai sentito nominare la nutria fino a marzo 2008, circa ma non tanto, posso dirlo perché ho un archivio efficiente. E insomma, in quelle giornate lontane, sul blog di un amico di blog comparve un racconto strano, che devo dire mi turbò abbastanza, facendomi pensare alla nutria come a un animale leggendario e, supponevo, estinto o in via di estinzione, come a un grifone, un protocinghiale, un qualche predatore preistorico crudele, pericoloso e per di più antropofago. La foto a corredo confermò l'inquietudine verso la bestia orrenda. Confesso che tutto il mio interesse è rimasto latente negli anni ed è stato risvegliato da quell'incontro casuale sulla martesana che ha rinvigorito il ricordo, eccitato la curiosità e solleticato il desiderio di smentire quella vecchia inquietudine, in fondo per quanto mi racconti cinica sono sempre un po' buonista e non volevo credere che fosse proprio così cattiva, dal vivo ha un musetto così carino...Nonostante il tempo passato - e nutria a parte - quel racconto mi mette ancora i brividi. Eccolo qui senza il permesso dell'Autore, speriamo che non mi faccia causa :DNutriaPer ripararsi dalle correnti dell'arte contemporanea e più in generale dalla noia, duns s'era ritirato nella campagna dietro Urgnano. S'infrattava tra i campi coltivati a colza e le distese d'erba gatta, nascosto in una nicchia ricavata sotto una passerella in ferro, ai margini d'un canale irriguo. Si nutriva di radici e passava il tempo cercando d'addomesticare una nutria messa alla catena. Quando la nutria dormiva, duns la tastava sul collo. Al tatto, il pelo scuro gli ricordava il pube di sua moglie, una brava donna di provincia che amava la tv di prima serata e le lasagne domenicali. Ogni tanto duns usciva dal rifugio, nelle giornate in cui il sole si velava e gli alberi prendevano l'aria di spettri. Guardava verso la civiltà, senza rimpiangerla. Ricordava gli edifici dietro casa, la lunga fila di scatole in cui la gente viveva, i garage come loculi addossati gli uni agli altri.
La nutria - Prequel
Non avevo mai sentito nominare la nutria fino a marzo 2008, circa ma non tanto, posso dirlo perché ho un archivio efficiente. E insomma, in quelle giornate lontane, sul blog di un amico di blog comparve un racconto strano, che devo dire mi turbò abbastanza, facendomi pensare alla nutria come a un animale leggendario e, supponevo, estinto o in via di estinzione, come a un grifone, un protocinghiale, un qualche predatore preistorico crudele, pericoloso e per di più antropofago. La foto a corredo confermò l'inquietudine verso la bestia orrenda. Confesso che tutto il mio interesse è rimasto latente negli anni ed è stato risvegliato da quell'incontro casuale sulla martesana che ha rinvigorito il ricordo, eccitato la curiosità e solleticato il desiderio di smentire quella vecchia inquietudine, in fondo per quanto mi racconti cinica sono sempre un po' buonista e non volevo credere che fosse proprio così cattiva, dal vivo ha un musetto così carino...Nonostante il tempo passato - e nutria a parte - quel racconto mi mette ancora i brividi. Eccolo qui senza il permesso dell'Autore, speriamo che non mi faccia causa :DNutriaPer ripararsi dalle correnti dell'arte contemporanea e più in generale dalla noia, duns s'era ritirato nella campagna dietro Urgnano. S'infrattava tra i campi coltivati a colza e le distese d'erba gatta, nascosto in una nicchia ricavata sotto una passerella in ferro, ai margini d'un canale irriguo. Si nutriva di radici e passava il tempo cercando d'addomesticare una nutria messa alla catena. Quando la nutria dormiva, duns la tastava sul collo. Al tatto, il pelo scuro gli ricordava il pube di sua moglie, una brava donna di provincia che amava la tv di prima serata e le lasagne domenicali. Ogni tanto duns usciva dal rifugio, nelle giornate in cui il sole si velava e gli alberi prendevano l'aria di spettri. Guardava verso la civiltà, senza rimpiangerla. Ricordava gli edifici dietro casa, la lunga fila di scatole in cui la gente viveva, i garage come loculi addossati gli uni agli altri.