La Donna Camel

Parole vietate


Da un blog dell'Internazionale:Il direttore del New York Times Magazine, Hugo Lindgren, racconta che nel 1997, quando fu assunto dalla rivista New York, trovò nella bacheca del suo nuovo ufficio un regalo di Kurt Andersen, il direttore che era stato appena licenziato. Era un foglio con un elenco di parole in ordine alfabetico, qualche annotazione tra parentesi e un titolo: “Words we don’t say”. Erano 35 parole e modi di dire che Andersen non voleva mai vedere pubblicati sul suo giornale. Molte erano espressioni familiari: per esempio hubby, maritino, un’abbreviazione di husband. O flicks invece di movie, più o meno il nostro cine invece di cinema. C’erano locuzioni diffuse ma un po’ vaghe, come New York’s finest, il meglio di New York. E parole straniere, come fin de siècle. Continua a leggere...Questo mi fa ricordare il primo corso di scrittura creativa che avevo frequentato molti anni fa: la maestra ne aveva a dozzine di parole proibite, peccato che le scoprivi solo dopo che le avevi messe dentro negli esercizi. Erano intrigante, attimino, recarsi ma anche inconsciamente e tutti gli psicologismi orecchiati, i tecnicismi, i diminutivi, i vezzeggiativi, gli avverbi, specialmente quelli in -mente e altre categorie che ora non mi vengono in -mente. Insomma, mezzo vocabolario.Adesso che ho preso un po' più di sicurezza me ne frego, mi servo delle parole a seconda del contesto e quelle proibite, a volte, sono le migliori per ottenere un effetto comico, allusivo o ironico.E tu hai qualche parola vietata?