La Donna Camel

Sono io.


Sono io.Sei ancora arrabbiata? Dai, apri che fa freddo. Sono tutto bagnato.Ho camminato nel buio, non lo so dove sono andato. Volevo farmi passare il nervoso. Non pretendo di avere ragione, ma certe volte non ti sopporto e in questi casi l'unica cosa che riesco a fare è andare via.Ho le mie colpe, non dico di no. Sono fatto così, te l'avevo anche detto.Adesso apri il portone, che non ho le chiavi. Sono uscito senza giacca.Ci ho pensato su. Ho ripensato a questi tre anni, a com'era prima che tu venissi a stare da me.  È vero, hai messo un certo ordine nella mia vita, anche se riguarda soprattutto aspetti che non consideravo, che mi sembravano marginali. Non stavo mai a casa, non mi accorgevo della differenza tra avere le tende alle finestre o non averle. Però hai ragione quando mi fai notare che non si può vivere di pizza da asporto stravaccati sul divano, per quanto negli ultimi tempi mangiavo un po' più variato, da quando avevano aperto quel take away cinese in viale Lunigiana. Non insisto su questo argomento, ti ho detto che hai ragione, anche se il minestrone continua a non piacermi.Tornare a casa stanco dal lavoro, farsi una doccia e poi mettersi insieme a preparare qualcosa di sfizioso è senza dubbio più bello. Sedersi uno di fronte all'altra alla tavola ben apparecchiata, versarti il vino, farti un po' la corte e scherzare fino a farti ridere, non ha prezzo. E non perché poi quelle volte lì si finiva sempre a rotolarsi nel letto. Questo tu non riesci a capirlo. Non è questo il punto. Però rifacciamolo, se ti va.Ci sei? Mi stai ascoltando? Se davvero ci tieni, ci vengo al compleanno di tua zia.Ecco, l'ho detto.Lo faccio per te, per farti vedere la mia buona volontà ma non chiedermi di fare anche conversazione. Non ti arrabbiare se me ne starò immusonito in un angolo. Io con la tua famiglia non mi ci trovo, non so cosa dire. Però ti prometto che non mi ubriacherò come quella volta che ho bestemmiato davanti al fratello prete di tua nonna. Non berrò nemmeno un goccio, resterò sobrio e silenzioso e triste. Non mi porto neanche l'ipod, prometto, anche se i tuoi parenti non ci farebbero caso, penserebbero che è un apparecchio acustico come hanno loro. Farò finta di essere lì.Ci sono abituato. Io sono fuori posto in ogni posto, quasi. Far finta di essere lì e voler essere da qualche altra parte è la mia missione nella vita, il mio hobby, la mia vocazione.Però, i primi tempi non era mica così. I primi tempi mi pareva che con te potesse essere diverso, avevo l'impressione che ti interessasse quello che dicevo. Si vede che mi sono sbagliato. Delle volte resto giorni senza dire una parola. Ti ascolto. O almeno ascolto il suono della tua voce come se fosse una musica, abbi pazienza se non seguo sempre il filo del discorso, se mi perdo i dettagli: le cose importanti me le ripeti molte volte e finisco per impararle, prima o poi.Mi apri, per favore? Continua a piovere e io sono senza giacca e senza ombrello.Allora andiamo da tua zia, andiamo anche a pranzo dai tuoi, come in ogni caso facciamo ogni domenica. Mi sono mai lamentato?Vabbè, solo qualche volta ma ormai è acqua passata.Mi sono abituato a svegliarmi presto anche quando non devo andare a lavorare, sono d'accordo con te che in una casa pulita si vive meglio e trovo giusto fare la mia parte, però devo ammettere che non vivevo malissimo quando non lavavo i vetri tutte le settimane. Questione di ordini di grandezza. I miei amici mi mancano un po', ma hai ragione tu che passavamo serate inconcludenti a fare discorsi senza senso e la mattina dopo dovevo fare due viaggi per portare giù le bottiglie vuote nel bidone del vetro. E poi anche loro ormai non si vedono quasi più, non organizzano più niente, ci siamo dispersi come i capelli in testa alla maggior parte di noi.Senti, aprimi per favore. Batto i denti e ho i brividi, mi sa che mi sta salendo la febbre. Se mi ammalo non dire poi che è una scusa per non venire sabato sera. Mi fa già male la gola.Una volta mi avresti messo una mano sulla fronte, e poi le labbra, mi avresti rimboccato il plaid intorno ai piedi e mi avresti portato un tazzone di latte caldo e cognac, ben zuccherato, con l'aspirina. Ti saresti preoccupata per me. Ti saresti occupata di me. Non lasciarmi qui al freddo, ti prego. Ah. Volevo dirti ancora una cosa.La tavoletta. Ti prometto che mi ricorderò sempre di rimetterla giù. O almeno ci provo, me lo segno. Mi metto un cartello sulla manetta dello scarico..........Clack.Questo raccontino partecipa all'EDS InterSex di cui al post precedente. Partecipano anche:- Melusina- Hombre- Lillina- OrsaBiPolare- SpeakerMuto- Melusinina- MaiMaturo- Singlemama- Dario- Kisciotte