La Donna Camel

Ti racconto Roland, le macchine e gli animali


Sono in debito di un reportage su Roland: è passata già una settimana, come vola il tempo. Delle volte poi si promette più di quello che si riesce a mantenere. Difatti venerdì sera non ci sono andata e mi sono persa Gipi.
Sabato mattina però ero lì puntuale all'appuntamento con Giulio Mozzi e l'editing che, devo dire, era proprio precisamente come mi aspettavo che fosse. Da una parte ho letto i libri di Mozzi e ho visto le sue lezioni sulla scrittura e quindi più o meno lo so come la pensa, dall'altra ho partecipato a una serie cospicua di laboratori, quanto basta. Di fatto si tratta di togliere. Se una cosa è stata già detta in un modo, è inutile ribadirla in un altro modo, anzi dannoso. Certe espressioni che sembrano rafforzare, invece indeboliscono. Certi preziosismi, sviliscono. Quando non muovono al riso involontario. Se poi si tratta di una scrittura allegorica, che non racconta ma simboleggia, con un punto di vista sarcastico in terza onnisciente diventa tutto difficilissimo. Mi immedesimo anche con l'autore torchiato, in questo caso Vincenzo Latronico, e riconosco il meccanismo difensivo: ho fatto così anche io mille volte, mi sono aggrappata ai margini del foglio, ho puntato i piedi su ogni puntevvirgola per cercare di tenermi tutto, non mollare, non eliminare. Quando sei dall'altra parte è più facile e comunque è più facile a dirlo che a farlo. Tagliare intendo. Non si tratta di non riconoscere l'autorità, ci mancherebbe. Non è quello. Si ha sempre come l'impressione di non essere capiti, bisogna spiegare cosa si intendeva, bisogna giustificarsi, discolparsi e lo stesso resta sempre il dubbio. Vabbè. L'effetto è stato rassicurante. Poi pioveva, era la una e mi han detto di andare via che dovevano chiudere fino alle quattro. Avrei preferito restare lì, che con la pioggia ci metto un'ora quasi ad arrivare ma stare chiusa fuori fino alle quattro no, non me la sentivo e così sono andata a casa, speriamo che non mi passi la voglia, ho pensato.
Son tornata alle sei circa, ho fatto in tempo a vedere il finalino del dibattito tra gli editori e i librai, c'era Cassini di Minimum fax e quel signore della Centofiori, gli altri non so. Il bello l'ha detto uno scrittore col ciuffo che purtroppo non sono riuscita a sapere chi è, uno giovane, avrà avuto 35 anni si e no, ha detto: noi scrittori dobbiamo farci dare degli anticipi alti, tipo cinquemila euro, vedi che poi il libro vi date da fare a venderlo e si vende eccome. Tutti han battuto le mani e sul palco hanno riso come se fosse stata una battuta surreale, la qual cosa mi ha fatto pensare che la maggior parte di quelli che c'era lì erano scrittori, in essere o in fieri. Come me del resto. Di lettori mi sa che ce n'è pochi e gli editori eran tutti sul palco, a parte Davide Musso che si aggirava misterioso.
Subito dopo un altro dibattito sul noir, avrebbe dovuto venire anche Giorgio Fontana ma era malato. Intanto in cortile c'era l'aperitivo offerto dallo sponsor e è arrivato Mari e poi Siti. Piovere pioveva ma un po' le tettoie riparavano. Si poteva anche mangiare qualcosa, tutto vegetariano che siam molto corretti: un cus cus alla menta e pomodorini oppure una vellutata a 3 euro.
Finalmente è cominciato l'evento atteso della serata, la chiacchierata sullo stomaco della balena che restituisce alla spiaggia gli oggetti più disparati. Michele Mari aveva portato una bottiglia piena zeppa di mozziconi di matite, tutte quelle che aveva usato negli anni dell'università e a guardarla faceva pensare all'accumulo delle cose della vita, strato su strato. Walter Siti invece aveva una sfera di lapislazzuli blu, bellissima, una fra le molte della sua collezione e ha detto che lui non accumula niente e butta via sempre tutto, la sfera gli ricorda i muscoli dei suoi amati culturisti. Un'altra cosa che ha portato è stato un pezzetto dei fratelli karamazov, l'ha letto lui lì per lì e faceva venire da piangere, sia per come era sia per come lo faceva. Ho pensato che lo devo leggere, è una vergogna.Hanno detto anche un sacco di altre cose ma adesso non le so più. Poi hanno fatto la premiazione di un concorso e hanno letto dei pezzi, io dopo quello di Paolo Cognetti sono andata via perché quella è una zona che mi fa un po' senso a una certa ora di notte, le strade lucide di pioggia tra i capannoni, la metro di Cimiano che fa paura anche di giorno. Domenica poi non ci sono andata a vedere Dente con Paolo Nori, ma ho trovato questo video, che è l'unico che hanno messo su youtube di tutto l'evento, e mi pare bello.