La Donna Camel

La letteratura è più forte


"E’ l’autore che si interessa degli affari del lettore, che lo scandaglia e lo conosce – lo conosce senza conoscerlo di persona." Ho strappato via questa frase da un commento di Marco Candida a questo post sul blog di Giulio MozziÈ un'idea che mi ha colpita molto perché ci avevo pensato qualche tempo fa, in relazione al romanzo che ho scritto e alle persone a cui l'ho dato da leggere. Nel mio caso e per ora l'ultima parte non è valida, perché conosco di persona tutti i miei lettori, ma per il resto è stravero.C'è un altro concetto di Marco Candida che voglio prendermi dal lungo thread di botte e risposte dello stesso post, ed è questo: "la letteratura è più forte"Più forte della psicanalisi, vuol dire Candida, ma più forte anche di chi la deve maneggiare, dei consulenti editoriali, degli insegnanti di scrittura, degli operatori del settore.Non voglio riassumere gli interventi, il dialogo è ancora in corso e puoi andartelo a vedere se vuoi. Non sono intervenuta e non voglio dire niente riguardo la psicanalisi: io la pratico. La questione terapeutica della scrittura non è messa in discussione in generale, ma solo in relazione al c.d. insegnante di scrittura e sono d'accordo.Però ne sto parlando qui, e ne parlo perché è anche da queste considerazioni che è venuta la decisione di smettere di aspettare. All'inizio dei tempi io dicevo: scrivere è il mio gioco preferito. Lo dicevo per sottolineare che il mio scopo non era pubblicare un libro o essere una scrittrice professionista ma godere della dimensione ludica del processo, al solo scopo di aumentarne i gradi di libertà. Sottostare alle regole del gioco e non alle regole del mercato.Poi. Poi è arrivato un Editore e mi ha detto mica male il tuo lavoro, perché non fai così e cosà. Se faccio così e cosà poi me lo pubblichi? ho detto io.Mah? chi lo sa. Intanto tu scrivi, poi vediamo.Ho scritto e riscritto e riscritto. Ho aspettato e aspettato. Poi ho aspettato ancora un po'. Sto aspettando. Ogni tanto mi scriveva: ti prego, aspettami! oppure ci vedevamo e mi diceva: per favore, aspettami. E io aspettavo e aspettavo. Ho aspettato tanto, credimi. A furia di aspettare qui fuori, le mani mi si sono irrigidite e non riesco più a muoverle, i piedi mi si sono bloccati, si sono appiccicati alla strada, sto diventando un pezzo del paesaggio, un arredo urbano. Immobile.Ma la cosa più tremenda è che non mi diverto.Basta. È arrivato il momento di mandarlo per la sua strada e di ritornare libera. Libera di scrivere altro. Libera di giocare. Libera di fare a modo mio. Mi rendo conto che mancano dei passaggi di causa-effetto tra le premesse (le frasi citate) e le mie conclusioni: pazienza. Chi mi conosce sa che l'ellissi è la mia.Dalla prossima domenica - che è anche la befana e mi si addice, ogni domenica pubblicherò un capitolo del romanzo che si intitola L'occhio del coniglio. Sono trentadue in tutto, andremo avanti fino all'estate: deciderlo oggi è più casuale che significativo. Sarà di domenica perché è una cosa da dilettante e non da professionista, sarà gratuito e libero. Liberato, per la precisione.Poi vediamo.