La Donna Camel

Due conigli


Metto insieme due cosa apparentemente lontanissime, eppure te le consiglio vivamente, vai a leggerle se non l'hai già fatto perché meritano, credimi, e sono anche in qualche modo collegate.Una di queste cose è un pezzo m e r a v i g l i o s o di Paolo Cognetti su Minima e Moralia, tiene una rubrica che si chiama per Esmè con amore e squallore, e se non ti dice niente passa pure a un altro blog che non mi offendo. Il pezzo di oggi parla dell'amore per i personaggi, lui lo chiama compassione ma è amore, credimi.Ne copio un pezzolone anzi tre, solo perché so che poi andrai a leggere come va a finire. Dice come non si fa:Uno: non si ama un personaggio usandolo per uno scopo. Quando scriviamo per sostenere un’idea, che sia morale, politica, antropologica, letteraria, e mettiamo quell’idea davanti al racconto, finiamo per ridurre il racconto a una parabola e il personaggio a una maschera. Succede la stessa cosa se scriviamo con una trama in testa: perché la storia vada dove deve andare incateniamo il personaggio alla sua funzione narrativa, come una ruota dentata che si incastra con le altre per far girare la macchina del racconto. Ma nessuno di noi accetterebbe un destino così misero, o sbaglio? Allora amare il personaggio può voler dire liberarlo dalla schiavitù del ruolo, cercare la sua verità invece di imporgli la nostra.Due: non si ama un personaggio giudicandolo, né ridendo di lui. Quando lo osserviamo stare al mondo dovremmo accantonare l’ironia insieme ai nostri principi morali. Lui mente, ruba, tradisce i suoi amici, va a letto con la moglie di suo fratello, o meno romanticamente compra una villetta a schiera, colleziona i punti del supermercato, adula il suo capufficio per fregare un collega; e a noi in quel momento sembrerà l’unica scelta possibile, perfino la più giusta. Se non sappiamo vedere il mondo come lo vede lui faremmo meglio a cambiare mestiere: «La narrativa si occupa dell’essere umano e noi siamo fatti di polvere», diceva Flannery O’Connor, «non mettetevi a scrivere se avete paura di sporcarvi le mani».Tre: non si ama un personaggio pensando di sapere, fin dall’inizio, tutto di lui. Chi è, quali segreti nasconde, che cosa lo metterà in crisi, come si comporterà nei momenti decisivi. Scrivere è un percorso di esplorazione: se amiamo un personaggio accettiamo di affrontare la sua complessità e interrogarci sulle sue scelte; se siamo onesti con lui può capitare che ci sorprenda, come quando scopriamo di un amico qualcosa che non sapevamo. Ecco perché, in narrativa, la coerenza non è una virtù. Nella vita non saprei: un uomo in carne e ossa si contraddice e cambia idea, sbaglia, chiede scusa oppure no, racconta bugie per giustificarsi e soffre di sensi di colpa, ed è difficile prevedere che cosa farà davanti alla paura, alla rabbia, al desiderio sessuale, alla possibilità di mettersi in tasca una fortuna. Alla resa dei conti siamo esseri dal comportamento misterioso. Se amiamo i nostri personaggi, concediamo loro un po’ di quel mistero. Leggi tutto su Minima e MoraliaL'altra è la storia a puntate che Dario sta pubblicando in questi giorni e ancora non è finita, è bellissima e avvincente, mette insieme le regole della favola di Propp e Rodari e il dariese puro e tutto quello che dice Cognetti sull'amare il proprio personaggio, anche se non poteva saperlo, Dario, e son sicura che non l'ha letto. Ma le cose vere, i giusti le sanno."Calogero si tu?""E cu pogghiessiri o ma'?" La domanda è sempre la stissa però Calogero lo capisce che qualcosa non quadra. Che la sentita tante volte quella frase eppure oggi è diversa. E infatti arriva una cosa nuova. Una cosa che lui non ciaveva pinsato che potesse accadere. Leggi tutto su Solo Testo.