La Donna Camel

Ma chi ti credi di essere, a voler scrivere?


Ancora una poi basta. Citazione, intendo. Si vede che sono un po' spompata io e non ci ho voglia, che sto dedicandomi troppo a altre cose, o che il mio Feedly pesca bene, o che ne so. Mi pare che ci sono i giro dei bei pezzi che vale proprio molto la pena di leggere. Questo qui di Paolo Nori te lo dedico. Io Paolo Nori l'ho conosciuto quando era uscito Bassotuba non c'è, ero andata alla fiera del libro di Torino e alla presentazione lui non c'era, gliel'avevan fatta in contumacia perché aveva avuto un tremendo incidente in macchina, era all'ospedale e ci è stato un bel po', tanto è vero che dopo ci ha scritto un altro libro sopra ma io non l'ho letto.Ti ricordi?"In questo periodo sto provando a scrivere un libro che si intitola Scuola elementare di scrittura emiliana per non frequentanti. Allora lunedì mattina, mi son seduto al tavolo, stavo per cominciare a scrivere, ho sentito una voce, dentro la testa, che mi diceva «Ma cosa vuoi scrivere? Ma chi ti credi di essere, a voler scrivere? Ma non ti rendi conto che sei solo una merda e che non hai nessuna speranza di essere altro?». E mi sono fermato, nella scrittura, ho fatto due conti, ho pensato che eran diciassette anni, che sentivo quella voce lì. E mi è venuto in mente, lunedì mattina, di una volta, diciassette anni fa, che ero a Parma, in via Cavour, in mezzo alla gente, avevo sentito uno che diceva «Oh, deficiente!», e mi ero voltato convinto che chiamasse me; e mi ero acconto che io, di questo fatto, ero contento; e all’inizio subito non capivo come mai, questa contentezza nel momento in cui mi rendevo conto di avere un’autostima, se così si può dire, ai minimi storici, e dopo a pensarci ho pensato che scrivere, per me, io per mettermi a scrivere, ero già grande, avevo più di trent’anni, per provare a scrivere io avevo dato le dimissioni da un lavoro normale, responsabile amministrativo di una joint venture franco-italiana che lavorava al metanodotto Artère du midi, nel sud della Francia, e ero nel mondo, dentro un organigramma, ero lì, a metà strada, impegnato a salire, e scrivere, per me, aveva voluto dire uscire dall’organigramma, venirne fuori, rifiutare l’idea che dovevo sforzarmi per essere più bravo, più furbo, più ricco degli altri, aveva voluto dire, in un certo senso, aver la patente del deficiente, per questo forse ero contento quando mi ero girato a sentire «Oh, deficiente», mi è venuto in mente lunedì mattina. E, a pensarci, ho pensato che quella voce lì che mi chiedeva chi mi credevo di essere e che mi ricordava che ero solo una merda e che non avevo nessuna speranza di essere altro era una voce della quale io, forse, avevo bisogno, e lunedì sera, poi, che ero a Milano a fare una cosa, mi è venuto in mente quello che ha scritto una volta Beckett, che ha scritto che la speranza è un ciarlatano che non fa che imbrogliargli e che lui, Beckett, aveva cominciato a star bene quando l’aveva persa, e che la frase che Dante ha messo sulla porta dell’inferno, Lasciate ogni speranza o voi ch’entrate, lui l’avrebbe messa sulla porta del paradiso. E dopo, lunedì notte, mi è venuto in mente lo scrittore russo Viktor Šklovksij che diceva che ogni volta che cominciava a scrivere un libro aveva l’impressione che scrivere quel libro lì fosse un compito al di sopra delle sue possibilità. E poi ho pensato che era ora di andare a dormire."http://www.paolonori.it/lunedi-mattina-lunedi-sera-e-lunedi-notte/