La Donna Camel

"Una poesia su Platanìa" (dieci quartine) di Antonio Koch


Vorrei spendere due parole sulla presentazione del nuovo romanzo di Federico Platania edito da oh Cristo non ce la faccio. Sono una brutta persona. Stanotte ho sognato delle linci. Ero a casa di Philippe Starck, non c'era nessuno, volevo raccontare la presentazione di Platania ma a un certo punto andava via la corrente. C'erano delle vetrate. Andava via la corrente e le vetrate si infrangevano senza rumore e entravano delle linci. La presentazione era a Milano alla Feltrinelli di fianco al teatro dove c'era Elio Germano e una gran folla e dei megaschermi dove proiettavano dei monologhi di Di Pietro. C'era una ragazza "bella" o "sexy" che intervistava Platania alla Feltrinelli. Non conosco le parole. Scrivo, ma le parole, non so cosa vogliono dire. La mia vita fa schifo perché sono una persona cattiva. C'era uno, hanno chiesto se c'erano domande, c'era uno che ha detto: "Io leggo Tolstoj, ma Tolstoj, mentre lo leggo capisco che sono scemo, non capisco quello che scrive Tolstoj." Platania ha detto che è normale, ha detto che leggere uno pensa che basta prendere un libro e mettersi lì a leggere, ma non è così, non è affatto così, ha detto Platania. E' una faccenda molto più complicata, leggere, ha detto Platania. Poi raccattavo una lince, nel buio lì a casa di Philippe Starck, la prendevo in braccio, era soffice, la buttavo di fuori. Poi ne prendevo un'altra e buttavo fuori anche quella. Ma ce n'erano altre, nel buio, che non sapevo dov'erano. Quella ragazza che intervistava Platania continuava a dire di spostarsi più avanti, che c'erano posti liberi, venite a sedervi davanti, diceva, qualcuno venga a sedersi davanti. Nessuno è andato a sedersi davanti. Platania ha detto qualcos'altro rivolgendosi direttamente all'uomo che leggeva Tolstoj ma non si è capito perché il microfono non funzionava bene. "Cosa?" ha detto l'uomo che leggeva Tolstoj. Platania sembrava seccato. "Rudi alla meta" disse fra sé