La Donna Camel

Confesso che ho camminato


Ho cominciato in agosto, non so dire con precisione la data esatta e nemmeno contare il numero di passi perché ci pensava Massimo e io ero ancora ignara. La prima volta solo due o tre chilometri, forse l'ha detto tornando dalla stazione, forse dall'esselunga di viale Zara. La seconda qualcosina in più, arrivati sotto casa mia gli avevo chiesto io, quanto abbiamo fatto oggi? Quattro chilometri, caspita, mi sembrava tantissimo.Il sabato mattina non mi aveva chiamato. Sono uscita da sola ma ormai il tarlo si era insediato, volevo sapere anche io e mi sono scaricata Pacer, una a caso che ho trovato su Play store.Ho camminato tutti i giorni, ho camminato a Milano e ho camminato in vacanza, ho misurato l'asfalto bollente - ma cercavo di stare dalla parte dell'ombra - e i sentieri nel bosco, le spiagge del lago, le vecchie pietre del borgo, campanili e muretti coperti di muschio.Ho rifatto le vie che conoscevo, magari ci ero passata in bici o in auto o in tram e questa volta ho apprezzato infiniti particolari che la velocità mi aveva precluso, ho annusato il profumo delle cucine, l'aroma sparso dalla finestra del primo piano o dal retrobottega del panettiere ancora aperto, l'erba tagliata, la terra bagnata dai portinai in calzoncini corti e zoccoli.Ho camminato e sentito sotto le suole le asperità della strada, la ciclabile così elastica e liscia che accarezza i polpacci, i sassolini del parco e la polvere, le mattonelle, i sampietrini, i quadrelli sconnessi, a volte anche cemento, sempre grigio, sporco.Ho camminato e guardato le vetrine, gli orti nascosti dietro una porticina, i giardini sontuosi dietro un portone in centro, le panchine scritte e i graffiti, gli alberi, tanti alberi, le aiuole, l'erba. Ogni giorno ho fatto almeno una foto, anzi ho fatto tantissime foto, primo piano di un fiore, campo lungo di un prato, cieli azzurri e vecchi palazzi.Ho camminato nel silenzi delle vie deserte, in mezzo alla strada e sul marciapiede, lungo il naviglio con il sottofondo delle cicale, trasalendo per il richiamo improvviso di un'uccello acquatico, nessun cane abbaiava in lontananza.Ho bevuto alle fontanelle, ho riempito la mia borraccia alla macchina dell'acqua, ho mangiato frutta, le banane portate da casa, bacche selvatiche quasi mai.Ho consumato le scarpe e adesso il ditone vorrebbe uscire, si intravede dietro la stoffa lisa, dovrò separarmene e mi spiace, erano scarpe di poco prezzo ma la suola era spessa, assorbiva la fatica mentre la tomaia era sottile e mi lasciava respirare.Le vacanze sono finite, anche l'estate è quasi finita e manca proprio poco al tempo degli stivali. Ci ho fatto caso, mancano nove a mille e poi basta: le cose finiscono signora mia, bisogna farsene una ragione.Non ne ho voglia ma sono pronta, procediamo.