La Donna Camel

Capitolo nono: Si torna a casa


(Le puntate precedenti nel box in alto a sinistra) Ed eccoci sulla via del ritorno: passati senza problemi i 1700 chilometri di deserto ci fermammo ancora all'oasi di Ghardaia dove, sempre per merito degli intrallazzi di B fummo invitati tutti quanti nella casa di una famiglia. Erano benestanti, si poteva capire dalla televisione accesa, appoggiata sull'unico mobile dell'appartamento. Per il resto c'erano solo tappeti, anzi stuoie, con sopra dei materassi. Nel cortile interno era montato un telaio a mano dove la giovane moglie annodava tappeti. Il nostro ospite aveva un furgone con cui trasportava la sabbia del deserto nei cantieri e questo gli consentiva un buon tenore di vita, salvo il problema di reperire i pezzi di ricambio per il camion che da quelle parti erano merce rarissima. La moglie si mostrò a noi senza il velo di solito obbligatorio per uscire di casa. Noi europee spesso venivamo additate e a volte insultate per esserne sprovviste. E pensare che i primi giorni andavamo in giro in calzoncini corti o addirittura in costume. Persino dentro il villaggio turistico di Tamanrasset il due-pezzi era disdicevole e l'anziano gestore pregò M di far coprire la sua donna perché la vista di tanta nudità lo metteva di per sé in peccato mortale. Rivolgersi direttamente a me? Neanche parlarne… Mangiammo il cus-cus fatto in casa tutti seduti per terra sulle stuoie. Il cibo era servito in grandi catini di smalto dai quali attingevano con le mani vari commensali. Ognuno scavava un buchetto nel cus-cus dalla sua parte e ci appoggiava dentro dei pezzi di carne di pecora o capra dal sapore molto forte che erano serviti a parte. Se non altro non c'erano i piatti da lavare, alla fine! E poi c'era la cerimonia del the alla menta. Fortissimo, verde scuro e molto dolce, veniva servito dentro bicchierini come quelli da liquore. Non sapeva proprio di the ma era abbastanza buono. Avevamo intenzione di finire la vacanza sul mare come da promessa e questo ci porto' su un percorso leggermente diverso per consentirci di fare una breve tappa ad Algeri. Prendemmo delle camere in un albergo ma passammo quasi tutta la notte a far la guardia alle macchine, dato che i ladri erano assai rinomati. Infatti nei brevi attimi in cui ci siamo riuniti per decidere il da farsi hanno rubato qualcosa dall'auto di certi francesi appena conosciuti. Poi al mare ci siamo andati davvero, in un bel campeggio a Tabarca, in Tunisia. E su quella settimana si potrebbe scrivere un'altra storia. FINE Che fine hanno fatto tutti quanti? Io e M ci siamo sposati l'anno successivo. Ma dopo mezza vita e un paio di figli ci siamo separati. B e J, che erano già sposati alla partenza, si sono separati dopo un po' di anni e ora sono entrambi risposati con altre persone. La sorellina di J si è sposata pure lei con qualcuno che non aveva partecipato alla spedizione: mi risulta che siano ancora insieme, sarà un caso? I due giovanotti tedeschi sono venuti qualche volta a trovarci dalla Baviera, ma ormai sono passati molti anni. Di tutti gli altri non si hanno più notizie.