La Donna Camel

Booktrailer


Giovedì sera sono stata alla Sherlockiana, la Libreria del giallo in via Peschiera a Milano a vedere una cosa interessante che non so bene come definire ma so già come chiamare: booktrailers. Una nuova forma di marketing? Una contaminazione? Il libro per dummies? Una quinta di copertina? Il booktrailer è tutte queste cose e forse anche altro, o lo sarà. Non che sia un'invenzione nuova: giovedì sera abbiamo visto, tra gli altri, un video "storico", il booktrailer di Gioventù cannibale, prodotto una dozzina di anni fa quando era uscita questa raccolta per Einaudi Stile libero. La novità, o la truada, è tutta nella potenzialità di propagazione che dieci anni fa ce la sognavamo. Difatti quel booktrailer non l'avevo mai visto, era più facile vedere di persona gli scrittori che in televisione, figuriamoci un filmatino dedicato a un libro: i minuti costano, altro che Carosello. Ma oggi è diverso, lo sai se no non saresti qui. Ne hanno mostrati una decina, abbastanza rappresentativi di tutto quello che si potrebbe fare o non fare: quelli che assomigliano ai classici trailer dei film, con gli attori, le voci, le musiche e gran profusione di mezzi, venti o trentamila euro per dire, quelli che assomigliano ai video musicali con solo rapide sequenze di immagini fisse e titoli e voci, toni ironici o toni seriosi, intento promozionale spinto o atmosfere rarefatte e suggestione delicata, spot o cortissimi da cineforum, produzioni commerciali o giochi d'arte fatti in casa con cento euro. Dopo ogni video l'autore del libro e/o il regista e/o l'editore raccontavano brevemente la rava e la fava. Insomma, bella serata, perché i discorsi erano concisi per dare spazio a tutti, gli sbrodolamenti pochi e i contenuti densi. E poi c'è Tecla Dozio, una persona straordinaria che ha trasformato un esercizio commerciale in casa. E' così che ci si sente lì: a casa. E' il booktrailer un mezzo per convincere i lettori deboli? No, non credo. Chi non legge non leggerà di più per aver visto un filmettino di due minuti. E' invece un mezzo efficace per promuovere la piccola editoria, quella che non tappezza le vetrine, che non ammucchia pile vicino all'ingresso, che non raccoglie recensioni sui grandi giornali: il viral marketing funziona e costa poco. Questo è quello che penso io, s'intende. Senza voler smontare nessuno.
Hanno proclamato un vincitore e io ho proclamato il mio, comprandogli il libro: Niente baci alla francese di Paolo Roversi edizioni Mursia (qui il relativo trailer eccetera). Un giallo classico con giornalista investigatore, scrittura leggera leggera, senza pretese, l'ho letto in un soffio, ambientato a Milano e Parigi, soprattutto Milano con tutti i riferimenti, le vie, i locali, insomma i miei luoghi. E mi è rimasta una voglia di provare, di sperimentare o almeno di pensarci su. Perché no?