La Donna Camel

Perché una rosa


Morta. Stecchita. Tutte le foglie secche, grigie. La mia rosa rosa. Non perché una rosa è una rosa, ma perché era rosa, non rosa dalle bestie parassite, era rosa come un romanzo di poca cosa, la mia rosa. Che peccato, mi dicevo mentre tagliavo col tronchese. Crac facevano i rami. Con i guanti affastellavo, mi dispiacevo. Non una gemma, non una fogliolina. Solo fronde secche e grigie. Era un mese fa. Ne ho fatto una fascina, l’ho legata con lo spago e l’ho portata al cassonetto. Che ci faccio ora con quegli stecchi? mi dicevo da sola. Tutta la verzura che mi proteggeva dagli occhi dei vicini. Ora siam nudi sul terrazzo. Dovrò metterci qualcosa. Prima o poi ma non adesso, mi dicevo. Le rose son forti, son le più forti. Non ci credo che sia andata. Mi sembrava di vedere un po’ di linfa, certi rami sembravano elastici, faticosi da tagliare. E poi vedremo. Acqua ogni sera e poi vedremo. Sfoltire più che si può e sperare. E il sole, e il tempo, e l’acqua. E quella che sembrava una spina, a guardar bene, forse forse, e il giorno dopo un po’ più lunga, e più grossa, e poi due e tre e cinque e oggi eccola qui, la mia resuscitata, tutta piena di foglie e rametti nuovi rossi e marroni. Il verde arriverà poi. E le rose.
(in primo piano nella telefoto le foglie nuove)