La Donna Camel

Chi sa non parla, chi parla non sa


La negazione più radicale per un autore è comunque la decisione di non scrivere. O, almeno, di non scrivere più: naturalmente, pur potendolo e sapendolo fare. Bartleby e compagnia di Enrique Vila Matas (Feltrinelli 2002) enumera una lunga serie di scrittori che cercarono di avvicinarsi a questo limite. Smettendo di raccontare storie e di descrivere il mondo. Creando una metaletteratura che si rivolge a se stessa, come nei Sei personaggi in cerca di autore di Pirandello. Scrivendo dell'impossibilità di scrivere, come in Perché non ho mai scritto nessuno dei miei libri di Marcel Bénabou o nella Bibliografia dei libri mai pubblicati o mai scritti di Blaise Cendrars. Rifugiandosi nella concisione, sul modello degli haiku giapponesi o delle kennigar islandesi. Privilegiando l'oralità alla scrittura, come gli antichi saggi da Socrate a Buddha. E infine preferendo il silenzio alla parola, secondo il motto del Tao Te Ching: "Chi sa non parla, chi parla non sa".Ma forse la vera negazione della letteratura è oggi il clamore mediatico di anticipazioni, pubblicazioni, presentazioni, recensioni, reclamizzazioni, sponsorizzazioni, premiazioni, traduzioni, riedizioni e riesumazioni che accompagna il mercato editoriale.Le qualità umane e letterarie necessarie per emergere nel gran circo dell'editoria, o anche solo per sopravvivervi, garantiscono da un lato il suicidio dell'autore e dall'altro l'omicidio dell'opera, e portano a credere che abbiano ragione coloro che affermano negativamente: Tempus est tacendi.
(Da una dritta della midnait: cito un libro prima ancora di averlo letto, sulla parola!)