La Donna Camel

Coach


Dal blog del mio allenatore:1) Secondo te è possibile insegnare a scrivere? Se sì, che cosa?Forse sarebbe meglio chiederci: si può insegnare a fare arte? O al contrario: perché insegniamo a dipingere, a suonare, a recitare, e dubitiamo che si possa insegnare a scrivere, come se lo scrittore dovesse essere l’unico artista autodidatta? Naturalmente, la scrittura non è solo una tecnica. Dunque non è come insegnare a nuotare o a guidare la macchina. Ma scrivere richiede strumenti che possono essere trasmessi, o almeno perfezionati: prima di tutto saper leggere bene, cioè capire come funzionano le storie che leggiamo. Imparare a riconoscere i modelli che possiamo utilizzare scrivendo. E poi avere a disposizione un ambiente ricettivo e uno sguardo critico, onesto e competente sul nostro lavoro. Non è poco, non ti pare? Diverso è chiedersi se tutto questo basti per fare uno scrittore. Credo di no, così come non basterebbe per un musicista o un pittore. Per fare un artista servono qualità personali - esperienza, cultura, sensibilità, intelligenza, tenacia, abitudine all’immaginazione - che provengono dalla storia di ciascuno, e che a volte, mistificando, riuniamo sotto il nome di “talento”.2) Di recente a Milano hai avviato un laboratorio di scrittura, che è cosa ben diversa da una scuola o da un corso. Perché? E qual è l'idea che sta alla base di questa esperienza? Quali gli obiettivi?L’idea è quella di mettere a disposizione dell’allievo un ambiente di lavoro. Le nostre non sono lezioni ma incontri, in cui ciascuno porta i suoi testi e li confronta con gli altri. Il mio ruolo è quello di ascoltare, analizzare, identificare i problemi e i punti di forza di una storia, proporre alternative e possibili sviluppi, con tutta l’intelligenza di cui sono capace, e con l’esperienza che viene dal mio lavoro di scrittore. Dimenticavo di dire che il laboratorio è incentrato sul racconto breve. Non scriviamo romanzi né poesie né saggi, ma racconti di narrativa, perché è la forma che conosco meglio e su cui sento di avere delle cose da dire. Il laboratorio dura tutto l’anno. È importante che non finisca dopo qualche lezione, come succede di solito. Per usare un’altra immagine, è come se uno amasse correre, e volesse migliorarsi nella corsa, ma vivesse in città e non riuscisse a organizzarsi tra il lavoro, la famiglia e tutto il resto, e di fondo fosse una persona pigra e insicura come tutti noi. Allora io gli metto a disposizione un campo sportivo, un calendario da seguire, dei compagni con cui condividere la fatica e me stesso come allenatore, e la certezza che, se ti piace, puoi andare avanti quanto vuoi. Abbiamo anche grandi bottiglioni di vino, e una piccola biblioteca.