Qualche giorno fa sono andata in biblioteca per ordinare un paio di libri, uno era una raccolta di Mozzi di cui è appena uscita la nuova edizione riveduta e ampliata. Si tratta di Il male naturale e se ne parla parecchio in giro per via di qualche polemica che si era sviluppata ai tempi della prima uscita, nel 98. L'altro era Centuria di Manganelli, di cui aveva accennato ancora Mozzi nelle lezioni qui sotto citate. Insomma, Mozzi sta diventando un mio portolano per la navigazione nella lettura perché si esprime molto, dice cose sensate e spesso sono d'accordo con le sue tesi.E così sono andata nella mia piccola biblioteca di quartiere, che sta a pianterreno di una vecchia scuola elementare a circa dieci minuti a piedi da casa mia. Purtroppo le risorse che la pubblica amministrazione concede a questa miserella istituzione sono al di sotto del minimo sindacale: i vecchi pc con cui si collegano alla banca dati sono quasi sempre inchiodati, sui pochi scaffali i pochi libri risalgono ai tempi in cui qualcuno aveva voglia di spendere per diffondere la cultura, sia pure bassa, quindi quasi mai mi capita di trovare lì il libro che mi serve. L'interprestito con le altre biblioteche della provincia per fortuna funziona, peccato che per richiedere un'opera sia necessario presentarsi di persona sul posto, non essendo possibile nessun tipo di prenotazione telefonica o telematica (l'efficienza del servizio bibliotecario di altre province non sanno nemmeno cosa sia quei poveri impiegati messi lì a ticchettare davanti ai monitor del secolo scorso, e del resto, pure se dico Adelphi mi chiedono se è un libro o un dvd...)E così, come dicevo all'inizio della divagazione, qualche giorno fa sono andata a ordinare i due libri, numero massimo concesso, e già che c'ero ho curiosato un po' tra gli scaffali. Ho trovato un'altra raccolta di Mozzi, Fiction, che mi sono subito accaparrata e poi ho guardato se c'era qualcosa di Vargas Llosa, pensando che magari il nobel avesse scosso un po' di polvere dalla lista ammuffita dei nuovi acquisti che, pur raramente, dovevano ben pianificare. Illusa. C'era solo un volume con la copertina arancione un po' sbertucciata, Il caporale Lituma sulle Ande. Lo prendo, meichegnent, pensando di sfogliarlo nell'attesa dell'arrivo degli altri due tomi: tre quattro giorni, han detto. Di Vargas Llosa avrei voluto leggere le avventure della ragazza cattiva, un po' più moderno come uscita e più curioso come titolo, che mi era anche stato consigliato da un'amica, ma non c'era. Pazienza. Invece del caporale Lituma non avevo mai sentito niente, non lo nominavano nemmeno nelle solite bibliografie giornalistiche.Nei giorni seguenti ho sbocconcellato Fiction, che mi è sembrato niente male, e poi finalmente gli altri due che erano arrivati. Lituma stava sotto la pigna sul comodino, non so nemmeno io cosa mi abbia spinta a prenderlo in mano, forse la frana causata dal passaggio di Strillo gatto maldestro.Già dalle prime pagine mi sono ricordata i motivi per cui avevo tanto amato questo autore. Copio quel che ho scritto su anobii durante e dopo la lettura:
La fiducia è una cosa seria
Qualche giorno fa sono andata in biblioteca per ordinare un paio di libri, uno era una raccolta di Mozzi di cui è appena uscita la nuova edizione riveduta e ampliata. Si tratta di Il male naturale e se ne parla parecchio in giro per via di qualche polemica che si era sviluppata ai tempi della prima uscita, nel 98. L'altro era Centuria di Manganelli, di cui aveva accennato ancora Mozzi nelle lezioni qui sotto citate. Insomma, Mozzi sta diventando un mio portolano per la navigazione nella lettura perché si esprime molto, dice cose sensate e spesso sono d'accordo con le sue tesi.E così sono andata nella mia piccola biblioteca di quartiere, che sta a pianterreno di una vecchia scuola elementare a circa dieci minuti a piedi da casa mia. Purtroppo le risorse che la pubblica amministrazione concede a questa miserella istituzione sono al di sotto del minimo sindacale: i vecchi pc con cui si collegano alla banca dati sono quasi sempre inchiodati, sui pochi scaffali i pochi libri risalgono ai tempi in cui qualcuno aveva voglia di spendere per diffondere la cultura, sia pure bassa, quindi quasi mai mi capita di trovare lì il libro che mi serve. L'interprestito con le altre biblioteche della provincia per fortuna funziona, peccato che per richiedere un'opera sia necessario presentarsi di persona sul posto, non essendo possibile nessun tipo di prenotazione telefonica o telematica (l'efficienza del servizio bibliotecario di altre province non sanno nemmeno cosa sia quei poveri impiegati messi lì a ticchettare davanti ai monitor del secolo scorso, e del resto, pure se dico Adelphi mi chiedono se è un libro o un dvd...)E così, come dicevo all'inizio della divagazione, qualche giorno fa sono andata a ordinare i due libri, numero massimo concesso, e già che c'ero ho curiosato un po' tra gli scaffali. Ho trovato un'altra raccolta di Mozzi, Fiction, che mi sono subito accaparrata e poi ho guardato se c'era qualcosa di Vargas Llosa, pensando che magari il nobel avesse scosso un po' di polvere dalla lista ammuffita dei nuovi acquisti che, pur raramente, dovevano ben pianificare. Illusa. C'era solo un volume con la copertina arancione un po' sbertucciata, Il caporale Lituma sulle Ande. Lo prendo, meichegnent, pensando di sfogliarlo nell'attesa dell'arrivo degli altri due tomi: tre quattro giorni, han detto. Di Vargas Llosa avrei voluto leggere le avventure della ragazza cattiva, un po' più moderno come uscita e più curioso come titolo, che mi era anche stato consigliato da un'amica, ma non c'era. Pazienza. Invece del caporale Lituma non avevo mai sentito niente, non lo nominavano nemmeno nelle solite bibliografie giornalistiche.Nei giorni seguenti ho sbocconcellato Fiction, che mi è sembrato niente male, e poi finalmente gli altri due che erano arrivati. Lituma stava sotto la pigna sul comodino, non so nemmeno io cosa mi abbia spinta a prenderlo in mano, forse la frana causata dal passaggio di Strillo gatto maldestro.Già dalle prime pagine mi sono ricordata i motivi per cui avevo tanto amato questo autore. Copio quel che ho scritto su anobii durante e dopo la lettura: