Creato da LaDonnaCamel il 16/09/2006
Il diario intimo della Donna Camèl con l'accento sulla èl
 

 

il giro d’Italia a casa mia

Post n°1048 pubblicato il 28 Maggio 2017 da LaDonnaCamel
 

Stamattina mi ha chiamato Massimo, sai che c’è il giro d’Italia in via Cagliero? hanno chiuso tutte le vie: Piazza Farina, Via Vassallo, Piazza Carbonari…

Giro d'Italia 100 ^ edizione

Io e lui siamo curiosi delle cose che succedono nel mondo, se poi son qui vicino ci diamo una voce l’uno con l’altra, siamo sempre pronti per questo genere di esperienze, cogliere l’attimo è il nostro stile di vita, non voglio dire la nostra filosofia perché sarebbe anche troppo: non stiamo mica lì a pensarci su. Io lo sapevo che il giro d’Italia passava di qui, l’avevo sentito alla televisione e poi anche in tram dicevano che c’erano le strade chiuse e le line deviate. Anche adesso, mentre sto scrivendo, sento suonare i clacson e ancora non sono partiti da Monza quelli fighi.

Ma qualcuno è partito perché li abbiamo visto passare un po’ alla volta, solitari o a piccoli gruppetti, andavano piano come fosse una passeggiata e questa è una cosa che mi sono sempre domandata: chi glielo fa fare a questi delle retrovie, che nemmeno sono gregari ma fanno lo stesso una gran faticata. Il giro d’Italia è arrivato alla sua centesima edizione e si vede che interessa sempre, è una cosa del passato che funziona ancora, muove un sacco di persone, interessi e soldi e anche altro, forse.

Il ciclismo è un fenomeno per me difficile da capire, una specie si serpentone con due teste: da una parte ci sono quelli famosi, con i soldi e le accuse di doping, le grandi prestazioni atletiche, gli imbrogli smascherati o sospettati che getta una brutta luce sulla faccenda. Dall’altra parte c’è la passione e la fatica, la lotta contro i propri limiti, il sudore e l’acido lattico e i crampi e le cadute e tutto quello che non so di uno sport umile e diffusissimo.

Giro d'Italia 100 ^ edizione

Quante persone muove il carrozzone del Giro d’Italia? Penso al fatto che una volta era l’unico modo per far conoscere un borgo o una località, penso alle scritte per terra fatte con la vernice bianca sulla camionabile della Valtellina, Papà cosa vuol dire GIMONDI?

Vai che sei solo! ma cosa vuol dire oggi? Non lo so cosa vuol dire, faccio le foto per fermare questo momento come tanti altri, confesso che visti a uno a uno o comunque in gruppetti sgranati non fanno sognare: la gente attraversa la strada passando sotto le strisce bianche e rosse come quelle che delimitano la scena del crimine e non si voltano nemmeno a guardare. Ma quando passano tutti insieme col  gruppone è un’altra cosa, lo sanno quelli che sono già in piazza duomo ad aspettarli.
Giro d'Italia 100 ^ edizione

(Questa foto la dedico a Lele e lui sa perché)

 
 
 

Quando mi svegliai il dinosauro era ancora lì

Post n°1047 pubblicato il 21 Maggio 2017 da LaDonnaCamel
 

 

Io e il dinosauro

Ieri sono stata a uno dei matrimoni più divertenti del mondo: tanto per darti un'idea quella con me nella foto era la sposa.

La sposa è per prima cosa amica di mia figlia, va detto, ma è anche amica mia e amica della Donna Camel infatti il suo blog è lì sulla colonna e si chiama Il Coniglio della moda: se lo vai a spulciare un po' indetro potrai trovare tutte le anticipazioni sull'organizzazione del matrimonio che, come forse avrai già capito mio arguto lettore, era a tema dinosauri: i menù disegnati da lei, i bigliettini delle bomboniere e i segnaposti, perfino le statuine sulla torta. I disegni originali si trovano sul suo sito. Per fare la mia parte col regalo le ho mandato questo augurio musicale.

Tutto questo ti ricorda qualcosa? Giusto! È lei che ha fatto tutti i disegni di Chiamami quando diventa verde libro illustrato che ho prodotto qualche anno fa con i testi di Alessio Sala.

La mia amica è un vulcano di idee e beato chi la sposa!

 

 

 
 
 

Cannelloni pasqualini

Post n°1046 pubblicato il 16 Aprile 2017 da LaDonnaCamel
 

Mi è sempre piaciuto essere membro di qualche cosa, si vede che ho il senso del branco. Alla fine si ricava sempre più di quanto si dà, come minimo si imparano cose, si conoscono persone spesso straordinarie anche senza per forza fare beneficenza in senso letterale. Per un certo periodo ho partecipato a un gruppo di coordinamento della scuola di vela di Caprera, avevo un po' di tempo da dedicare e mi è rimasto un bel ricordo. Ero la più giovane: sposata da poco non avevo ancora figli mentre gli altri erano persone più che adulte: imprenditori, super manager di grandi aziende, persone che avevano avuto successo nella vita, una era già nonna, ma che nonna e skipper in una volta! Già da come si svolgevano le riunioni si poteva imparare, durante le uscite in barca, nelle cene a casa di uno o dell'altro: è lì che mi hanno insegnato a fare i cannelloni di magro, un piatto che non cucinavo da troppi anni, ma oggi mi è venuta voglia ed ecco come ho fatto.

Ho preso gli spinaci freschi già puliti e lavati, alla fine è anche più comodo di quelli surgelati, ma sono molto più buoni. Ho imparato che è meglio buttarli nell'acqua bollente già salata, bastano due minuti. Poi vanno scolati e premuti bene per togliere tutta l'acqua.

 

cannelloni

La ricetta delle crepes è quella che uso sempre: 3 uova, 250 grammi di farina, mezzo litro di latte, una bella noce di burro e un pizzico di sale. Il burro lo faccio fondere e lo metto nella pastella, uso una bella padellina che non attacca col fondo spesso e non serve altro condimento. È importante lasciare riposare il composto un'oretta prima di cuocerle.

crepes

Ho saltato gli spinaci in padella con un bel pezzo di burro e poi li ho tritati grossolanamente,  li ho messi in una ciotola con una bella ricottina, un uovo, una grattata di grana e un po' di pangrattato. Ho rollato le crepes con dentro il ripieno e le ho disposte in una teglia, tutte in filla in uno strato solo.

 

crepes

Infine besciamella come se piovesse: ho ricoperto il tutto e mi è bastato un pacchetto da mezzo chilo. Ho anche spolverato la superficie con altro formaggio grana: neve sopra la pioggia.

 

crepes

Ecco il risultato dopo una mezzorata di forno piuttosto caldo: mi sa che scotta di più da una parte che dall'altra, ma in fondo che importa?

 

crepes

Erano buonissimi!

  • 500 gr spinaci freschi
  • 250 gr ricotta
  • 3 uova + 1
  • 250 gr farina
  • 1/2 litro latte
  • 1/2 litro besciamella
  • 50 grammi burro 
  • formaggio grattugiato, pane grattugiato, sale qb

 

 
 
 

Chi scrive lo sa

Post n°1045 pubblicato il 07 Aprile 2017 da LaDonnaCamel
 
Foto di LaDonnaCamel

C’è stato un periodo della mia vita, collocato su per giù nei dintorni dell’adolescenza, in cui sparavo delle balle colossali, inutili o comunque fini a se stesse ma piene di fantasia. Mi fingevo altro da me con persone incontrate sui treni, inventavo un fidanzato immaginario che cercavo di rifilare alle mie amiche facendole affacciare alla finestra per guardarlo giù in strada, ah no, ha appena girato l’angolo ma un momento fa c’era, mi ha accompagnato fino a qui, non ci credete? Portavo avanti lunghe e ricorrenti conversazioni telefoniche con tizi che non mi conoscevano dicendo che li avevo visti in qualche posto e raccontando fatti e circostanze plausibili ma completamente falsi.
Un’attitudine a raccontare storie che devo aver preso da mia mamma, che me ne raccontava tante quando ero piccola: un conto è leggere una fiaba da un libro, sempre quella con le stesse parole, altra cosa raccontare a braccio, inventando qualche variante ogni volta, aggiungendo personaggi secondari, svolte non previste del canovaccio. Del resto mia mamma più che raccontare, recitava, facendo le vocine e spingendo sulla drammaticità dell’intreccio fino a farmi piangere.
La differenza importante è che in quei casi, pur con la sospensione dell’incredulità che era facilitata dalla fiducia della bimba verso la mamma, il contesto narrativo era esplicito e dichiarato, mentre più tardi io sperimentavo il metodo stanislavskij senza averne mai nemmeno sentito parlare: mi immedesimavo nei personaggi a tal punto da interpretarli nella realtà.
Oggi mi è tornato in mente un fatto legato a un biondino che frequentavo da ragazzina, un giovanotto alto e muscoloso, fisico apprezzabile ma viso un po' comune, occhietti azzurri chiari dallo sguardo vago, labbra sottili, mascella squadrata, tipo il soldato tedesco nei film di una volta, non quello importante ma quello di seconda fila, che va sempre a finire che muore. 
Il biondino, chiamiamolo così che non voglio dire il nome, dichiarava di odiare gli ebrei, un fatto che mi è sempre sembrato assurdo eppure succede, oggi ho letto che nel 2016 sui social sono stati scritti 382 mila post antisemiti, uno ogni 83 secondi: è per questo che mi è tornato in mente il biondino e continuo a non capirne il senso.
In ogni modo il biondino mi faceva una corte assidua purtroppo per lui non corrisposta, mi accompagnava sempre a casa da scuola, facevamo interminabili discussioni di politica ignorante, con tutte quelle frasi fatte dei quindici anni.
Non puoi capire la sua faccia quella volta che, abbassando gli occhi e giocherellando con l’anellino che portavo nel dito medio, gli ho confessato di essere ebrea. Eravamo davanti a casa mia e si è bloccato lì, una mano sul cancello semi aperto - stavo per entrare e si è messo in mezzo. Di colpo è diventato tutto pallido, ha alzato le sopracciglia e gli son venuti gli occhi rossi, poi anche il collo, sotto e dietro le orecchie gli è venuto tutto rosso, con la carnagione chiara che aveva e i capelli così corti la sua faccia era una brochure a colori dei suoi sentimenti. Ha smesso anche di respirare per un minutino, poi ha scosso la testa, no dai no, dimmi che non è vero.
Io ci ho preso gusto, certo che è vero, vedi il mio cognome? è tipicamente ebreo. Ero seria, non sorridevo nemmeno mentre lo dicevo, e il mio naso? tutta la mia famiglia lo è, mio nonno è stato prigioniero in un campo di concentramento…
Si è piegato in avanti come se gli avessi piazzato a tradimento un cazzotto nello stomaco, basta, ha detto con la voce roca. Mi ha aperto del tutto il cancello e si è spostato per farmi passare.
Ho fatto i gradini a due a due e prima di entrare nel portone mi sono voltata. Era ancora lì nella stessa posizione. Gli ho fatto ciao con la mano ma non ha risposto.
Non era di quelli che frequentavano la parrocchia come me, se no l’avrebbe saputo.
Ecco, il pezzo è finito, volevo solo dire che ne ho raccontate ancora per un po’ e poi ho smesso, ma quando scrivo certe volte mi immedesimo così tanto nelle storie che è come se fossero vere bugie e quando passo per strada vicino ai posti dove le ho ambientate, il sagrato della chiesa dove Eleonora raccoglieva il riso, l’edicola dove prendeva il giornale il tranviere che aveva vinto al totocalcio e aveva buttato via la schedina, la casa fantasma dove ero entrata di notte a cercare il mio gatto e poi ero morta, mi tornano in mente quei fatti come se fossero ricordi di cose successe veramente.
Chi scrive lo sa.

 
 
 

Corsi corsi corsi

Post n°1044 pubblicato il 06 Aprile 2017 da LaDonnaCamel
 

 

selfie a mezzago

Ieri sera mi sono fatta un selfie con mezza platea del corso di comunicazione per le organizzazioni no profit, mercoledì prossimo 12 aprile ci sarà la seconda puntata, tutta dedicata a facebook e ai suoi segreti. Fino a esaurimento posti!

Mercoledì 12 aprile - ore 20:00 – 22:30
I social media: Facebook, perché esserci e come fare

Comunicare sui social network la propria associazione, gli eventi, fare rete con i volontari, aumentare la visibilità, Relatore io, per amore di Joomla!Lombardia
Sala Civica della Biblioteca di Mezzago, Via Stefano Biffi, 3

 
 
 

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