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La Luce di Mizar

 
 

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Le suggestive foto dei Sassi che vedete in questo box sono state scattate da Gerardo Fornataro, che mi onora della possibilità di arricchire e valorizzare il mio blog con i suoi lavori.
Grazie Gerardo.


































































































 
 

 

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Il Mito sommerso

Post n°181 pubblicato il 02 Dicembre 2008 da mizar_s_light
 

Tre misteri, per ognuno degli elementi, è il viaggio che ho intrapreso e che spero di portare a termine. Chiuso il capitolo "terra" è la volta dell'elemento "acqua", e mistero e acqua, assieme, vogliono dire una cosa soltanto: ATLANTIDE. Il mito più antico che abbia mai affascinato gli uomini. Una leggenda per gli archeologi, una certezza per chi, ai suoi superstiti, attribuisce la genesi di alcune delle più grandi civiltà del passato. 

Tra le poche testimonianze dell'esistenza di questa magnifica civiltà le più illuminanti sono il Crizia ed il Timeo, scritti
da Platone, vissuto ad Atene tra il 427 ed il 347 a.C..  Il filosofo greco si rifà al racconto di un sacerdote egizio che così, nel Crizia, la localizza:  "Innanzi a quella foce stretta che si chiama colonne d'Ercole (lo stretto di Gibilterra n.d.r.), c'era un'isola. E quest'isola era più grande della Libia (intesa come tutto il nord Africa n.d.r.) e dell'Asia (riferendosi alla penisola anatolica n.d.r.) insieme, e da essa si poteva passare ad altre isole e da queste alla terraferma di fronte. (...)"  
 Il racconto prosegue, e descrive un'isola fertile in superfice e ricca di minerali nel sottosuolo, modellata da un sistema di canali artificiali concentrici che formano un labirinto, al centro del quale sorge la città dominata dal maestoso tempio di Poseidone. Un edificio adornato all'interno da lastre di oro ed oricalco (una lega di rame e zinco n.d.r.) così lucenti da accecare la vista, sotto lo sguardo severo della grande statua del dio del mare, così alta che sembra quasi toccare il soffitto sul suo cocchio di destrieri alati. 
Con il suo potente esercito Atlantide estende il proprio dominio a tutte le isole dell'Atlantico  giungendo, al culmine della sua parabola, a dominare su parte dell'Europa e sull'Egitto. Ma sotto il peso dell'invincibilità e nell'llusione della semi-divinità, il cancro della corruzione demolisce le basi di una società estremamente organizzata e progredita dando inizio ad un lento declino, finché un terribile cataclisma non cancella per sempre l'isola che si inabissa sul fondo dell'oceano, la mano di Zeus che "...vedendo la depravazione nel quale é caduto un popolo cosi' nobile e decidendo di punirlo (...) aduna tutti gli déi..." "...
In tempi posteriori (...), essendo succeduti terremoti e cataclismi straordinari, nel volgere di un giorno e di una brutta notte (...) tutto in massa si sprofondò sotto terra, e l'isola Atlantide similmente ingoiata dal mare scomparve..."

Fin qui quello che racconta Platone, ma altri popoli conservano memorie di un terribile cataclisma che segnò la scomparsa di una grande nazione; i Toltechi del Messico e gli Incas del Perù, i Dakota dell'America settentrionale e finanche i Maya, che  nel libro sacro, conservato nel British Museum, raccontano di un giorno in cui "...si fecero terribili terremoti e continuarono senza interruzione (...) la contrada delle colline di argilla, il paese di Ma, fu sacrificato. Dopo essere stato scosso due volte, scomparve ad un tratto durante la notte...". 

Le ricerche nelle quali diversi "cacciatori di leggende" si sono cimentati non hanno mai dato esiti confortanti. Diversi ritrovamenti casuali hanno rivelato la presenza sui fondali dell'Atlantico di rocce che possono essersi formate solo a contatto con l'ossigeno, diverse teorie che tengono in considerazione la conformazione geologica, la flora e la fauna presenti in Africa, Sud America e sulle isole dell'Atlantico dimostrano che nell'oceano sorgeva un "continente ponte" poi scomparso. E poi piramidi, colonne, palazzi ed interi insediamenti urbani che i sonar, i satelliti ed i robot sottomarini hanno rilevato sui fondali del mar dei caraibi, reperti restituiti dal Mediterraneo a largo di Malta, delle isole Egee e della Calabria, riconducibili ad un tempo in cui la storia ufficiale ritiene che l'uomo fosse ancora alle prese con il fuoco e la ruota.

Se Atlantide è davvero esistita o è solo un'affascinante leggenda nessuno è in grado di stabilirlo, quel che è certo è che i fondali marini nascondono ai nostri occhi tesori e tracce di genti che ignoriamo, che la storia ufficiale non ammette, ma che sono lì, testimoni di un tempo che potrebbe essere ancora tutto da scrivere.


 
 
 
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Un blog di: mizar_s_light
Data di creazione: 08/12/2007
 

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MIZAR

Zeta Ursae Majoris

Dall'arabo Miz'ar (cintura) è la stella centrale del "timone" della costellazione del Grande Carro, porzione dell'Orsa Maggiore e si trova a 60 anni luce dalla terra.
Il suo nome originario era Mirak, fu ribattezzata nel sedicesimo secolo da Giuseppe Scaligero.
Sua compagna inseparabile è Alcor, distante dalla terra 80 anni luce, più difficilmente visibile data la vicinanza ad una stella molto più luminosa, tanto che gli arabi la chiamavano Al-Suha "La trascurata". Nelle notti senza luna e fuori dalle città la si può vedere brillare debolmente, sopratutto se si cerca di non guardare direttamente Mizar. Nell'antichità la capacità di saper individuare nel firmamento le due stelle era considerata segno di buona vista.

I moderni telescopi hanno scoperto che il sistema Mizar-Alcor è tra i più complessi e tra i più affascinanti di quelli conosciuti. Entrambi gli astri infatti si dividono in sistemi multipli, Mizar è in realta una coppia strettissima di due stelle, Mizar A e Mizar B, che sono a loro volta una doppia ed una tripla, Alcor invece è una doppia.

Il motivo per cui Mizar è il mio nick e la luce di Mizar è il nome del mio blog è insito proprio in questa breve descrizione. Il suo sembrare un unica stella alla sola vista essendo in realtà un sistema molto complesso rispecchia la mia personalità ed il mio modo di pormi con gli altri. La prima impressione che trasferisco al mio interlocutore è sempre fuorviante rispetto alla mia vera essenza, la mia personalità è molto variegata e complessa e spesso mi piace "giocare" a far trasparire un lato piuttosto che l'altro. Mi piace essere poliedrico.
La luce di Mizar è una metafora del mio pensiero, perchè come la sua luce è il frutto e la somma delle luci delle stelle che la compongono, così il mio pensiero è il risultato dell'interazione di tutte le componenti della mia personalità.

Ed io non le conosco tutte...

 

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01 Febbraio 2009 - Diga San Giuliano - Matera

 

 

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