TraLeStelleDell'Orsa

Il Mito sommerso


Tre misteri, per ognuno degli elementi, è il viaggio che ho intrapreso e che spero di portare a termine. Chiuso il capitolo "terra" è la volta dell'elemento "acqua", e mistero e acqua, assieme, vogliono dire una cosa soltanto: ATLANTIDE. Il mito più antico che abbia mai affascinato gli uomini. Una leggenda per gli archeologi, una certezza per chi, ai suoi superstiti, attribuisce la genesi di alcune delle più grandi civiltà del passato. Tra le poche testimonianze dell'esistenza di questa magnifica civiltà le più illuminanti sono il Crizia ed il Timeo, scritti da Platone, vissuto ad Atene tra il 427 ed il 347 a.C..  Il filosofo greco si rifà al racconto di un sacerdote egizio che così, nel Crizia, la localizza:  "Innanzi a quella foce stretta che si chiama colonne d'Ercole (lo stretto di Gibilterra n.d.r.), c'era un'isola. E quest'isola era più grande della Libia (intesa come tutto il nord Africa n.d.r.) e dell'Asia (riferendosi alla penisola anatolica n.d.r.) insieme, e da essa si poteva passare ad altre isole e da
queste alla terraferma di fronte. (...)"   Il racconto prosegue, e descrive un'isola fertile in superfice e ricca di minerali nel sottosuolo, modellata da un sistema di canali artificiali concentrici che formano un labirinto, al centro del quale sorge la città dominata dal maestoso tempio di Poseidone. Un edificio adornato all'interno da lastre di oro ed oricalco (una lega di rame e zinco n.d.r.) così lucenti da accecare la vista, sotto lo sguardo severo della grande statua del dio del mare, così alta che sembra quasi toccare il soffitto sul suo cocchio di destrieri alati. Con il suo potente esercito Atlantide estende il proprio dominio a tutte le isole dell'Atlantico  giungendo, al culmine della sua parabola, a dominare su parte dell'Europa e sull'Egitto. Ma sotto il peso dell'invincibilità e nell'llusione della semi-divinità, il cancro della corruzione demolisce le basi di una società estremamente organizzata e progredita dando inizio ad un lento declino, finché un terribile cataclisma non cancella per sempre l'isola che si inabissa sul fondo dell'oceano, la mano di Zeus che "...vedendo la depravazione nel quale é caduto un popolo cosi' nobile e decidendo di punirlo (...) aduna tutti gli déi..." "...In tempi posteriori (...), essendo succeduti terremoti e cataclismi straordinari, nel volgere di un giorno e di una brutta notte (...) tutto in massa si sprofondò sotto terra, e l'isola Atlantide similmente ingoiata dal mare scomparve..."Fin qui quello che racconta Platone, ma altri popoli conservano memorie di un terribile cataclisma che segnò la scomparsa di una grande nazione; i Toltechi del Messico e gli Incas del Perù, i Dakota dell'America settentrionale e finanche i Maya, che  nel libro sacro, conservato nel British Museum, raccontano di un giorno in cui "...si fecero terribili terremoti e continuarono senza interruzione (...) la contrada delle colline di argilla, il paese di Ma, fu sacrificato. Dopo essere stato scosso due volte, scomparve ad un tratto durante la notte...". 
Le ricerche nelle quali diversi "cacciatori di leggende" si sono cimentati non hanno mai dato esiti confortanti. Diversi ritrovamenti casuali hanno rivelato la presenza sui fondali dell'Atlantico di rocce che possono essersi formate solo a contatto con l'ossigeno, diverse teorie che tengono in considerazione la
conformazione geologica, la flora e la fauna presenti in Africa, Sud America e sulle isole dell'Atlantico dimostrano che nell'oceano sorgeva un "continente ponte" poi scomparso. E poi piramidi, colonne, palazzi ed interi insediamenti urbani che i sonar, i satelliti ed i robot sottomarini hanno rilevato sui fondali del mar dei caraibi, reperti restituiti dal Mediterraneo a largo di Malta, delle isole Egee e della Calabria, riconducibili ad un tempo in cui la storia ufficiale ritiene che l'uomo fosse ancora alle prese con il fuoco e la ruota.Se Atlantide è davvero esistita o è solo un'affascinante leggenda nessuno è in grado di stabilirlo, quel che è certo è che i fondali marini nascondono ai nostri occhi tesori e tracce di genti che ignoriamo, che la storia ufficiale non ammette, ma che sono lì, testimoni di un tempo che potrebbe essere ancora tutto da scrivere.