IO E TE...NAPOLI

S.Lucia...


Fortunatina era alta un metro e dieci,massimo un metro e venti,e aveva le gambe a tal punto arcuate (a taralluccio diceva la gente) che gli scugnizzi di S. Lucia,quando la incontravano,le lanciavano una palla di pezza giusto in mezzo ai piedi e gridavano goal ogni qualvolta la palla passava dall'altra parte. Tutti la chiamavano la "storta",anche perchè quando camminava oscillava come un metronomo,tic tac tic tac. La poverina avrebbe potuto avere qualsiasi età: venti anni come cinquanta. Le rughe del viso le conferivano un aspetto da vecchia saggia,mentre gli occhi chiari,celesti,estremamente mobili,non potevano essere che quelli di una giovane. Il suo cognome,Dussich o Tusbich,suggeriva un' origine slava e dava credito alle voci che la volevano fuggita da un baraccone di zingari dove,secondo i bene informati,si sarebbe esibita come "fenomeno vivente". La storta abitava in un basso,un ex deposito di frutta,di proprietà di tale Armando "mezzalengua",fruttivendolo del marciapiede dei poveri: brava persona,di animo gentile,religiosissimo. Mezzalengua aveva una sola paura : che si venisse a sapere in giro che lui era buono,ragione per cui chiese a Fortunatina di non rivelare a nessuno che non si faceva pagare per l'affitto. Il basso,essendo situato sotto una delle tante scalinate del Pallonetto,era poco più alto della sua inquilina e non aveva nè servizi igienici, nè energia elettrica: la cosa comunque non preoccupava la storta più di tanto,anche perchè,in caso di bisogno,c'era sempre "Recchietella",il suo vicino di basso,più noto come " 'o munnezzaro zuoppo",che le imprestava a seconda delle  esigenze ora la toilette,ora il filo elettrico con la lampadina già accesa. Il mestiere di munnezzaro,da non confondersi con quello di scopatore,era all'epoca il livello più basso della nettezza urbana. Il munnezzaro prelevava l'immondizia direttamente nelle case dei cittadini,mentre lo scopatore si limitava a rammazzarla per strada. Inutilmente Recchietella aveva fatto presente che da ragazzo aveva avuto la poliomielite e che con quella gamba fasulla non sarebbe mai riuscito a salire e a scendere le scale con la necessaria rapidità. Gli fu risposto che la promozione la si poteva ottenere solo per anzianità e che lui era ancora troppo giovane. Con il tempo lo scambio di cortesie tra i due vicini di casa i intensificò: la Storta faceva trovare al monnezzaro il suo basso sempre più in ordine,e Recchietella ricambiava lasciando per l'amica,di tanto in tanto,un "bronzo" o un nickel accanto al lumino della Madonna di Pompei. Finchè un bel giorno Fortunatina sparì dal quartiere e nessuno la vide più in giro,nè a chiedere l'elemosina fuori della parrocchia di S.Lucia,nè al borgo marinaro dove in genere caraccolava,come uno scarabeo stercorario tra barche a secco e pescatori,per farsi regalare qualche pesciolino di scarto. Una sera Armando mezzalengua passando accanto al basso di Fortunatina,percepì un lieve rumore quasi un lamento. Bussò con forza e nessuno rispose. Chi stava rinchiuso nel basso della storta? un mendicante? un cane? un gatto? un fantasma? cominciarono ad arrivare i primi curiosi,qualcuno accostò l'orecchio alla porta e, rivolto verso gli altri,disse :"io sento un respiro,una specie di rantolo affannoso". Allora Mezzalengua,fattosi coraggio,forzò la porta del terraneo e nel buio più fitto intravide Fortunatina sdraiata,al centro del locale,su un materasso di stracci e con una pancia enorme: era icinta! Era accaduto l'incredibile:qualcuno si era accoppiato con la storta! E non ci voleva poi tanto a capire chi poteva essere stato questo qualcuno. Il popolino di S. Lucia "fece" subito i numeri :11 'o munnezzaro,33 a storta e 56 la femmina incinta. Non ne uscì nemmeno uno,segno che la storia nascondeva altri significati. " Ma pechè non hai detto niente a nessuno?" la chiese Mezzalengua. "Perchè mi mettevo scuorno(vergogna) per lui" rispose con candore la storta. "Non volevo che si sapesse che aveva avuto il coraggio di fare l'amore con me." La paternità fece bene a Recchietella: nel giro di un paio di mesi fu promosso scopatore. Vederlo rammazzare su e giù per S: Lucia era un vero piacere. Nel frattempo tutta S. Lucia si dava da fare per aiutare Fortunatina. Fu organizzata una riffa,con il ricavato della quale venne comprata una culla e un corredino per neonato. Il bambino nacque sano e bello:aveva le gambe dritte e affusolate e gli occhi azzurri come la madre. Anche Fortunatina era progredita nella scala sociale:ora non faceva più la mendicante,ma lavorava ale dipendenze di "Totonno 'o Venticinque" ed era addetta alle consegne. Tutto stava andando per il meglio quando una domenica d'agosto una tempesta di fuoco sconvolse la città di Napoli: una nave carica di esplosivi scoppiò nel porto,seminando ovunque morte e distruzione. Recchietella proprio in quel momento stava attraversando con la sua motoretta il piazzale del porto per andare alla prima comunione del figlio. Di lui non fu trovato più nulla. Qualcuno andò in chiesa ad avvisare Fortunatina. La Storta non disse nulla: prese il ragazzino e lo affidò al parroco,dopo di che si avviò piano piano,con la sua andatura sbilenca,verso il basso. Quelli che la seguirono raccontano che si chiuse la porta alle spalle e che,subito dopo,il basso si illuminò come se all'interno ci fossero stati cento lampadari da mille candele. Raggi di luce uscivano da ogni dove: dalla soglia e dalle fessure laterali dei portelli. Quando tutto tornò come prima la gente entrò nel basso e non ci trovò più nessuno:Fortunatina era sparita nel nulla. S.Lucia è un quartiere così,un quartiere dove durante le notti d'estate,quando fa troppo caldo per dormire,le donne dei bassi raccontano storie come questa. Cominciano dicendo: "C'era una volta 'na storta e 'nu munnezzaro zuoppo che si volevano tanto bene..." e finiscono con una frase che è più un desiderio che una convizione: "E ora stanno tutti e due con gli angeli:sono alti e forti e corrono come ragazzini sui prati del paradiso".