IO E TE...NAPOLI

PEPPINO RUSSO


Dopo Talete, Anassimandro e Anassagora, abbiamo Peppino Russo di Napoli, nato nel 1921 d.C. e morto nel 1975. Ma vediamo di capire come stanno i fatti. Peppino Russo asserì che tutte le cose del mondo possedevano un'anima, avendola carpita agli esseri umani nel corso della loro esistenza. Il mio incontro con Peppino fu del tutto casuale. Un giorno, per evitare un ingorgo di traffico, m'infilai in un viottolo trasversale e qui mi si parò davanti uno spettacolo incredibile: per un centinaio di metri, tutti gli alberi prospicienti alla strada erano stracarichi di bambole e di giocattoli vecchi. Un bel giorno ecco spuntare da dietro una siepe un uomo con un orsacchiotto spelacchiato fra le mani. Mi fermai. "Buongiorno" dissi, senza scendere dalla macchina."Buongiorno" rispose lui."Mi scusi ma volevo sapere il motivo per cui...cioè volevo dire, sempre se non sono indiscreto, sia chiaro, lei perchè..." "Attacco le bambole agli alberi?" disse don Peppino togliendomi dall'imbarazzo della domanda diretta. "Beh, sà com'è, a volte... la curiosità""Vi hanno già detto che sono pazzo?" "Non proprio" risposi diplomaticamente."Voi credete all'esistenza dell'anima?""Come no!" esclamai. "Insomma, si... volgio dire che... praticamente ci credo"."Non mi sembrate molto convinto"."No, no, ci credo"."Sentite, fate una cosa, parcheggiate la macchina e venite dentro a prendere un caffè".
"Allora don Peppì, mi stavete dicendo che, secondo voi tutte le bambole hanno un'anima.""Voi correte troppo, le cose non stanno in questi termini. Non è che tutti i giocattoli, appena escono dalle fabbriche, hanno subito un'anima. Nossignore, in quel momento sono solo dei semplici oggetti privi di individualità. Come però un bambino comincia ad amarli, ecco che dei pezzi dell'anima di colui che ama si vanno a ficcare all'interno della plastica e la trasformano in materia viva.""Questo per le bambole, ma immagino che la stessa cosa accada per qualsiasi altro tipo di oggetto?""E' logico. L'importante è avere chiaro nella mente che cosa significa per noi vita e che cosa significa morte. Adesso però vorrei farvi una domanda molto personale: avete mai visto il cadavere di una persona alla quale volevate molto bene?"Don Peppino attese per qualche attimo la mia risposta, dopo di che mi si avvicinò con la sedia e riprese a parlare con voce più bassa: "A me è successo con mio padre. Avevo sempre pensato che il giorno della sua morte avrei fatto, come diciamo noi a Napoli, cose 'e pazze, che sarei rimasto distrutto dal dolore. Ebbene non ci crederete: quando tutto questo è veramente accaduto io non ho provato alcuna emozione, stavo lì impalato, senza dire niente, e nel frattempo cercavo dentro di me delle giustificazioni. Mi dicevo: non piango perchè sono intontito, non piango perchè  non riesco a pensare. Nossignore, la spiegazione del mio comportamento era molto più elementare. io mi rifiutavo di riconoscere il cadavere! Quella sagoma lì chiaramente priva di anima, non aveva nulla a che vedere con mio padre. Fu solo il giorno dopo che, entrando nella sua camera, vidi alcuni effetti personali. Vederli e sentirmi prendere dalla commozione fu tutt'uno: finalmente riuscivo a piangere! Ecco dove si era nascosto mio padre: nel plaid scozzese, nella stilografica col cappuccio d'oro, nella poltrona di pelle, nelle tante cose con le quali aveva diviso ogni giorno la sua solitudine." Visto che il caffè non mi era stato ancora offerto, pensai bene di andare in cucina per farlo da me. Don Peppino si limitò a passarmi il necessario."E così anche questa cucina ha un'anima e non solo mia, sia chiaro. E allora mi chiedo: chi ha vissuto in questa casa negli  anni passati? un contadino? un sarto? un assassino? la ripsosta la possiamo avere solo dalle nostre emozioni".Mi guardai intorno ed ebbi l'impressione che mille occhi mi stessero seguendo mentre preparavo il caffè.