IO E TE...NAPOLI

SAN SEBASTIANO...


Nella parrocchia di S. Lucia c'era un gigantesco quadro del martirio di S. Sebastiano. Ricordo ancora le corde che tenevano legato il santo, lo sguardo del martire rivolto verso il cielo e le freccie conficcate nel suo corpo come tanti aghi su un puntaspilli. In particolare, la freccia che pił mi terrorizzava era quella che gli attrversava la gola. Non si trattava di capolavoro, ma non aveva nulla da invidiare al pił raccapricciante film dell'orrore. Don Attanasio, il Parroco di S. Lucia, poi, era ancora pił terribile del quadro. Quando mi confessava, a parte il fatto che sbrigava tutta la faccenda in piedi, fuori dal confessionale, era solito andare subito al dunque. Mi puntava un dito contro e urlava: "Hai commesso atti impuri?"
"Si" 
"Da solo o accompagnato?"
"Da solo"
"Lo vedi a S. Sebastiano?"
"Si"
"E allora ricordati che ogni volta che ti tocchi, grandissimo fetente che non sei altro, S. Sebastiano viene colpito da una freccia. Ecco quello che sei: un farabbutto, un disgraziato, una canaglia, un uomo di merda e un vigliacco, e adesso vattene che non ti voglio pił vedere!"
"E la penitenza?"
"Tre Ave Maria per ogni freccia che ha colpito S. Sebastiano"
Le freccie erano otto, compresa quella alla gola. Tre per otto fa ventiquattro. Ventiquattro Ave Maria da recitare tutte in ginocchio e ad alta voce.
E non basta: per anni sono stato tormentato da S. Sebastiano, e ogni volta che ho fatto l'amore, proprio nel momento culminante, quello pił bello, mi sono immaginato la gola di S. Sebastiano e la sua stramaledettissima freccia.