IO E TE...NAPOLI

LA NONNA...


La mia era una casa piena di gente. Tanto per darne un'idea la nonna aveva avuto dieci figli e trentasei nipoti. Mettiamoci poi i parenti di secondo grado, le cameriere e i vicini di pianerottolo e si ha un'idea di che cosa fosse una casa napoletana di quell'epoca. Quando ci si riuniva per il pranzo sembrava sempre che fosse Natale. A capotavola, a impartirci due volte al giorno la benedizione con l'acqua santa, si piazzava la nonna materna. Ci guardava un attimo con l'occhialetto (quello con il manichino d'argento) per controllare se eravamo tutti attenti, e soprattutto se eravamo tutti vestiti come si deve, dopodichè biascicava qualcosa in latino che non sono mai riuscito a capire: cominciava con un "gloriapatri" e finiva con uno "spiritusanto". Io, con la fame che mi ritrovavo, non vedevo l'ora che finisse per fiondarmi sui maccheroni. Nonna Cristina era una vecchietta piccola di statura, ma così eretta nel portamento da sembrare altissima: aveva i capelli argentati e un nastrino nero vellutato intorno al collo. Di lei si raconta che era stata corteggiata dall'uomo più bello di Napoli, un certo Settebellizze, ma che di fronte a un'avance troppo sfacciata avesse addirittura minacciato di gettarsi dalla finestra. Peccato che abitasse solo al primo piano altrimenti sarebbe stata una bellissima storia. Alla nonna si dava rigorosamente del "voi": era l'autorità indiscussa della casa. L'aspetto ieratico, però, non le impediva, con noi nipoti, di essere dolcissima. In particolare quando ci dava la bella cosa. Questa  della bella cosa era un'abitudine napoletana, oggi purtroppo scomparsa. Ci convocava nella sua stanza e ci diceva: "Mò a nonna te dà 'na bella cosa". Dopodichè ci regalava una caramella o un biscottino. Noi dicevamo "grazie" e lei ci dava un bacetto sulla fronte. Che peccato che oggi non si usi più.