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IL DESTINO nel mio romanzo »

IL DESTINO

Post n°16 pubblicato il 29 Dicembre 2015 da riclon

«Caro Riccardo tu che sei uno scrittore e quindi sondi vita e animo della gente, sei la persona adatta a rispondere ad un mio quesito: perché esiste il destino, che, in base alle esperienze da me fatte, può essere magnanimo oppure feroce, foriero di fecondità oppure assai arido. Vorrei capire come il buon Dio decida tutto ciò!!! Ha forse buttato i dadi? Rimango comunque credente, perché troppo meraviglioso é l'universo. Samuel Tisacchi»

           

                E' la domanda molto impegnativa che mi rivolge uno dei tre, forse quattro, lettori dei miei scritti.  Lo ringrazio sinceramente perché pone un quesito stimolante.

Ecco la mia risposta.

 

                Il destino é il liet-motive del mio ultimo romanzo "Cà di töcc", fresco di stampa, pubblicato dall'Editore Sometti di Mantova. Nel quale dipano il vissuto dei protagonisti alle prese col destino.

                Samuel però pone il quesito di fondo: che cos'é il destino? Cioè, il caso? Altra domanda che pone: Dio, per decidere la sorte di un essere, tira i dadi? Ossia: è capriccioso?

                Rispondo per prima a quest'ultima.

Dio non é capriccioso. E non gioca a dadi. Perché, se per scegliere il percorso di vita di ciascun essere usasse i dadi, cioè si affidasse al caso, ovvero si affidasse all'irrazionalità, il Caso avrebbe un potere di cui Dio non disporrebbe. Quindi: Dio sarebbe un dio con la minuscola, mentre ad essere il vero Dio sarebbe il Caso. Il che non potrebb'essere, in quanto l'irrazionalità é un difetto, é una carenza. Nella natura divina non é pensabile che possa sussistere un vuoto, un difetto, una carenza, perché non sarebbe più perfetta. La perfezione non contempla difetti e tutto ha da essere razionale.

                Il destino é solo una convenzione umana. Definiamo destino ciò che differisce da quanto calcoliamo nel percorso della nostra vita. Secondo il nostro modo di ragionare, il destino é scandito dal tempo che noi cataloghiamo in tre fasi: passato, presente, futuro. Tutte tre presenti in ogni istante della vita. Quando facciamo una scelta ci prefiguriamo un preciso risultato, essendo condizionati da un precisa attesa. La quale a sua volta é condizionata dai nostri sentimenti, che molto spesso cozzano contro la razionalità.

                Altri fattori concorrono ad influenzare ciò che chiamiamo destino: l'umore, i contesti fisico ambientale sociale. L'evolversi degli eventi compone la storia passata, presente e prospetta la futura. Ciò é la Storia. La quale é caratteristica esclusiva del creato. Ma non sussiste in Dio. Perché se il creato é alla continua ricerca della perfezione, é evidente che non la possiede. La ricerca della perfezione, ovvero l'evoluzione é il contenuto della Storia. Analizzando la Storia estrapoliamo delle statistiche, produciamo il numero di quante volte un evento si ripete. Questa analisi non la facciamo in modo scientifico, ma istintivo, presuntivo e spesso inconscio. Nelle scelte quindi ci prefiguriamo un risultato che raramente corrisponde alle nostre attese, eminentemente determinate dalle statistiche da noi estrapolate, nelle quali non teniamo mai conto delle infinite variabili impossibili da tenere presenti. Il risultato lo definiamo destino.

                Tutto quanto descritto, in Dio non sussiste, perché il suo modo di ragionare non si basa su parametri come passato presente futuro. Non soggiacendo all'evoluzione perché é già perfetto, é fuori della Storia e tutto in Lui é presente. Lui non ha bisogno di progettare. Perché progettare comporta un passato, i presupposti di un disegno, un presente, la formulazione di un progetto, un futuro, la realizzazione del progetto. Il suo pensiero é diretta creazione, che, per quanto riguarda noi umani, diventa predestinazione. Che a noi non rivela avendoci donato con la vita la libertà. La libertà porta con sé la scelta tra peccato e amore, con tutte le loro sfumature.

                Il tema della predestinazione é di tale complessità da far perdere la testa a molti teologi. E' tema inaffrontabile: cercarne la soluzione significherebbe poter operare al di fuori della Storia; quindi essere Dio. Il destino (da noi prefigurato) é felice o boia a seconda della nostra attesa. In ragione delle nostre piccolezza e fragilità propendiamo a credere a ciò che costruisce la nostra fantasia sotto la pressione contemporanea di sentimenti e paure, in pratica della sfera emotiva, che per comodità chiamiamo destino. Perciò viviamo in ansia e sofferenza rubando spazio alla serenità. La quale invece amplifica lo spazio alla lucidità razionale, che permette di affrontare le difficoltà della vita e persino di accettarle. Quindi, di vivere con la pace nel cuore. Roba da Santi.

 
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Commenti al Post:
psicologiaforense
psicologiaforense il 29/12/15 alle 22:51 via WEB
Esattamente, inoltre, come ho scritto altrove, è la nostra libera volontà che ci dirige. Non siamo sottomessi , come affermano alcuni all'ineluttabilità del destino. Noi siamo liberi, padroni della nostra volontà. Diventiamo cattivi per effetto della nostra negligenza, buoni grazie al nostro impegno. Anche il nostro modo di comportarci prova che la vita non è dominata dal destino. Se infatti si pensasse che le azioni umane sottostiano al destino, perché vergognarsi quando si sono commesse azioni riprovevoli? Perché non tollerare che qualcuno ci offenda o ci diffami dicendo delle cattiverie gratuite su di noi? La conclusione è evidente: le vicende umane non sono sottomesse al fato, ma in esse appare la grandezza della nostra libertà.
(Rispondi)
 
riclon
riclon il 31/12/15 alle 17:30 via WEB
Ringrazio l'interlocutore, che ha anticipato un argomento, per altro postomi tra le righe dal mio stesso giovane corrispondente: la libertà. Mi sono ripromesso di trattarne più avanti nel tempo, diciamo a dopo le vacanze natalizie. Colgo intanto l'occasione per augurare un 2016 foriero di serenità, che è la base della pace interiore. RICCARDO GIOVANNI LONARDI riclon@libero.it
(Rispondi)
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