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E BLOG QUADRI SIA

L'unico animale domestico che ho è il verme solitario.

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Ciao Mamminaaaaaaaaaaaa...AUGURI
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Musica classica musica colta (1)

Post n°230 pubblicato il 14 Maggio 2012 da edy.21

 

 

Ludwig van Beethoven 
Bonn 16 dicembre 1770  Vienna 26 marzo 1827

 
 
 

Di mamme ce n'è una sola ... (di babbo uno solo non sempre ce n'è)

Post n°229 pubblicato il 13 Maggio 2012 da edy.21

 

 

 

Le mamme son tutte belle, anche se vecchierelle son come le stelle che brillan nel ciel. 
le mamme son tutte bianche, son curve e stanche; io voglio tornare, mamma, da te.
Se un dì me ne andai non lo voglio far più, io voglio tornare per sempre laggiù
dalla mia mamma africana... eh ?...e non lasciarla mai più...

 
 
 

SSPAM

Post n°228 pubblicato il 10 Maggio 2012 da edy.21

Il Nazismo è stato il tentativo meglio riuscito in tutta la storia di dar fastidio alla gente. Un’organizzazione efficientissima che ha pianificato e praticato in modo sistematico il dar fastidio alla gente. In confronto i telecronisti sportivi sono dei dilettanti.
Qualcuno potrebbe obiettare che in realtà i telecronisti sono peggio dei nazisti perché infastidiscono indiscriminatamente tutti, mentre i nazisti si sono concentrati solo su alcune categorie di persone, ma questo ragionamento è completamente sbagliato. Anche tralasciando il fatto che i nazisti hanno scatenato una guerra mondiale che ha infastidito più o meno tutti, rimane comunque il metodo abbastanza originale con cui “scovavano“ gli ebrei: controllavano l’albero genealogico della gente fino alla sesta generazione e, se per caso saltava fuori che uno aveva un bis-bis-bis-bisnonno ebreo, lo dichiaravano ufficialmente ebreo e procedevano a infastidirlo. Quindi, visto che secondo la tradizione ebraica l’essere ebreo si tramanda in modo matrilineare, e visto soprattutto che è difficile che uno conosca la religione dei suoi bis-bis-bis-bisnonni, è molto probabile che i nazisti siano capitati in casa di un qualche Hans Deutschüberalles completamente ignaro del proprio ebraismo.


Lei è in arresto, ordine del Führer.

Che ho fatto?

Ebraismo.

Ebraismo? Ma se non sono nemmeno circonciso! Guardi.

Se pensa di impressionarci col suo pene, si sbaglia di grosso.

Ma io non sono ebreo! Sono tedesco, cristiano e pure un po’ antisemita!

Il Fürher è stato eletto dal popolo, quindi è lui che decide chi è ebreo e chi no.


Del nazismo si ricordano le pratiche infastidenti più clamorose: le fucilazioni di massa, le marce della morte, i campi di sterminio, ma queste cose hanno fatto passare in secondo piano altre pratiche infastidenti meno estreme, ma non per questo piacevoli. Una di queste è lo spam telefonico.
Pare siano stati proprio i nazisti ad averlo inventato, usandolo col preciso intento di infastidire la gente e metterla di cattivo umore. I call center delle SS incrociavano scrupolosamente gli elenchi telefonici con le liste dell’anagrafe, e poi procedevano a telefonare a tappeto a tutti gli ebrei proponendo loro gadget religiosi, kippah firmate, surgelati kosher e così via. Una cosa molto fastidiosa. Il campo di sterminio è il massimo del fastidio che puoi dare a una persona, ma anche lo spam telefonico, in quanto attività messa in atto volontariamente e sistematicamente per peggiorare la vita delle persone, è un dare fastidio. La differenza fra il campo di sterminio e lo spam è solo quantitativa, non qualitativa. I nazisti tormentavano gli ebrei con due telefonate al giorno, a volte anche tre, tutte concentrate nelle poche ore libere della giornata, togliendo loro ogni volta dei piccoli pezzettini di vita. Togli un pezzettino oggi, togli un pezzettino domani, alla fine hai ucciso una persona.
Al processo di Norimberga alcuni operatori di call center si sono difesi dicendo che non erano loro a prendere le decisioni, che se non avessero telefonato loro avrebbe telefonato qualcun altro, e che dopotutto avevano dei figli da tirar su e un mutuo da pagare. Così, come se fosse un lavoro normale.


Com’è andata oggi, amore?

Niente, le solite migliaia di persone da scovare e tormentare.

Povero caro.

Sai, è incredibile, certa gente quando risponde al telefono mi salta subito addosso. Neanche fossi un delinquente.

Perché non ti prendi un po’ di ferie?

Niente ferie, niente malattia, niente liquidazione. Ho un contratto a progetto, io.

Allora trovati un altro lavoro. Dopotutto stai facendo del male alla gente.

Bisogna pur campare.


“Bisogna pur campare”, è vero, ma non è che per questo ti levi di dosso la responsabilità come se fosse un calzino sporco. Se per campare tormenti la gente, sei un pezzo di merda tanto quanto chi la tormenta per sadismo.

 
 
 

Solo strafighe su internet?

Post n°227 pubblicato il 19 Aprile 2012 da edy.21

Per una causa ancora non ben identificata il 94% delle donne iscritte sui vari siti è rappresentato da affascinanti fanciulle, ragazze che esprimono grande femminilità, in pose sensualissime e con un corpo scolpito dalle sapienti mani di madre natura. Il restante 6% è invece rappresentato da grandissime gnocche. La cosa che sorprende maggiormente è che le immagini rappresentano donne di spettacolo e altri volti noti (atlete, modelle), palesemente scaricate da internet, ma dato l'alto grado di conoscenza degli utenti medi nessuno parrebbe ancora essersene accorto.

 
 
 

Una vita senza emoticon

Post n°226 pubblicato il 09 Aprile 2012 da edy.21

Io sono cresciuta senza emoticon. Non perché sia vecchia, conosco molte persone ben più vecchie di me, alcune ancora vive, ma perché sono un po’ conservatrice.
Per esempio ho fatto parte di quella categoria di persone che si vantavano di non avere il cellulare e ostentavano disprezzo per tutti quelli che ce l’avevano. Ho seguito tutto il percorso: le occhiatacce a chi telefonava in pubblico, l’indignazione per la sciatteria degli sms, le crociate contro le suonerie musicali e così via. Ora ho sette cellulari, uno per ogni nota della scala diatonica.
... 
Quando sono arrivate le emoticon, sono rimasta completamente spiazzata. La prima, l’ho vista in uno scambio di sms con un’amico a proposito di non so più che cosa. A un certo punto lui mi scrive:

sei una scema :P

Era la prima volta che qualcuno mi dava della scema, in genere la gente mi insulta con delle perifrasi. Ma soprattutto che voleva dire “due punti P”? Era un refuso? Un saluto in codice? L’iniziale del suo nome? E se sì, da quando Francesco si scriveva con la “P”?

scusa Francesco, posso chiamarti?

preferirei di no ;)

In realtà la gente non era improvvisamente diventata diretta e sincera, come avevo inizialmente pensato, ma aveva solo trovato un modo sbrigativo per dire quello che pensava senza doversi sforzare di dirlo in modo simpatico. Per esempio, “:)” significa “in realtà sto scherzando e quello che ho appena detto, qualsiasi cosa sia, non va preso alla lettera, inoltre dovresti immaginarti una battuta spiritosa, grazie”.
Dopo un po’ ho deciso che l’idea mi piaceva. Mi sembrava che le emoticon fossero una grande invenzione, una specie di scudo morale contro ogni tipo di ripercussione permalosa, oltre che un notevole risparmio di tempo. Già immaginavo tutte le ore che avrei potuto finalmente dedicare alla lettura  dopo aver detto alla gente quello che pensavo:

Il tuo alito sa di fogna. (occhiolino)

Sei una piattola merdosa. (linguaccia)

Crepa! (sorrisetto)

Sfortunatamente ho scoperto a mie spese che le emoticon funzionano solo nei dialoghi scritti.

 
 
 

"NON CE L'HO FATTA"

Post n°225 pubblicato il 05 Aprile 2012 da edy.21

 

 Ebbene sì. Edy dichiara ufficialmente:


"È impossibile"  trovare qualcosa da dire su Renzo Bossi che sia più demenziale della realtà stessa.

E RICORDATE CHE:


La lega è come la sega. In pratica

  un movimento del cazzo.

 
 
 

In dreams

Post n°224 pubblicato il 05 Aprile 2012 da edy.21

Qualcuno spenga le scimmie urlatrici nella mia testa, vi prego, qualcuno lo faccia, trovi l’interruttore lo pigi e che sia silenzio, notte e buio pesto in cui riuscire a fare un sonno ininterrotto…

 

 
 
 

The circus

Post n°223 pubblicato il 04 Aprile 2012 da edy.21

 

Non so se adesso sono la domatrice o la puzzola che tenta di saltare da un cerchio di fuoco ad un altro, cercando di non bruciarsi. E se volessi bruciare in fretta la mia coda folta? O se invece volessi far stare tutto al suo posto, vederlo composto nell’ordine che io gli ho dato?

 
 
 

Aspettando Godot

Post n°222 pubblicato il 24 Marzo 2012 da edy.21

Vivo tutti i miei giorni aspettando Godot,
dormo tutte le notti aspettando Godot.
Ho passato la vita ad aspettare Godot.
Nacqui un giorno di marzo o d'aprile non so,
mia madre che mi allatta è un ricordo che ho,
ma credo che già in quel giorno però
invece di succhiare io aspettassi Godot.
Nei prati verdi della mia infanzia,
in quei luoghi azzurri di cieli e aquiloni,
nei giorni sereni che non rivedrò
io stavo già aspettando Godot.
L'adolescenza mi strappò di là,
e mi portò ad un angolo grigio,
dove fra tanti libri però,
invece di leggere io aspettavo Godot.
Giorni e giorni a quei tavolini,
gli amici e i bambini vedevo vicini,
io mi mangiavo le mani però,
non mi muovevo e aspettavo Godot.
Ma se i sensi comandano e la donna obbedisce,
così sposai il primo che incontrai,
ma anche la prima notte però,
non feci altro che aspettare Godot.
Poi lui mi costrinse ed un figlio arrivò,
piccolo e tondo urlava ogni sera,
ma invece di farlo giocare un po',
io uscivo fuori ad aspettare Godot.
E dopo questo un altro arrivò,
e dopo il secondo un altro però,
per esser del tutto sincera dirò,
che avrei preferito arrivasse Godot.
Sono invecchiata aspettando Godot,
ho sepolto mio padre aspettando Godot,
ho cresciuto i miei figli aspettando Godot. 
Ed ho perso il compagno acquistando in età,
i miei figli son grandi uno è lontano però,
io sto ancora aspettando Godot.
Questa sera sono unA vecchia di settant'anni,
sola e malata in mezzo a una strada,
dopo tanta vita più pazienza non ho,
non voglio più aspettare Godot.
Ma questa strada mi porta fortuna,
c'è un pozzo laggiù che specchia la luna,
è buio profondo e mi ci butterò,
senza aspettare che arrivi Godot.
In pochi passi ci sono davanti,
ho il viso sudato e le mani tremanti,
e la prima volta che sto per agire,
senza aspettare che arrivi Godot.
Ma l'abitudine di tutta una vita,
ha fatto sì che ancora una volta,
per un minuto io mi sia girata,
a veder se per caso Godot era arrivato.
La morte mi ha preso le mani e la vita,
l'oblìo mi ha coperto di luce infinita,
e ho capito che non si può,
coprirsi le spalle aspettando Godot.
Non ho mai agito aspettando Godot,
per tutti i miei giorni aspettando Godot,
e ho incominciato a vivere forte,
proprio andando incontro alla morte.


 
 
 

NAZISTANIA

Post n°221 pubblicato il 23 Marzo 2012 da edy.21

Contrariamente a quello che si dice, la xenofobia non è un’idea di destra. Non è nemmeno un’idea di sinistra, se è per questo. Semplicemente non è un’idea, ma una pulsione. Una pulsione che hanno più o meno tutti, dal babbuino in su, come l’appetito o l’evacuare, solo che c’è chi la domina e chi invece se la fa addosso. Il nazista se la fa addosso.
Il nazista, prima ancora che una persona di destra o di sinistra, è un carattere umano. Si dice spesso che ogni persona è unica e irripetibile, che ogni essere umano è come un piccolo mondo a parte, che puoi frequentare qualcuno per anni senza mai arrivare a conoscerlo fino in fondo tanto è ricca, complessa e imprevedibile la personalità umana. Certo.



Queste cose si può pensarle a sei anni, quando non si è ancora entrati in contatto con un campione sufficientemente rappresentativo di persone, ma dopo che ci si è visti passare davanti agli occhi migliaia e migliaia di volte gli stessi unici e irripetibili coglioni, è facile rendersi conto che le persone al mondo non sono miliardi, ma cinque o sei, ciascuna ripetuta miliardi volte. La gente pensa di essere unica e irripetibile solo perché manovra corpi spazialmente distinti, perché ha ricordi personali diversi e perché, cosa fondamentale, le piacerebbe tanto esserlo, ma purtroppo non è sufficiente volere intensamente una cosa per averla, checché ne dicano gli sceneggiatori di Hollywood. La gente progetta il suo fine settimana sul lago di Garda, sceglie accuratamente l’albergo, compra un costume da bagno sufficientemente originale, prepara nei minimi dettagli la sua tanto agognata gita in pedalò con moglie, cane e bambini e poi si ritrova sul posto con altre sette miliardi di persone, tutte con lo stesso costume da bagno e tutte convinte di essere uniche e irripetibili. La verità è che gli esseri umani sono come le automobili: pochi modelli identici costruiti in serie, uno dopo l’altro, ognuno col suo colore e i suoi optional.
Uno dei modelli umani più comuni e diffusi in tutto il mondo e che ha sempre avuto molto successo, oggi come al tempo degli egizi, è il nazista. Il nazista è la Cinquecento della specie umana. Pratico, semplice e senza il minimo senso del ridicolo, il nazista si distingue da tutti gli altri caratteri umani per le seguenti specifiche proprietà:
1) Non giudica le persone per quello che fanno o dicono, ma per la categoria a cui appartengono: ebrei strozzini, rumeni stupratori, africani selvaggi, napoletani camorristi, poliziotti fascisti, politici corrotti, impiegati fannulloni, juventini ladri e così via, tutte categorie che il nazista trova già pronte alla nascita, amorevolmente preconfezionate milioni di anni prima da qualche ominide premuroso, e che lui si limita a prendere così come sono e ad appiccicare addosso alla gente in base a quelle tre o quattro caratteristiche che combaciano: accento, vestiti, pettinatura, bandiere, colori sociali, gagliardetti e poco altro. Per il nazista i nazisti sono quelli con la testa rasata e i tatuaggi, non quelli che si comportano da nazisti.
2) Vorrebbe che tutti fossero come lui. Il sogno del nazista è un mondo dove tutte le cose che non gli piacciono sono vietate per legge, cioè un mondo dove tutti hanno la stessa faccia e parlano all’unisono con la stessa voce dicendo sempre la stessa cosa, più o meno come nella famosa scena di Essere John Malcovich. Ma quello che il nazista non sa è che sta già vivendo nel mondo dei suoi sogni e che la maggior parte delle persone che odia sono in realtà nazisti tali e quali a lui, peccato che sia troppo nazista per rendersene conto: si lascia distrarre dal colore e dagli optional e non vede che la macchina sotto è sempre una Cinquecento.
3) Ma la cosa che più di tutte salta all’occhio è che il nazista non ha idee, ma solo ideali: ideali razziali, ideali patriottici, ideali culturali, ideali religiosi, ideali musicali, ideali calcistici e tanti, tantissimi valori da difendere. Viene al mondo in un posto qualsiasi e ripete tutto quello che la gente qualsiasi di quel posto dice e fa, cioè perlopiù stupidaggini, si identifica con quelle stupidaggini e poi passa la vita a difendere le stupidaggini del suo tipico posto qualsiasi, che è quello che fanno anche tutti gli altri in tutto il mondo, solo che le stupidaggini degli altri le chiama stupidaggini, mentre le sue le chiama ideali.
Il nazista è il carattere umano più comune e diffuso, anche se non sempre ha la possibilità di emergere in modo così spettacolare e compiuto come nella Germania della seconda guerra mondiale. Al giorno d’oggi va molto di moda nell’Italia del Nord, la cosiddetta Nazistania.

 

 
 
 
 
 

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