La Posta di Luna

Dal romanzo Fermati e Respira


ciao piacere Marilena ora sono di fretta ma al mio ritorno dalla toscana ti scriverò sicurAMENTE,HO UNA STORIA DA RACCONTARE ED UN CONSIGLIO Da chiederti...A PRESTO LENAPer Lena che è in Toscana...... Quello a Firenze era stato il viaggio di nozze di un matrimonio mai celebrato ed anche se per pochi giorni ci rese marito e moglie.Arrivammo di notte. Durante il viaggio ero comodamente seduta sul sedile accanto al tuo, con la testa sul tuo torace e la mano destra tra le tue gambe. Dopo Roma il traffico si era dileguato insieme alle ultime luci del giorno. Al crepuscolo preferisco la notte, la preferisco per i suoi colori decisi dai contorni netti. Viaggiare di notte sa di precarietà, aveva il sapore di cose lontane, profumava di libertà.  Guardavo trasognante fuori dal finestrino il mondo che ci correva accanto tra le mille lucciole delle città assaporando il gusto dolce della stanchezza fisica nel torpore del sonno.Lungo la strada solo noi, in quel momento padroni del mondo o forse era il mondo, quella strada ben delineata, le città addormentate che la costeggiavano, il cielo cobalto che la sormontava, quella stellina tremula accolta da una falce di luna calante che ci possedevano. E in quella simbiosi la pace era totale, una pace che ad ogni respiro entrava più dentro, in profondità colmando ogni parte di me, anche la più recondita. Non era più la mia mente che non accettava il mio corpo, né il mio corpo che rifiutava la mia anima: ero una sola cosa con quell’immenso senso di pace. Provavo un amore infinito che nulla aveva a che vedere con il sesso, ma abbracciava tutto il cosmo e dal mio io si espandeva alla strada, alle case addormentate, ai monti dai contorni scuri e nitidi, al cielo, alle stelle.Credo che Firenze sia la città più bella del mondo e non solo perché lì sono stata felice con te, ma perché è una gigantesca opera d’arte.Non riuscimmo neanche ad arrivare in albergo. ...Camminammo a lungo costeggiando l’Arno, abbracciati fino a divenire una persona sola; salimmo su Ponte Vecchio e tra i vicoli non resistemmo più. I nostri corpi presero ad accarezzarsi mentre le nostre dita intrecciate si stringevano sempre più le une alle altre, si cercavano, fuggivano per ritrovarsi ancora. Avevi l’abilità di accarezzarmi con tutto il corpo, mi sfioravi, mi stringevi per poi sfiorarmi ancora fino al punto che tutto intorno a noi si dileguava per divenire solo una scenografia lontana.Quando i nostri corpi non si accontentarono più del dato e non dato, quando avidi pretesero di più mi spingesti sotto l’arco di un negozio. Non riuscimmo più a dire una parola e non solo perché le nostre lingue si intrecciavano, si scontravano, si mordevano, ma perché ad un tratto ci mancò il respiro consumato in un orgasmo folle e smisurato.  DAL ROMANZO FERMATI E RESPIRA  di donatella de bartolomeis