La Rosa Di Sangue

Post N° 8


Capitolo QuintoSopravventoAsioLa scusa della malattia aveva funzionato, anche se non era proprio una scusa: stavo male sul serio. In quei diciassette anni della mia vita non mi ero mai sognato di sperare di avere una vera febbre, anche se solo un anno fa avevo scoperto a cosa sarei andato incontro. Da un anno contavo i giorni che riuscivo a passare da normale essere umano, chiedendomi quando la mia anima venisse mangiata da ciò che sto diventando adesso. Da un anno controllavo che non mi venisse un attacco di sete o qualche crampo, cercavo di immaginare come sarei riuscito a sopportare quella belva che prima o poi sarebbe nata, ma non mi aspettavo sintomi come questi. La sete che immaginavo non era neanche un briciolo di quella che sentivo in quei giorni, immaginavo che la gola bruciasse, ma più bruciava, più sentivo che bruciasse il mio intero corpo, divorato dalle fiamme del sangue. A volte avevo paura che anche gli occhi mostrassero quelle fiamme, incendiati come rubini, arsi di sangue.Ormai sapevo come si sarebbe trasformato il mio corpo insieme all’anima: un predatore spietato e feroce, agile e affascinante, forte e letale. La parola “affascinante” accomunata all’essere che stavo diventando mi disgustava: la mia bellezza era la trappola che attirava le vittime, come un ragno con la sua ragnatela, come una pianta carnivora. Mi ripugnavo.Mi stavo rendendo conto che già stavo attraendo una preda verso la mia stretta mortale, la persona a cui tenevo di più: Sìnea. Proprio con chi non dovevo affatto legarmi, ma non ero riuscito a resistergli. Il mio egoismo mi aveva spinto sempre più a lei, fino a che non diventò l’unica persona per cui valeva vivere. Perché già un anno prima preparavo la mia morte, ma non ero mai stato abbastanza coraggioso, lo divenni ancor meno dopo averla conosciuta e adesso non avevo nessuna intenzione di morire prima che non fossi sicuro che potesse vivere tranquillamente, ma ora con lui in giro non era più al sicuro. No, prima lo avrei ucciso, prima avrei pensato a lei e poi a me stesso: perché pensare ad un condannato a morte? O peggio, ad un condannato a qualcosa di peggiore alla morte: ad un vile assassino che succhia la vita alle persone per mantenersi in vita, che non si preoccupa di spezzare una vita, vittime su vittime senza distinzione: donne, uomini, innocenti, criminali… la sete di un vampiro equivaleva alla morte di un essere umano.La giornata passò così, rimuginando su quello che potevo fare e su quello che non dovevo fare. Decisi che avrei lasciato il campus e che sarei andato a cercarlo, ovunque esso si trovasse: dovevo trovarlo, dovevo ucciderlo.Al calar della notte arrivò un altro attacco di sete, dovevo andare nel mio rifugio.SìneaLa gita era stata più stancante del solito tantè che, tornata all’agriturismo, mi lasciai cadere sul letto e navigai in un meritato sonno.Solo che quando mi risvegliai era già sera e non ero più andata a trovare Asio, allora andai nella sua stanza ma un ragazzo mi disse che si sentiva meglio e che era uscito a fare quattro passi, ma non sapeva dove.E ora che dovevo fare? Mi sentivo inutile! Non mi piaceva stare con le mani in mano! Ora non ero più stanca: mi sentivo pronta per affrontare la svolta che temevo quella mattina, certo però non dovevo montarmi la testa altrimenti se quella svolta non fosse arrivata mi sarebbe venuto un blocco al cuore, ma in fondo per quanto tempo poteva continuare così? Poco: la svolta sarebbe arrivata presto, me lo sentivo.Affacciata alla finestra vidi un’ombra entrare nel bosco, sembrava…Non ci pensai due volte: infilai le scarpe e scesi di soppiatto.Mi avvicinai cauta al bosco e sentii dei rumori... sembrava che qualcosa si muovesse tra i cespugli.Seguii i rumori e vidi l’ultima cosa che mi aspettavo di vedere: Asio si contorceva a terra ansimante, come percorso da una scarica elettrica, il respiro affannoso…Subito gli corsi incontro.- Asio cos’hai? Stai male? –Lui mi diede una forte spinta e disse:- Vattene! Lasciami solo! –- No! Non ti lascio solo! Stai male! –Mi spinse ancora e ancora cercai di prendergli il viso… guardarlo negli occhi.Ecco la svolta.Mi spinse ancor più violentemente, così caddi a terra e mi ferì leggermente la mano con una ramo. Asio si fermò, venne verso di me, mi prese la mano e annusò avidamente la ferita.AsioLa sete era più forte che mai quella sera! Non capivo più dove ero, cosa stavo facendo… non capivo dove mi trovassi…vedevo tutto sfocato… poi…Una voce, la più familiare che conoscessi:- Asio cos’hai? Stai male? –Sìnea! No, no! Non adesso! Come mi aveva trovato? La spinsi.- Vattene! Lasciami solo! – - No! Non ti lascio solo! Stai male! –La dovetti spingere un’altra volta, ma cadde e si ferì. Riecco l’odore di quel dolce sangue investirmi. I muscoli si muovevano da soli, non so come, ma presi la sua mano e annusai la ferita.Delizioso. Sìnea Poi ad un tratto si alzò e mi prese in un’altra di quelle strette stritolanti da dietro. I muscoli delle braccia tesi e gelidi. Mi stringeva così forte che probabilmente mi lasciò dei lividi. Provai a liberarmi.- Lasciami! Mi fai male! – Ma lui non rispondeva. Mi stringeva sempre più forte. Con una mano scansò i capelli che coprivano la parte destra del mio collo. Mi venne un brivido. Asio Tenevo la mia preda tra le braccia e la stritolavo, sentivo il suo corpo a contatto con il mio e sentivo il suo calore… e il sangue che scorreva. La sete aumentava, insieme al profumo soffocante. Sìnea Tentai ancora di liberarmi cercando di strattonarlo, ma avevo le braccia immobilizzate strette nella sua morsa; all’improvviso vidi qualcuno che si avvicinava al bosco, forse un curioso; in quel momento mi venne solo in mente “se lo scopre per lui è finita”, allora smisi di muovermi. Il curioso si allontanò e in quel momento Asio tirò il collo della camicia fino a scoprirmi metà spalla, andai in iperventilazione. Poi sentii qualcosa di morbido e umido percorrermi il collo, dalla spalla all’orecchio; un altro brivido… mi stava… leccando? Non riuscivo a crederci, ero sempre più sbalordita. Non ebbi neanche il tempo di pensare a ciò che stava accadendo perché in un attimo avvenne tutto. Asio La preda tentava di fuggire, ma non poteva nulla contro la mia possente stretta, ansimava e tremava.Si fermò, si era arresa.L’assaggiai prima di morderla: sentivo il profumo tramutato in sapore sulla lingua. Stavo per saziarmi con il sangue migliore che avessi mai provato. Sìnea Sentii il suo respiro gelido sul collo, le labbra che si aprirono e poi… sentii come una tagliola, affilatissima e profonda. Sentii qualcosa di lungo e affilato che affondava violentemente nella pelle. Un dolore acuto e incandescente, peggio di qualsiasi altro dolore mai provato, le sue zanne erano piantate nel mio collo. Poi la cascata di sangue succhiato entrare nella bocca di Asio, mentre altro ne scivolava lungo il collo, sulla spalla, sui vestiti.  Asio Affondai impaziente i denti nel suo collo. Finalmente sfondai quell’unico strato di pelle che m’impediva di bere quel sangue impareggiabile. Lo volevo tutto, il flusso denso e bollente scorreva nella mia gola, era più squisito di quanto avessi immaginato, non ne avrei mai avuto abbastanza. Ero estasiato da quel sapore, la mia mente era annebbiata, l’unico senso prevalente era il gusto. Sìnea Più succhiava, più le gambe tremavano e le lacrime mi scivolavano lungo il viso. Speravo si fermasse, ogni sforzo per muovermi non faceva altro che aumentare il dolore del morso.“Ti prego fermati! Controllati!” Speravo con tutta me stessa che riuscisse a controllarsi, ma non per me perché in quel momento non avevo paura, ma provavo solo pena. Pena per Asio. Lui non era cattivo. No.Diedi un ultimo e disperato strattone, accompagnato da altro dolore. Asio Pian piano riacquistavo lucidità, mi sentivo rinvigorito e forte, ma non avevo nessuna intenzione di rinunciare a quel sangue. La preda sembrò riprendersi e mi diede un altro strattone, in quel momento ebbi come un flash e vidi cosa stavo facendo. La stavo uccidendo, no. La stavo divorando barbaramente senza contare che era la persona a cui tenevo di più nella mia vita, che la stavo trattando come una succulenta preda. No! Fermati! Sìnea Sentii le lame uscire lentamente dalla pelle e gemetti. Mi lasciò e mi girai subito coprendo istintivamente la ferita con la mano. Asio era davanti a me, lo sguardo affamato, gli occhi rossi brillanti, le pupille non più nere sfavillavano accese e dorate, la bocca piena di sangue. Era incredibile il contrasto del rosso vivo del sangue con i suoi capelli neri come la notte. Improvvisamente si scosse e gli occhi si spensero.  Asio La lasciai e riuscii a vederla in faccia: peggio dei miei incubi, peggio di ogni disgrazia vidi le lacrime che correvano sulle sue guance e ancor peggio il collo ricoperto di sangue. Sangue che le scivolava sulla camicetta, sangue che correva sulla spalla, sangue che si allungava come un fiume in discesa, sangue che usciva come una cascata da quell’orribile morso, il mio orribile morso.Non ero stato capace di resistere, non ero stato capace di proteggerla, non ero stato capace di impedire ai miei denti affilati di rubare quel delicato collo e il sangue che conteneva.Ero peggio di un mostro: ero un vampiro. Sìnea Si guardò le mani anch’esse sporche di sangue, poi guardò me e i segni del suo morso sul collo. Si nascose il viso tra le mani e implorò:- Oddio! Sono imperdonabile! Io sono…io sono…! Scappa fuggi! Prima che possa perdere di nuovo il controllo! Non vedi? Sono un mostro!–  Asio Era ancora viva! Ma ero un mostro e Sìnea doveva fuggire prima che la uccidessi definitivamente. Il dolce profumo del suo sangue continuava a soffocare l’aria, ma solo il pensiero di cosa avevo fatto per ottenerlo mi sentivo ormai demeritato di qualsiasi cosa. Non meritavo né pietà, né amore, niente. Soprattutto Sìnea, no. Non la meritavo, soprattutto adesso che le avevo inflitto uno ferita così atroce.Rispose tremando:- no…no…non sei un mostro! Come portai lasciarti? Non scapperò! – Sìnea - ma che dici? Lo sento che stai tremando! Scappa! –- NO! – Lentamente cercai la sua mano, ma prima che potessi toccarla si allontanò.- Vattene! – Non lo ascoltavo, feci un passo senza di lui, ma le mie gambe non sorreggevano più il mio peso. Sarei caduta a terra se Asio non mi avesse preso in braccio appena in tempo. Asio Si avvicinò, ma barcollava e stava per svenire. La presi al volo. Di nuovo sentii il suo calore tra le braccia, ma sembrava morta. Ero disperato! Cercai di rianimarla, ma non si svegliava. Respirava ancora, ma il sangue continuava a uscire dal collo.Forse me ne sarei dovuto andare, se si fosse svegliata mi avrebbe visto e si sarebbe terrorizzata ancora di più.Feci per andarmene, ma lo vidi di nuovo. Sembrava divertito da quella scena, che di certo aveva pregustato dall’inizio. No, non potevo lasciarla sola sdraiata nel bosco; dovevo sorvegliarla. Non lo avrei fatto avvicinare nemmeno di un millimetro, un mostro come quello, a cui adesso somigliavo di più dopo l’imperdonabile crimine commesso, non poteva avere buone intenzioni con una ragazza fragile e dal sangue irresistibile. Sìnea Credevo di essere svenuta perché quando riaprii gli occhi vidi Asio seduto accanto a me. Lo sguardo terrorizzato, la bocca sporca di sangue. Il morso bruciava ancora un po’, ma era sopportabile. In quel momento compresi tutto ciò che Asio non mi aveva detto. Era un vampiro. In quei giorni, forse la sete era molto forte e non ha resistito, ma… da quanto tempo lo era? Da sempre? Impossibile… aveva mai provato a svelarmi il suo segreto? Se non mi avesse morso ora, avrei mai scoperto la verità? Mille domande volavano nella mia testa… ma cosa importava ora delle domande? Come stava Asio?Aveva l’espressione di un assassino pentito, ogni volta che vedevo quell’espressione mi veniva una stretta al cuore… ora sentivo che le lacrime stavano per risorgere…Mi sedetti e lo abbracciai con tutta la forza che avevo.