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Post n°112 pubblicato il 14 Maggio 2009 da nik35edintorni2008

Aiuto, sono incontinente!

Qualsiasi donna può essere affetta da incontinenza urinaria, un disturbo che aumenta dopo i 35 anni. In poche però si rivolgono al medito per imbarazzo e disagio. Ecco cosa fare:


Colpisce prevalentemente le donne e la sua incidenza aumenta dopo i 35 anni. Tuttavia qualsiasi donna può essere affetta da incontinenza urinaria, da quella che ha da poco partorito a quella nel periodo menopausale, all'anziana, all'obesa. Per alcune il problema si presenta quando inziano a fare sport. Infatti la pratica di una attività fisica in generale, può rivelarsi un fattore di rischio. Principale responsabile: la muscolatura del pavimento pelvico che, in caso di insufficiente tonicità, sotto la pressione degli addominali può non reggere allo sforzo e dar luogo ad episodi di perdite. Ma soprattutto sono poche le donne che consultano un medico per curare questo disturbo. I motivi sono diversi: imbarazzo, convinzione che si tratti di una condizione in un certo senso normale legata all'età e scarsa conoscenza delle possibili terapie.

L'incontiennza urinaria rimane infatti un tabù ancora molto forte. Chi vive questo problema ritiene che questi episodi costituiscano notevole fonte di disagio per sé stesse, nei rapporti interpersonali e nella vita di coppia. Come se non bastasse sono convinte che si tratti di un argomento molto difficile da affrontare, non solo con il proprio
partner, i propri cari e con gli amici, ma soprattutto col proprio medico. Tra i rimedi più appropriati sicuramente l'utilizzo di ausili assorbenti specifici o una ginnastica mirata, come il programma Pelvicore Technique by Kari Bø presentato da Tena.

Dal punto di vista clinico si parla di incontinenza da stress (consiste nella perdita di urina in conseguenza di aumenti della pressione addominale quali colpi di tosse, starnuti), da urgenza (legata a perdite che si verificano in conseguenza di uno stimolo impellente di urinare) ed infine mista, la più frequente. Nel primo caso l'impossibilità a trattenere la pipì può essere legata ad alterazioni dei muscoli del pavimento pelvico o a deficit intrinseco dello sfintere urinario. Nel secondo, invece, le perdite sono dovute ad una iperattività del muscolo detrusore della vescica, che può essere di tipo idiopatico o secondario (infezioni urinarie, litiasi vescicale, neoplasie vescicali). Nelle forme miste le perdite si verificano sia sotto sforzo che in associazione ad iperattività del detrusore.

Proprio perché nemo diffusa di quella femminile, l'incontinenza urinaria maschile può essere sintomo di problematiche spesso serie. La causa più comune di perdite da sforzo nell'uomo è rappresentata dall'esito di interventi chirurgici sulla prostata. Altre cause possono essere la presenza di ostruzione urinaria, ad esempio da ipertrofia prostatica benigna, oppure patologie neurologiche, prime fra tutte la malattia di Parkison o la sclerosi multipla. In entrambe le situazioni, da un corretto inquadramento diagnostico dipende l'approccio terapeutico più mirato. Un attento colloquio e una visita uroginecologica rappresentano per le donne, che soffrono di questo disturbo, il primo passo per inquadrare il problema e risolverlo in tempi brevi.
Vorrei Amarti Dolce
 
 
 
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