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Post n°1 pubblicato il 20 Marzo 2013 da la_locandiera_bianca
Il triangolo no! Ovvero il quarto lato del triangolo
Avviso ai miei 25 lettori: ogni riferimento a persone, cose, luoghi e vicende reali è puramente casuale. Ciò nonostante, qualora tu dovessi riconoscerti in qualche modo rappresentato da uno dei personaggi o di situazioni di questo racconto, interrompi immantinente la lettura per la tua stessa serenità e salute mentale.
Vi voglio raccontare un aneddoto tratto da un antico manoscritto di un famoso scrittore erotico Veneziano. La vicenda, dai risvolti Boccacceschi, si svolge nella Venezia di Casanova dove ogni lascivia ed ogni eccesso venivano tollerati.
Parte prima Personaggi:
Il Cicisbeo- assiduo ricercatore di passere
L'Astrologa-consorte del Cicisbeo
La Cortigiana- Gli attori di questa vicenda tragi-comica sono: il Cicisbeo, assiduo ricercatore di passere e grande utilizzatore della pietra filosofale allo scopo di produrre invano qualche pepita d’oro, eternamente povero in canna e senza passera alcuna; l’Astrologa con cui il Cicisbeo si era a lungo accompagnato, donna di grande carattere capace di dominarlo e che viveva in un piccolo maniero pervenutole in proprietà chissà come e nelle cui segrete il Cicisbeo sperimentava le sue magiche pozioni; ed infine, a corollario del triangolo, vi era una svenevole quanto attempata “cortigiana” aperta ad ogni esperienza erotica e, non ultimo, ad un amore Saffico, consumato al chiar di luna sul divanetto di una gondola che placida scivolava lungo il Canal Grande. Lui era un assiduo frequentatore del Casin dei Nobili, importante luogo di ritrovo di “poeti, letterati ed artisti”tra i quali il nostro millantava ad abundantia; in verità l’Astrologa mal digeriva queste frequentazioni del Cicisbeo, poiché subodorava che lo zuzzurellone sfarfallasse di fiore in fiore, e di passera in passera, con la scusa dell’arte. Lei, poveretta, si sarebbe accontentata che lui si fosse occupato delle improbabili pepite d’oro e, perché no? del suo fiore … che in passato aveva tanto adorato. Ma il nostro Cicisbeo non condivideva queste aspettative e non appena l’Astrologa si assopiva, lui sortiva dalla piccola pusterla del maniero per raggiungere l’ambito luogo di perdizione. Per la verità il Cicisbeo era uso frequentare oltre che il Casin dei Nobili, anche altri ambienti meno qualificati non disdegnando di accompagnarsi con le varie cortigiane che nella Venezia del tempo tesoravano con le “loro grazie”. La cortigiana che l’aveva per lungo tempo “sollazzato" gli chiese, una bella sera, di introdurla con uno stratagemma nel Casin dei Nobili, spacciandola per una poetessa saffica. Il nostro Cicisbeo, irretito come non mai dalle sue grazie perverse, acconsentì di buon grado. Una sera, dopo averla debitamente mascherata da Lesbia, la introdusse nell'artistico consesso.
FINE PRIMA PARTE
La locandiera bianca
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