Le Labrene

Domani nella battaglia pensa a me


 Vivere nell'inganno o essere ingannati è facile, e anzi è la nostra condizione naturale.Javier MarìasAmore e Morte, questo binomio così scontato certe volte e  così rischioso da trattare.Eppure lo scrittore spagnolo Javier Marias, di Amore e Morte, così presi a formare il binomio indissolubile ed inquietante di cui sopra, tratta ampiamente nelle sue storie.La prima che ho letto e per me la più bella è stata “Domani nella battaglia pensa a me” e devo dire che all’inizio è stato quel titolo shakespeariano  a folgorarmi, uno dei più bei titoli che si possano dare a un libro, secondo me.E’ preso dal Riccardo III e si riferisce all’incubo del re durante la notte che precede la battaglia decisiva: in lugubre teoria i fantasmi di tutti quelli che Riccardo ha fatto uccidere per realizzare il suo sogno di potere, gli compaiono in sogno maledicendolo e tra questi la regina Anna, sua moglie.Così quella frase “Tomorrow in the battle, think on me”  è la maledizione dello spettro di una donna al marito che la ha uccisa, una maledizione rivolta al giorno dopo quando il re dovrà affondare la battaglia decisiva e il pensare alla moglie e a tutti quelli che ha fatto uccidere, dovrebbe, nell’intenzione di chi maledice, portare Riccardo allo sconforto e alla sconfitta.Nel libro di Marias ciò che affligge Victòr, il protagonista maschile, è invece la maledizione del ricordo.La donna con cui aveva programmato un incontro sessuale nella casa di lei, quando il marito di lei era assente, gli muore improvvisamente tra le braccia, prima che alcunché possa accadere.Da quel momento la maledizione del ricordo di questo fatto pesa su Victòr: la sua storia diventa un’indagine, uno scavo nella vita e negli affetti della donna morta, intorno alle  persone in qualche modo legate a lei.Quest’indagine di Victòr che chiamerei notturna (la morte della donna è accaduta di notte, molte scene decisive avvengono di notte, di notte Victòr, uomo solo, vede film in televisione), quest’indagine, dicevo mette in evidenza tutto sommato una realtà ingannevole popolata da spettri, nel senso che le persone incontrate da Victòr non sono mai quello che sembrano e la realtà delle cose e delle situazioni si sbriciola, divenendo appunto una realtà di ombre e di fantasmi.Ma la maledizione del ricordo trae la sua forza dal binomio Amore-Morte su cui si basa la scena iniziale e che ritorna poi in tutto il romanzo.La Morte è sempre calunniata mi sembra di ricordare che si dica in un punto della storia o qualcosa del genere : chi la conosce infatti tace perché è morto, e chi ne parla, da vivo, ovviamente non la conosce e quindi non può che parlarne  a sproposito.Dell’altro elemento del binomio che si potrebbe dire, mi chiedo adesso io, per quanto riguarda il problema di conoscerlo, già, che si potrebbe dire? Beh, la prima cosa che mi vien in mente è che a differenza della Morte che un giorno o l’altro conosceremo tutti (e allora finalmente taceremo ) , l’Amore resterà per molti di noi un mistero irrisolto, qualcosa di mai conosciuto: ecco un pensiero triste che non avrei dovuto scrivere, soprattutto adesso che è sera ormai e certi pensieri forse è meglio rimandarli al mattino... 
Immagine: Scultura presso il Famedio, Milano, Cimitero Monumentale