Le Labrene

Bestiario


Crediamo d’essere lontanissimi dalla vita animale ed ecco che quella proditoriamente prende il sopravvento, minaccia imprevista che si realizza e ci fa scoprire con angoscia che nella giungla della vita siamo anche noi bestie braccate o nascoste tra i cespugli dell’agguato, ma tant’è.Alla riunione aziendale oggi il Tacchino mi ha interrotto più tronfio del solito e poi nel pomeriggio ho preso un caffè col dirigente Procione senza dimenticare di salutare nel corridoio quando ormai stavo per andar via il consulente Tartaruga.Sguardo di ragazza alla mensa che potrebbe essere annoverata tranquillamente tra i grandi felini perché c’è un chiara postura di pantera in evidenza, con lei che artiglia il vassoio con le mani  e qualche maschio, futuro sbranato, che  la guarda.Ecco il collega Volpe che ne sa sempre una più di te o almeno così vuol far credere, astuzia che si sovrappone ad altra astuzia, trovata su trovata, brillantezza che si confonde con la piccineria: tutte le volpi prima o poi finiscono in pellicceria, diceva qualcuno, non ricordo più chi.E poi ancora la visione del Tacchino che legge in bagno i documenti aziendali e si guarda nello specchio e curiosamente rivela attraverso la maschera d’uccello da cortile la sua incredibile somiglianza col cantante Morgan, stessa chioma brizzolata e fluente, stesse occhiaie.E che dire del Procione, alto dirigente ma persona alla mano, è sempre lui il primo a salutare ma così timido e con quei movimenti così, come dire?, procioneschi, quasi ti aspetti che nel bel mezzo di un meeting, sedendo al tavolo coi capi francesi, tiri fuori un frutto e lo pulisca davanti a tutti come un bravo orsetto lavatore.E quella lentezza, quel corpaccione buffo del consulente Tartaruga? Una persona simpatica che mi ha fatto anche del bene ma, come dire?, affetta dalla sindrome del tuttologo: non puoi tirar fuori un argomento che lui subito comincia ad andare a ruota libera, sciorinando il suo sapere in stile conferenza e poi quella sua voce buffa in falsetto forse denotante una virilità molto latente, ma suvvia, non facciamo pettegolezzi.E poi vogliamo parlare del Topo? Di quell’inguardabile meschino piccolo signore affetto da manie di grandezza, ma dotato di pazienza certosina che usa nel  mettere a posto continuamente la sua stanza d’ufficio, come se vivesse in una specie di trasloco perenne, quella sua stanza d'ufficio che è tutta la sua vita, il maligno topolino che distribuisce a chiunque il suo biglietto da visita in cui millanta inverosimili competenze di ingegneria aerospaziale?E poi guardo la mia compagna di stanza che mi pare uno scricciolo mentre il suo capo la assale con l’arrogante alterigia del cinghiale, oh, persino quei denti sporgenti le mostra come zanne, (dove crede di trovarsi, forse in una landa della Maremma?)  mentre lei trema e lo guarda stupefatta muovendo le braccia come piccole fragili ali che vorrebbero sostenersi nell’aria e portarla una volta per tutte lontano da qui, attraverso quella finestra spalancata sulla tristezza tiburtina,  via nel cielo e lontano, lontano da qui.Ma dentro l’ufficio e anche fuori, d’altronde, siamo un po’ tutti farfalle anche brutte con ali polverose  trafitte da uno spillo o peggio mosche nella pania che si agitano in un ronzio poco significativo: è questo che penso ogni volta che torno a casa e guardo i gatti che giocano saltando sulle auto parcheggiate, i gatti a strisce e quelli a tinta unita, che saltano di qua e di là, e che continueranno a saltare magari nei miei incubi notturni, qualcuno li faccia smettere per favore oppure no, che facciano pure quello che sentono di fare quei dannati animali, forse va bene anche così.