Le Labrene

Borrelli sull'autobus 40


Poche ora fa, in piazza dei Cinquecento, a Roma, sono salito sull'autobus 40, e vi ho trovato, seduto come un tranquillo comune cittadino che prende l'autobus, Francesco Saverio Borrelli.Cioé, non l'ho riconosciuto subito, l'ho guardato in faccia mentre obliteravo il biglietto e mi sono detto quella classifica frase che uno si dice in tali casi "Ma dove diavolo l'ho vista questa faccia?".Poi, abbastanza presto per la verità, ho realizzato: "Cazzo, Borrelli! "mi sono detto mentre prendevo posto a qualche distanza da lui.Così, mentre tenevo d'occhio la nuca di quell'anziano autorevole uomo di legge e  spiavo pure il suo riflesso sul vetro del finestrino e l'autobus girava prima intorno al fontanone delle Naiadi e poi si precipitava giù per Via Nazionale,  mentre accadeva tutto questo, mi si è srotolata nella mente grande parte della recente storia giudiziaria d'Italia.Ho ripensato agli anni del Pool, a quel clima  che si viveva allora, forcaiolo per qualcuno, di rigenerazione per qualcun altro e  a cosa può essere rimasto di quel tempo nella realtà attuale.Poi ad un certo punto Borrelli si è alzato per scendere e mi è sembrato più alto di quanto pensassi avendolo visto solo in televisione o in fotografia e assurdamente mi sono ricordato di quel servizio del Venerdì di Repubblica letto alcuni anni fa in cui compariva una foto di Borrelli a cavallo, qualcosa che allora mi sembrò un po' grottesca, una parodia di una statua equestre che già risulta qualcosa di involontariamente parodico, ma tutto sommato quella foto era in linea col personaggio, non saprei spiegare bene perchè.Così prima che Borrelli, cavallerizzo provetto nella mia memoria e infreddolito in un elegante loden davanti ai miei occhi adesso,  scendesse e scomparisse nelle profondità serali di Torre Argentina, mi è venuto da pensare, chissà perchè,  a quell'altra foto, quella di Tonino, il popolano Tonino, ritratto sul trattore... "Ma cazzo, quei due come facevano a capirsi?" mi sono detto.Poi l'autista mi ha avvisato che eravamo arrivati al capolinea ed allora sono sceso e ho fatto quattro passi, guardando il fiume che scintillava tranquillo e rabbrividendo per il freddo intenso.