Le Labrene

Nell'oscuro parcheggio di Rebibbia


Nell’oscuro parcheggio di Rebibbia, capolinea della metro B, cammino nelle tenebre irrimediabili della mezzanotte che avvolgono la romanità periferica e che cazzo mi procurerà questa birra di troppo, cosa cazzo mi procurerà, mi chiedo, mentre cammino nel buio irrimediabile e denso delle cose dimenticate da Dio scansando la prostituta invitante e guardando l’insegna luminosa di una  pizzeria semivuota e poi entro  in macchina, la mia vecchia Volkswagen.Sono un po’ brillo o meglio parliamo pure di ubriachezza profonda mentre guardo questi sedili, questo cruscotto che non riconosco: quando cazzo ho deciso di cambiare l’interno della macchina, (l’orribile tappezzeria a fiori che si stampa dolorosamente nel mio cervello  offuscato),  quando lo ho fatto?, mi chiedo dolorosamente stupito prima di realizzare che sono entrato in una macchina diversa dalla mia senza accorgermene, stesso modello e colore della mia vecchia Polo che mi guarda beffarda parcheggiata appena qualche metro più in là, qualche ora prima, qualche secolo prima.La notte è profonda.